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05 Lug
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Intervista all'autore - Jonathan Dolci -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Vengo da Iglesias, cittadina del sud Sardegna con poco più di 20.000 abitanti. Subito dopo le superiori mi iscrissi alla Pontificia Facoltà Teologica Sarda, superato, però, il biennio filosofico ho deciso di ritirarmi e riiniziare con un nuovo percorso di studi.
A settembre, difatti, inizierò il mio nuovo percorso all'Università di Cagliari presso il corso di laurea in Ingegneria Ambientale. Ho deciso di scrivere proprio quest'anno. Dopo un periodo quasi di crisi "esistenziale" per così dire, in cui ho riprogrammato la mia vita ho iniziato a studiare, da autodidatta, molti testi filosofici, tra cui alcuni, che ho riportato nel mio libro, che mi hanno realmente aiutato nel mio nuovo progetto di vita. Ed è proprio in quel preciso momento che ho trovato la necessità di scrivere questo libro, come aiuto, come una lettera da parte di un amico, verso chi sta resecando la sua vita, passando per una scelta che rivoluzionerà la sua vita.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Dipende. Sono una persona che ama tanto studiare. Appena ne ho l'occasione prendo una vecchia agenda e vi scrivo alcune frasi. Quasi in modo costante scrivo alcune cose sul blocco appunti del mio telefono. Certamente scrivere mi aiuta e la mia valvola di sfogo.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Sono più che convinto che sia Luciano De Crescenzo, morto solo pochi anni fa. Egli certamente riesce a parlare a chiunque di filosofia, anche i concetti più astrusi e difficili egli riusciva a trasmetterli anche ai piccoli, o a chi di filosofia non ne aveva mai sentito parlare. è certamente riuscito a trasformare la filosofia in un pensiero per chiunque.
 
Perché è nata la sua opera?
Come accennavo prima, la mia opera è nata proprio dalla mia esperienza di vita. Arrivai ad un certo punto della mia vita in cui dovevo fare una scelta, dovevo prendere la decisione della mia vita. Ma, essa, non solo era ardua e pretendeva grosso coraggio ma avrebbe "scioccato" la mia famiglia. Abbandonare i miei studi, la mia vita non era certo una decisone facile. Ma, quella difficile decisione, ha portato alla felicità. Non tutti riescono a prendere delle vere e proprie decisioni, per questo ho deciso di aiutare, con filosofia, chiunque si trovava in questa situazione. Prendere una decisone significa trovare la felicità. è un passo, ma passo dopo passo, si arriva alla vera felicità.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Chiunque leggendo il libro nota subito una grande influenza. Credo che sia piuttosto normale. Il mio racconto non è vero ma, altresì, deve innestarsi nella realtà, deve risultare verace. Per far questo ci vuole una conoscenza di vari contesti per incarnare perfettamente la propria storia. Solo così essa diviene veritiera e convincente.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Colui che evade dalla realtà spesso viene considerato pazzo. Dipende da ciò che si intende. Io, personalmente, ho sempre pensato che coloro che uscissero per un momento dalla realtà per creare grandi romanzi come "Il Signore degli Anelli" oppure come "Harry Potter", abbiano sempre fatto ritorno, successivamente, nella realtà. Non possiamo di certo dire che Tolkien non abbia raccontato qualcosa inerente alla realtà? Il valore dell'amicizia tra Frodo e Sam non può che essere un valoro da ricercare e da perseguire. Non a caso il "libro sacro" in cui confrontarsi e cercare le risposte per i Greci era un racconto mitico. Si esce dalla realtà per ritrovare sé stessi, quasi a dire "posso scappare dal mondo ma alla fine vi ritornerò sempre."
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Sarò ripetitivo ma credo che lo scrittore lo si possa conoscere dal suo libro. In ogni libro c'è l'identikit dello scrittore. Nel mio, probabilmente, si nota in modo particolare quest'impronta. La definisco così, l'impronta dello scrittore. Egli lascia una sua impronta, una sua particolarità così che il lettore possa dire "Questo libro è stato scritto da". Questo lo si può dire proprio perché ognuno mette un po’ del suo. Colui che non fa ciò è destinato a rinnegare sé stesso.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Il contesto sociale, la mia vita stessa. In quest'opera racconto la mia vita romanzandola e cambiando alcune cose. Il succo è quello ma l'evoluzione e i fatti sono assai differenti. Per questo mi sento di dire che chiunque sia passato, anche solo per poco tempo, nel cammino della mia vita ha influito nella stesura di quest'opera.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Alla mia ragazza. Non solo è stata la prima, ma l'unica ad averlo letto. C'è una fiducia reciproca. Sono certo che sia stata abbastanza critica nel leggere e commentare il testo. Insieme l'abbiamo letto e modificato.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Spero proprio di no. Il cartaceo apre a nuovi orizzonti. Avere il libro cartaceo in mano, sentirne l'odore, comprenderne la mole di pagine, iniziare a capire il lungo viaggio che si dovrà fare assieme. Sono tutte particolarità che chi legge l'ebook non proverà mai. Il cartaceo riesce a far stupire il lettore. Si può evidenziare una frase importante, aggiungervi un segnalibro, leggerla e rileggerla. è un viaggio che di tutto il corpo non solo degli occhi e della mente.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso che sia utile solamente se è lo stesso scrittore a leggere l'audiolibro. Egli solo sa dove porre alcuni accenti. Presumo inoltre che sia molto utile per riuscire ad arrivare anche da coloro che non possono, per svariati motivi, leggere il libro. è uno strumento ma, come tutti gli strumenti, ha senso solo quando è utile. Un consiglio, chi può leggere legga il libro, si ricorderà meglio della storia e, soprattutto, si immergerà più facilmente nel racconto.

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