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BookSprint Edizioni Blog

04 Ott
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Intervista all'autore - Anita Maiorana -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Ho sempre amato scrivere, sin da quando ero bambina. Per me, scrivere è la chiave che
serve per accedere a un mondo parallelo,
un universo di mia invenzione dove non sono in
balia degli eventi della mia vita, ma sono io a decidere, a dettare quello che succede.
Quando scrivo mi sembra di isolarmi dalla realtà, immergendomi completamente nei fatti
che racconto e nelle vicende delle mie storie.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Molto. La protagonista del libro, che di me porta persino il nome, sono io in tantissimi
aspetti. Non solo esteticamente, ma anche all'interno, nel carattere, nell'animo. Ciò che la
tormenta ha tormentato anche me per anni, e tramite il suo personaggio ho provato a far
capire come ci si sente ad essere schiacciati ogni giorno da una voce che gli altri non possono sentire.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Ho scritto questo libro in poco tempo, dedicandomici completamente. Scrivevo per ore e
ore, ovunque: in stazione, a casa, a scuola, persino quando uscivo ritagliavo dei momenti
da dedicare alla stesura del testo. Questa opera mi ha permesso di sfogarmi, di sognare, di
scoprire lati del mio carattere che prima ignoravo.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stessa per deciderlo tra varie alternative?
È stato facile: ho optato per un titolo semplice ma che racchiudesse per bene il succo del libro.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Sicuramente porterei con me la saga di Percy Jackson. Ho letto un’infinità di libri e saghe, ma le opere di Rick Riordan sono in assoluto le mie preferite.
 
Ebook o cartaceo?
Assolutamente cartaceo.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittrice?
Più che carriera, la considererei una passione, un hobby molto importante. Non l’ho mai deciso, diciamo che ho sempre amato scrivere e mi è sempre venuto naturale; pubblicare un libro è uno dei desideri che coltivo da più tempo.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L’idea di questo libro è nata mentre ero in stazione, ad aspettare il treno come ogni mattina. Ho pensato a come sarebbe stato raccontare per bene cosa significa vivere con una patologia psichiatrica, e ho “romanzato” una malattia: la maledizione che affligge la protagonista è infatti la rappresentazione di un disturbo ossessivo compulsivo, che io ho sempre paragonato a una fastidiosa voce nella testa.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È un sogno che si realizza. Fin da bambina speravo che questo si avverasse, immaginavo i miei racconti diventare dei veri e propri libri, ma mi sembrava un traguardo irraggiungibile.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mio fratello piccolo; lui ha sempre sostenuto questa mia passione, incoraggiandomi a pubblicare anche quando, inizialmente, non ero d’accordo. Ha letto il mio libro in meno di due giorni e ha saputo darmi la sua opinione, che è stata preziosa: di lui infatti mi fido molto, poiché è un ragazzo molto intelligente e ama leggere.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Sinceramente penso che, per quanto possa essere più utile e piacevole per alcuni, ascoltate un audiolibro non è come leggere un libro: leggendo infatti, sei tu che dai il ritmo alla lettura, cosa che ti permette di immergerti meglio nel racconto.

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