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16 Nov
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Intervista all'autore - Rosario Giuseppe Rosolia -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Come ho già scritto nel libro, io sono nato a Catania nel lontano 1960, da una famiglia del ceto medio.
Mio padre era un capo contabile presso una grossa Azienda privata e mia madre una insegnante che lasciò l’insegnamento per fare la mamma a tempo pieno.
Vorrei precisare prima di ogni cosa, che io non ho deciso di diventare uno scrittore, se lo dovessi diventare sarà solamente per puro caso e grazie all’eventuale consenso riscosso da parte dei miei lettori. La scrittura per me è sempre stata un motivo di evasione e un modo per poter fissare in maniera indelebile su un foglio di carta, quello che è il mio pensiero. Sin da piccolo difatti, devo dire di essere sempre stato incline a questa attività al punto che a scuola spesso non riuscivo quasi mai a completare un compito in classe nelle due ore stabilite. I professori a volte mi concedevano un tempo supplementare per poter finire il mio compito, in quanto non riuscivo mai ad essere esaustivo nella sua stesura. Questo evidentemente già denotava una mia inclinazione verso tale attività. Ricordo con piacere che alle scuole elementari, le pareti della mia classe erano sempre tappezzate dai fogli di cartoncino con le mie ricerche e alle scuole medie, la mia insegnante di italiano diceva che io ero un filosofo. Questi sono dei ricordi che fanno parte dei periodi più belli della mia gioventù e se ve li ho svelati, l’ho fatto non per volermi vantare di alcunché ma solamente perché la vostra domanda mi ha portato a pensare a quegli episodi come evidentemente, indicativi di una certa predisposizione alla scrittura. Nella vita poi, come ho già detto nella mia breve biografia contenuta nel libro, io ho fatto ben altro, sono stato dieci anni un sottufficiale della Marina Militare italiana, ho servito con impegno e con passione il mio Paese e sono grato a quella Forza Armata per avermi dato la possibilità di crescere come uomo e girare il mondo. Aldilà delle missioni militari cui ho partecipato, ho avuto modo infatti pur giovanissimo, di fare esperienze che molti giovani oggi, purtroppo non hanno né la voglia né la possibilità di fare, esperienze che mi hanno portato a conoscere luoghi lontani, culture diverse e geni diverse. Esperienze che certamente hanno arricchito il mio bagaglio culturale e umano. Dismessa ad un certo punto la divisa, svariate sono state le mie esperienze lavorative. Principalmente la mia collocazione lavorativa è stata in ambito commerciale. Sono stato contabile, Consulente finanziario, Funzionario commerciale, Promotore scolastico di Case Editrici, Agente di vendita di varie Aziende italiane. Attualmente svolgo l’attività di Agenzia nel settore del serramento, campo che ha impegnatogli ultimi venticinque anni della mia attività. Non vorrei stare qui a fare un altro romanzo parlando della mia vita, per cui cercherò nel limite delle mie capacità, di essere il più breve e stringato possibile o quantomeno ci proverò. Proprio per soddisfare la vostra domanda e soddisfare anche quella curiosità che oggi certamente è tra gli sport più diffusi tra la popolazione, vi dirò che tra i tanti interessi cui mi sono dedicato e che purtroppo oggi, per pigrizia e per mancanza di tempo non coltivo più, erano presenti la fotografia e lo sport. La prima è stata una passione che mi ha portato per anni ad investire in libri e attrezzature ma che mi ha regalato anche delle soddisfazioni, la seconda, il Judo è stata invece una mia seconda vita in quanto è cominciata all’età di undici anni ed è proseguita sino ad epoche recenti.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Attualmente alla scrittura dedico le ore della giornata nelle quali riesco a ritagliarmi uno spazio tra le varie incombenze quotidiane. Non è un qualcosa che riesco a fare a tempo pieno, a volte riesco a farlo durante la mattinata altre la sera giusto per rilassarmi ma complessivamente non vado oltre le tre ore.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Uno degli autori contemporanei che mi è sempre piaciuto è Ken Follet ma potrei citarne altri
 
Perché è nata la sua opera?
La mia opera, come ho già detto è nata casualmente. Principalmente dall’esigenza di tenermi impegnato in qualcosa, nei lunghi e insoliti periodi che ci sono stati regalati dalla improvvisa pandemia del covid 19. Soprattutto nei primi tempi in cui abbiamo sperimentato l’ansia e le restrizioni del primo lock-down.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Certamente il contesto sociale in cui sono cresciuto ha influenzato in un certo qual modo la mia formazione almeno dal punto di vista intellettuale. Il potermi confrontare ed esprimere le mie idee al difuori del contesto scolastico, con una persona come mio padre o come mia madre ha certamente influito o quantomeno rafforzato quella che poteva essere la mia indole di base.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per me scrivere significa quasi catarsi, liberarsi da tutto quello che passa per la mente. Non sempre ho il tempo, la voglia e l’occasione per farlo ma quanto mi viene mi metto e scrivo sino a quanto mi sento quasi appagato dall’averlo fatto. Ciò che scrivo, spesso nasce dall’esigenza di esprimere una mia opinione su fatti o episodi di cronaca, di politica, di vita sociale e da questo punto di vista mi sentirei di giudicarmi più un opinionista che uno scrittore. Purtroppo devo dire che oggi questa categoria è alquanto inflazionata, per cui preferisco spesso astenermi dal farlo pubblicamente e quindi quando lo faccio lo tengo solo per me stesso.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
In ciò che ho scritto nel libro, c’è molto di me. C’è una parte di quel bambino che ha realmente udito molte di quelle storie, anche se in parte sono state arricchite dalla mia fantasia romanzesca e alcune sono state puramente frutto di fantasia. In esse comunque c’è una grossa parte dei miei ricordi di infanzia, di quel periodo spensierato di innocente fanciullezza e di continue monellerie, un periodo che io ricordo come se lo avessi vissuto in bianco e nero, come le foto e la tv dell’epoca.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Fondamentale è stato il ricordo di quella persona. Turi Palla, un uomo buono che io ricorderò sempre. Personalmente lo vidi solamente poche volte ma tanto mi bastò per colpirmi. Poi da adulto elaborai quanto grande fosse stato quello che quell’uomo aveva vissuto, quanto grande fosse stata l’ingiustizia nei suoi confronti e quale lezione di vita col suo comportamento egli ci avesse lasciato. Il libro da questo punto di vista vuol essere anche una denuncia nei confronti di uno Stato che non ha riconosciuto il sacrificio di tanti che come lui, hanno versato il loro sangue per la Patria, per far si che oggi noi tutti ci si possa chiamare italiani. Costoro invece hanno subito il torto di una severa punizione e di una ingiusta condanna, pagando spesso con la loro giovane vita l’assurdità di regolamenti e l’ambizione ottusa delle gerarchie militari dell’epoca. Ne ho voluto parlare perché ancora oggi lo Stato e L’esercito, rappresentato dai suoi vertici politici e militari, si ostinano ancora a non riconoscere e riabilitare la memoria di tanti di quei giovani soldati caduti vittime di tale profonda ingiustizia.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
I miei primi lettori sono stati mia sorella ed alcuni amici, che mi hanno incoraggiato con il loro giudizio positivo.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Secondo me un bel libro cartaceo rimarrà sempre fondamentale nelle scelte del lettore, tuttavia la tecnologia e l’evoluzione di ogni forma espressiva porteranno ad un uso sempre più esteso dell’editoria digitale
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L’audiolibro a dire il vero non l’ho mai sperimentato ma se la qualità di lettura dovesse essere simile a quella di un romanzo radiofonico, ben venga.

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