Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è la vita ed è già di per sé un'emozione. Mentre si scrive, si vivono le avventure che si descrivono, anzi, le si vivono davvero già nella fase ideativa.
È come essere lì, con i tuoi personaggi che agiscono come su una scena. A volte ci si immedesima tanto in qualcuno di essi da vivere le sue stesse emozioni come se fossero le tue proprie.
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Sono sicuramente presenti le mie idee sulla guerra, la violenza in generale, l’empatia per i più deboli. Sono presenti alcuni luoghi che conosco, alcuni miei studi giovanili sulla poesia medievale, ma non molto altro, vista la collocazione delle vicende narrate in un'epoca storica così lontana.
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Ha significato addentrarsi e studiare vicende storiche che conoscevo relativamente poco, ha rappresentato anche vincere una sfida con me stessa e la mia capacità di farlo.
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stessa per deciderlo tra varie alternative?
La scelta è stata semplice: praticamente il titolo è nato da sé con l'ideazione stessa dell'argomento.
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Tanti! Difficile scegliere. Vorrei Manzoni: I Promessi Sposi, perché si può rileggere tante volte senza stancarsi mai, scritto in una lingua raffinata come un merletto. Vorrei anche qualcuno dei romanzi di Ken Follett, come divertimento e distrazione.
Ebook o cartaceo?
Mille volte cartaceo!!! Amo il fruscio della carta fra le dita, l'odore di stampa, la sensazione tattile della copertina... Anche per un semplice biglietto di auguri preferisco la carta, spedita per posta, con tanto di francobollo. Non c'è paragone con degli auguri spediti con mezzo elettronico.
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittrice?
Non c'è un quando e nemmeno un perché. Le cose semplicemente sono, fino dall'infanzia. Ma non parlerei di carriera: non ho certo la pretesa di diventare famosa.
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
È nato una notte, di ritorno da una rievocazione medievale come tante in Italia. Un amico mi aveva dato una cassetta, come si usava allora, con una collezione di musiche medievali. Messa a letto tutta la famiglia, mi accinsi ad ascoltare, al buio, in cuffia, quella musica insolita. Non so come, ma i personaggi e gran parte della trama nacque così, spontaneamente, mentre ascoltavo. Il giorno dopo scrissi molte pagine fitte fitte per fissare sulla carta tutte quelle idee, poi le accantonai e le ripresi solo molti anni e molte letture dopo.
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È una meta raggiunta, il punto finale di uno sforzo creativo che finalmente giunge a compimento. Decisamente una bella sensazione.
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Un'amica, come sempre accade, un'esperta di storia Medievale e non solo, scrittrice anche lei.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Sarà senz'altro utile, ma personalmente non amo questo modo di affrontare un testo. Mi piace leggere con la mia intonazione, sia pure solo mentale, non quella di qualcun altro.