Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è una rivincita sui tempi di scuola passati. A tredici o quattordici anni, prima di scoprire di essere dislessico, a scuola e in particolare in letteratura, i temi, i riassunti o semplicemente leggere un libro sono stati sempre un grosso problema.
Andando avanti negli anni, non ho mai avuto l'occasione di scrivere, e questo viaggio che ho intrapreso nel 2013 è stata la mia prima occasione per iniziare a farlo.
Man mano che passava il tempo, ho capito che se dovevo raccontare o esprimere delle emozioni che sentivo dentro di me, ero più ispirato a esprimerle durante gli spostamenti da un posto all'altro: che fosse un autobus, un treno o un aereo, erano quelli i momenti in cui le emozioni emergevano e mi si palesavano più forti e chiare. Ho sempre scritto mentre ero in viaggio e questo mi pota su un piano diverso, dove le emozioni si susseguono come il “tan tan...tan tan...tan tan” che si può sentire all'interno di un treno che percorre la sua via ferrata.
Praticamente quasi ogni volta che viaggio di notte e il cielo è terso, guardando le stelle provo una delle emozioni più belle che possano esistere, che è quella di sentirsi piccoli piccoli, sentendosi allo stesso tempo parte di quel tutto che è l'universo. È qualcosa di bellissimo che auguro di provare a chiunque.
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Beh, direi che la mia vita reale è questo libro. Avendo deciso di usare pressoché integralmente il mio diario di viaggio come traccia principale di questo racconto, all'interno ci sono io, con le mie paure, i miei desideri, e la mia voglia di capire sempre più me stesso.
Mettendomi alla prova in questo “salto” nel vuoto con la curiosità di vedere se riuscivo a volare e dove mi avrebbe portato, ho scoperto così che man mano che proseguivo l'ignoto, che all'inizio faceva paura, si trasformava in qualcosa di nuovo e tutto da scoprire.
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
' stata un'avventura bellissima. Il mio piccolo diario è stato un amico, un confidente silenzioso che mi ha tenuto compagnia e mi ha permesso di rendere indelebile questa incredibile avventura che ora sta diventando un bellissimo libro. Il significato per me è stato quello di voler trasmettere la bellezza della diversità. Ho scoperto che anche senza sapere l'inglese, nel momento in cui ci si “tuffa” in un mondo completamente sconosciuto con una mentalità aperta, ci si arricchisce di quell'immenso “mare” formato da gente e culture diverse che ti accoglie con sorrisi e amore.
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stesso per deciderlo tra varie alternative?
In realtà ero partito con due idee diverse per il titolo, ma poi mi è bastato chiudere gli occhi per ritrovarmi in mezzo alle strade polverose dell'India, o in qualche regione sperduta dell'Asia e sceglierlo. Trovo che i colori e i sorrisi sono stati i fili conduttori di tutto il mio viaggio, le chiavi che hanno collegato ogni mio singolo giorno e ogni mia avventura vissuta in questi nove mesi.
Con il gioco di parole di “un viaggio in- coscienza” voglio rappresentare il modo con cui ho affrontato questa esperienza: da un lato c'è l'incoscienza di partire senza sapere praticamente una parola di inglese, costretto a comunicare a gesti, partendo da solo senza grosse informazioni sui luoghi dove mi stavo recando; dall'altro c'è la voglia di crescere nella mia coscienza, di trasformare la visione di ciò che mi circonda e farmi trasportare dalla dalla semplicità della vita.
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Beh, non era proprio deserta, ma in realtà per un po' più di venti giorni sono stato in un'isola in mezzo all'Oceano Indiano e uno dei libri che mi ero portato dietro e che spesso leggevo era “L'ultimo giro di giostra” di Tiziano Terzani. Penso che sia stato un grandissimo uomo e con la sua determinazione, voglia di vivere, e infine l'accettazione della morte abbia insegnato a molte generazioni come si può vivere. Terzani secondo me rappresenta il bilanciamento perfetto tra l'esperienza del viaggiatore e il rispetto, alle volte quasi sacro, verso le persone che si incontrano, come un equilibrista su una corda con un'asta in mano.
Ebook o cartaceo?
Personalmente ho sempre preferito il cartaceo, amo il profumo delle pagine di un libro nuovo o semplicemente la sensazione che provo tra le dita quando giro le pagine. Però devo ammettere che l'ebook è molto comodo per un fattore di peso e spazio ed è proprio per questo motivo che durante i miei viaggi solitamente preferisco portarmi magari solamente un libro cartaceo e poi un ebook reader con tutti gli altri libri ed eventuali guide.
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Ho deciso di iniziare a scrive proprio durante questo mio primo viaggio. Trovo che sia un modo per avere un ricordo vero, sincero e indelebile. Tutto questo secondo me non è presente quando si fotografano i vari momenti di una vacanza come fa un turista. Una foto può trasmettere il ricordo, mentre scrivendo un diario di viaggio, che nel mio caso è stato trasformato in un libro, ho avuto la possibilità di trasmettere anche gli stati d'animo, i miei pensieri, creando un'unica grande fotografia che collega tutto quello che sono io e che ho vissuto.
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Nel momento in cui ho iniziato a viaggiare e a scrivere questo diario, non avevo mai pensato che un giorno potesse diventare un libro. Una volta tornato in Italia ricordo che andai da mia zia Marilena a Mestre e le feci leggere il mio diario di viaggio. Fu proprio lei a guardarmi e dirmi: “Marco, ma è fantastico, questo diario devi assolutamente farlo diventare un libro, perché più gente possa conoscere la tua storia e prenderne esempio!”
Questa è stata anche una sfida in più, in quanto ho dovuto aggiungere qualche dettaglio in alcune parti del racconto e cosa più importante, ho dovuto creare dei collegamenti per dare continuità, che ogni tanto mancava.
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È sicuramente un'emozione fantastica. Mai avrei pensato un giorno di entrare in una libreria e vedere il mio libro su uno scaffale. Mi fa sentire fiero di me, orgoglioso di quello che ho fatto e felice di poter trasmettere qualcosa agli altri attraverso la mia avventura. Avere alle spalle una casa editrice e potermi rapportare con dei professionisti, che capiscono le mie esigenze e trovano le migliori soluzioni che fanno al caso mio, mi fa sentire più tranquillo in questa nuova esperienza.
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La prima persona che ha letto il mio libro è stata la mia ragazza Roberta, che è stata di vitale importanza tra il passaggio dal diario di viaggio al libro finito. È stata colei che capitolo dopo capitolo mi seguiva, dandomi dei feedback sulla concatenazione degli eventi e sulla piena comprensione di quanto volevo ed ero riuscito a trasmettere. E di questo la ringrazio per la sua pazienza e dedizione.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Trovo l'audio libro una cosa molto interessante, in quanto permette di avvicinarsi alla lettura anche a quelli che magari sono un po' pigri e non hanno magari voglia di leggere, ed allo stesso tempo è anche un modo di poter ascoltare un libro mentre si sta passeggiando o durante qualche altra attività. Per non parlare di quelle persone, magari anziane, che non hanno più la possibilità di leggere un libro per motivi di problemi agli occhi o perché non sono in grado di tenere un libro in mano.