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02 Ago
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Intervista all'autore - Luigi Borghi -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Devo raccogliere tutte le mie capacità di sintesi per parlare della mia vita che è cominciata sotto i bombardamenti della Seconda guerra mondiale, ma per fortuna non ricordo nulla di quella tragedia.
Diciamo che ciò che sta accadendo in Ucraina ora mi fa capire quale poteva essere la situazione. Ho avuto la fortuna di intraprendere una carriera in una multinazionale che mi ha permesso di girare il mondo e di visitare i migliori laboratori scientifici americani, giapponesi ed europei. In uno di questi, al MIT di Boston, nel 1976, ho lavorato con lo stesso gruppo che progettò i computer del progetto Apollo. L'ultima missione era finita 4 anni prima. Questo fu il seme della mia passione per astronautica, astronomia e scienza in generale. Dopo il pensionamento e finita la mia carriera di direttore tecnico ed abbandonata la robotica mi sono dedicato alla divulgazione scientifica ed alla scrittura.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Di solito nel primo pomeriggio scrivo sul mio PC ciò che ho pensato di notte o mentre facevo la mia camminata mattutina. Spesso però accade che ciò che scrivo, pur partendo dall'idea notturna, devia paurosamente e finisce in un'altra direzione.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Io leggo molta letteratura scientifica, me lo impone il mio lavoro di divulgatore scientifico quindi, per citarne alcuni ho letto Carlo Rovelli, Michiu Kaku; Paul Davis; Richard Feynman; Stephen Hawking; Margherita Hack e Vito Mancuso. Ma mi concedo spesso la lettura di romanzi, in particolare avventurosi. vado da Ken Follet a Isaac Asimov.
 
Perché è nata la sua opera?
La vita e l'universo: Disegno o casualità? è la domanda classica che mi chiedono tutti coloro che vengono alle mie lezioni di astrofisica alla Università della Terza età di Modena o al Planetario. Purtroppo, il contesto in cui si tenta di fornire spiegazioni (non certo risposte) non si sviluppa all'interno di una singola disciplina. Astrofisica, biologia, filosofia e religione si mescolano in un brogliaccio inesplicabile. Quest'opera è nata proprio per cercare di mettere nero su bianco tutto ciò che si può onestamente divulgare oggi.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Io ho una formazione prevalentemente scientifica ma ho sempre amato leggere. La curiosità, il voler capire il mondo che mi circonda, direi che è stata la molla che ha scatenato la voglia di scrivere. Di mettere in ordine le idee attraverso romanzi e saggi.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Direi l'una e l'altra. Raccontare la realtà a volte può essere noiosa ed incomprensibile. Mi riferisco in particolare all'astrofisica. Ci sono aspetti come la relatività, la dinamica del volo spaziale, la vita in assenza di gravità, le indescrivibili distanze in termini spazio e tempo che caratterizzano il nostro Universo che, espresse come nozioni e basta, vengono spesso "digerite" male o non recepite addirittura. Ho scoperto invece che se invento una storia con dei personaggi che vivono quella realtà ma immersi in una storia umana, avventurosa e magari pure sentimentale, un romanzo insomma, ecco che avviene il miracolo. Alla fine, il lettore, oltre ad aver capito ed apprezzato la storia si accorge di aver pure "digerito" certi parametri o situazioni che altrimenti sarebbero state noiose.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Non so gli altri scrittori ma credo sia difficile non metter buna parte di sé nel raccontare una storia. Io ho scritto parecchi romanzi e ho dovuto caratterizzare tutti i personaggi. Ebbene credo che almeno uno di questi, per ogni romanzo, abbia buona parte del mio carattere. Credo che molte delle azioni, situazioni, conclusioni ed affermazioni dei vari personaggi siano frutto cosciente od incosciente della mia costituzione mentale o delle esperienze della mia vita. Mi pare ovvio. Non fosse così sari un abile mentitore.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
È stata la consapevolezza che fede e scienza siano in continuo conflitto, da quando la filosofia ha ceduto il passo alla scienza empirica con Galilei e altri di quel periodo. Prima del "metodo scientifico" la "verità" era dettata da chi la sapeva raccontare meglio. Quindi la religione e la filosofia erano gli unici strumenti per capire il mondo. Ora, da qualche secolo, ma in particolare dall'ultimo, non è più così. Ora la scienza può dire la sua con tesi collaudate scientificamente anche se "falsificabili" cioè sempre soggette a miglioramenti che avvicinino sempre di più l'osservabile alla teoria. Ma attenzione! Questo fatto sta generando il problema opposto: è opinione diffusa che la scienza avrà una riposta su tutto! Quindi Dio non serve più! In quest'opera io tento di spiegare quali sono le questioni che ad oggi non hanno una risposta ed anche che la meccanica quantistica ci ha aperto un vaso di pandora per cui la materia che compone l'universo è diventata ancora più ambigua. Dal dogma della fede si è passati al dogma della scienza. Io vedo la verità scientifica come un asintoto: ci si avvicina sempre di più ma non si raggiungerà mai.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mia moglie! È il lettore più ostico che io abbia mai avuto. Ma è anche la mia prima correttrice di bozze. Lo ha fatto ormai nove volte, senza contare tutti gli articoli e le conferenze pubblicate in 15 anni di attività nel settore della divulgazione scientifica.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
A mio avviso rimarranno in competizione ancora per molto. Sono due modi diversi di leggere un libro. A me personalmente piace la carta. Mi piace manipolarla e magari farci pure delle note, evidenti, che anche dopo anni mi ricordino bene quel momento, quel dubbio. L'ebook costa meno quindi ha una penetrazione di mercato migliore, ha una facile diffusione a livello internazionale ed infine posso portare con me in viaggio tutti quelli che voglio, non pesano e non ingombrano. Non è poco! È triste però pensare ad una casa senza libreria. Mi sembrerebbe di vivere in una camera di albergo. Una libreria, semplicemente guardando i dorsi dei libri, si capisce parecchio della personalità del proprietario.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Il non dover utilizzare le mani per voltare pagine e gli occhi per leggere, e si è normodotati, presuppone che si usino mani e occhi per fare dell'altro.
Se l'altra attività è il riposo, cioè me ne sto magari sdraiato su un'amaca ad occhi chiusi, allora direi che l'audiolibro è la soluzione ideale. Il rischio è quello di perdersi parte della storia per un colpo di sonno. Se invece gli occhi si usano per fare dell'altro, come guidare o fare un lavoro che non richieda troppa attenzione, allora credo che bisognerebbe indagare meglio. Guidare mentre si telefona è già pericoloso e credo sia assimilabile ad ascoltare un libro. Credo che avrà sicuramente una fetta di mercato ma resterà una nicchia.

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