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24 Ott
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Intervista all'autore - Alfredo Pannitteri -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Io sono nato a Mantova da padre siciliano e madre mantovana, i primi anni di età li ho vissuti a Catania poi ci siamo trasferiti dove abito attualmente nella primavera del settantadue,
ho compiuto quattro anni quella primavera: mio padre era sottufficiale di carriera esercito militare, alla mia nascita chiese il trasferimento ad impiego civile, e, fu trasferito a casa sua all'università di Catania.
Il nostro trasferimento poi in Emilia Romagna è legato a tutta una serie di circostanze troppo lunghe d raccontare. L'incontro con la poesia è nato alle elementari in terza durante le lezioni di poesia (filastrocche, poesie, racconti), ne sono rimasto rapito da subito, ed ancora ne sono rapito.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non ho un momento speciale che dedico alla scrittura, ogniqualvolta che il pensiero entra in quel momento... Scrivo o, prendo appunti: voci, colori, profumi, ogni azione che mi stimola mi porta a scrivere.
Ha volte può essere un fatto giornaliero, oppure un ricordo che si fa capolino tra i meandri del passato per tornare a galla.
Ultimamente tutte gli attuali argomenti internazionali, mi hanno colpito violentemente e costretto a prendere posizione.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Assolutamente tre del secolo passato, il futurista Marinetti, il sommo vate D'Annunzio, e l'assoluto Pier Paolo Pasolini il più completo che sia mai esistito, poeta, prosatore, regista di qualità eccelsa, è opinionista di classe eccelsa, che ha causa della sua mancanza di asservimento al potere, è stato messo a tacere così come sappiamo.
 
Perché è nata la sua opera?
Questa opera è più d'una raccolta poetica; è un percorso legato alle difficoltà legate in questi ultimi quarant'anni.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Molto, ma credo che prima o poi affronterò l'argomento in maniera completa in un prossimo progetto.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Si assolutamente sì, per me è più un modo per evadere da questa realtà, che questa pandemia ha decisamente peggiorato, l'amoralità che vedo è percepisco ultimamente mi porta ad un necessario bisogno di estraniamento, che mi opprime.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Molto, ha parte ciò che ho scritto sulla guerra, c'è l'amore la delusione, il passaggio del tempo, l'incapacità del creare punti fermi, di assoggettarmi.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
La vita in generale. Soprattutto la mia.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A nessuno, almeno non completamente.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
In parte sì, anche sé tutta la modernità invasiva che ci sorbiamo in questi ultimi anni non può che allontanarci: comunque detto tra di noi il libro ha tutta un'altra magia.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
So che sarà una risposta impopolare, ma l'audio libro se non è fatto bene, con pessimi dicitori è alienante.

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