Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere mi permette di viaggiare, unire in un puzzle astratto tante storie, tante persone che hanno attraversato la mia strada,
così facendo posso creare un mondo dove esorcizzo le mie paure e alimento le mie speranze. Il ticchettio della tastiera, diventa il rumore dei passi che funge da colonna sonora al mio viaggio.
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Non è di certo una mia autobiografia, ma la maggior parte del libro si ispira a persone conosciute o a luoghi frequentati. Federico ad esempio, è effettivamente un bravissimo medico e Maria, è l'elaborazione di una ragazza che incontrai una volta in Sardegna, conoscendo solo il nome e il suo aspetto, ho potuto creare il personaggio.
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Significa esorcizzare la paura del futuro, un futuro algido, un futuro dove la fredda solitudine dell'individuo, rischia di annullare la società così come la conosciamo oggi.
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stesso per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo è stata spontanea, quando ho deciso di narrare questa storia, ed ho ideato un medico come protagonista, mi sono trovato con il titolo in evidenza tra le prime righe che buttavo di getto sul foglio. Diciamo che il titolo se lo è scelto il libro stesso.
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Credo che vorrei con me "Il conte di Montecristo" un’opera che descrive tutte le emozioni dell'essere. Amore, odio, vendetta, passione e molte altre. Al pari le opere Pirandelliane, sanno leggere in luce l'essere nella sua forma più pura e completa.
Ebook o cartaceo?
È come chiedermi di scegliere tra automobile o un cavallo, sicuramente la macchina per praticità, velocità e comodità non può entrare in competizione, ma quanto è bello il vento che si fende sul viso durante una sfrenata corsa al galoppo. Certo l'Ebook è pratico, leggero, ma non ha il profumo del libro appena aperto, le pagine che si inseguono soffiando un leggero refolo d'aria sul volto.
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non credo di potermi definire uno scrittore, sono ancora un ragazzino che disegna lettere su un foglio. Qualcuno vedendoli mi ha detto che avevo del potenziale, così ecco il mio libro che spero potrà piacere ai lettori.
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Passeggiavo per Roma, precisamente per Piazza Vittorio Emanuele. Per chi non conosce Roma è un meraviglioso giardino incastonato tra i portici di meravigliosi palazzi. Vedevo le persone grandi di età socializzare, fare attività sportiva, parlare e ridere. Da un lato alcuni giovani seduti vicini ma ognuno di loro perso nel proprio cellulare, non parlavano, in quel momento potevano essere distanti tra loro anche mille chilometri, sostanzialmente erano soli. In quel momento nel vedere le vecchie e le nuove generazioni a confronto ho realizzato un futuro freddo e asociale. Così ho cercato di esorcizzarlo scrivendo la mia paura.
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Con le dovute proporzioni è come quando si viene a sapere che a breve si diventerà genitori, orgoglio, felicità, soddisfazione, poi un po' di incredulità e timore, ma nel complesso la felice speranza di poter vivere intense emozioni.
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mia moglie e i miei figli, cerco così di capire se il mio linguaggio e le tematiche affrontate, possano interessare diverse generazioni.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Personalmente sono un inguaribile romantico, ritengo che una casa con molti libri sia una casa calda, una casa ricca di esperienze. Amo vedere le biblioteche e i piccoli giornalai lungo le strade. Comunque ritengo che diffondere la lettura sia diffondere cultura, pertanto, ben venga qualunque mezzo.