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04 Mag
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Intervista all'autore - Annamaria Mazzer -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittrice?
Sono nata in un piccolo comune di campagna del Trevigiano, a metà strada tra i monti e il mare Adriatico.
Amo passeggiare nelle stradine silenziose, che si snodano tra campi coltivati a vigneti e assaporare i colori, i suoni, le variazioni stagionali della natura, guardare le ondulazioni delle vicine colline e dietro le Prealpi venete dietro le quali emergono le cime dolomitiche, innevate d'inverno.
Amo la montagna, i picchi svettanti verso il cielo; mi parlano di ascesa, di conquista, di superamento degli ostacoli. Dall'alto si può spaziare e comprendere meglio ciò che da vicino appare nebuloso.
Mi è sempre piaciuto scrivere: è il mio modo per mettere sulla carta pensieri, emozioni, riflessioni. Quando però la vita familiare e professionale ti prende e non ti lascia tanto tempo a disposizione, o fai della scrittura una professione, o rimane un momento nei rari frammenti di libertà. Ora finalmente posso concedermi di fermarmi e di fare ciò che ho sempre desiderato.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non c'è un momento particolare della giornata. Quando c'è qualcosa che mi preme dentro, devo tralasciare tutto e mettermi a scrivere. Mi affeziono talmente alla storia che ho intrapreso a raccontare, che la mia mente lavora anche mentre cammino o faccio qualcos'altro. Approfitto di ogni momento libero per scrivere, procrastinando talvolta altri impegni. E' una gioia riuscire ad esprimere quello che veramente sento dentro.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Ce ne sono tanti, ma se devo fare un nome, direi Isaac B. Singer.
Mi piace la sua scrittura molto realistica, così attenta alle dinamiche storiche e alle problematiche sociali, la sua capacità di indagine introspettiva dei personaggi, l'analisi che riesce a fare delle loro debolezze, dei loro bisogni e desideri. Mi ci ritrovo molto, anche nella sua ricerca di salvare i valori della tradizione dalla eccessiva secolarizzazione, iniziata nella seconda metà del novecento e che continua anche negli anni duemila e nella difficile ma necessaria opera di armonizzazione delle diverse tradizioni culturali e dei diversi modi di pensare e di concepire la vita.
 
Perché è nata la sua opera?
Non scrivo mai solo per raccontare una storia, ma per esprimere un pensiero, per porre delle domande, per interrogarmi sui significati, per riflettere e far riflettere sui problemi o sui vari aspetti che la vita ci pone davanti.
L'idea per questo libro mi è venuta da un fatto che mi ha fatto riflettere su ciò che offre il mondo moderno. Nonostante sia convinta che non bisogna guardare con nostalgia al passato, ma essere aperti alla novità e al cammino della storia, tuttavia penso che sia necessario formare mentalità critiche che sappiano discernere l'essenziale dall'aleatorio, il bene dal male, ciò che è ricchezza e valore per la persona e ciò che invece è degrado, operando scelte conseguenti. La consapevolezza è il prerequisito per una vita vissuta pienamente. Nella storia che ho raccontato è sempre presente la ricerca, perché sono convinta che senza una ricerca personale ci sia il rischio di perdere la propria libertà e di vivere secondo parametri imposti dall'esterno.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
L' ambiente familiare e sociale in cui ho vissuto i miei primi anni, era piuttosto umile, per cui non mi ha offerto spunti di natura culturale, ma mi piaceva andare a scuola e già alle elementari, mi distinguevo in italiano. Ricordo che, ancora piccola, scrivevo brevi poesie, nelle quali fissavo momenti che mi avevano emozionata
Ho insegnato alla scuola elementare e per me il contatto col mondo infantile è stato fonte di gioia e di soddisfazione. Negli anni settanta non c'erano gli strumenti e gli stimoli del mondo moderno. C'era però curiosità, voglia di imparare, di scoprire, di costruire. E' sempre stato il mio impegno primario formare persone dotate di spirito critico, capaci di ragionare con la propria testa e di assumersi le proprie responsabilità. Cercavo che la correttezza ortografica e grammaticale e la costruzione di un pensiero logico fossero frutto di lavoro personale e di gruppo. Già nei primi anni, avviavo i miei piccoli studenti a scrivere dialoghi, a illustrare le storie inventate coi fumetti, ad osservare e ad ascoltare le proprie emozioni e quelle dei personaggi dei racconti letti.
Sono sempre stata un'avida lettrice di romanzi e di biografie, nelle quali mi appassiono soprattutto alla psicologia dei personaggi, alla loro vita, alle loro vicende.
La scuola di formazione alla consulenza familiare ha poi completato la mia formazione, essendo sempre stata interessata alle relazioni tra le persone e tra queste e gli eventi.
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Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Non è assolutamente un'evasione. Direi che in questo momento, oltre a realizzare una mia passione, scrivere è un modo per raccontarmi e raccontare; uno strumento di dialogo, un'occasione di riflessione e di analisi e nello stesso tempo la proposta di fare lo stesso a chi mi legge. Direi che è diventato quasi un impegno. Io posso dire che i libri letti mi hanno dato tanto: vorrei, molto umilmente, offrire qualcosa a chi mi leggerà.
Penso infatti che ciò che rende significativa la vita sia proprio l'apertura verso gli altri, la reciprocità, il desiderio di essere dono.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Posto il fatto che chi scrive non può non esprimere il proprio pensiero e le proprie convinzioni, seppur indirettamente, molto dipende dal tema trattato. "Finché splende il sole" è la storia di una vita, con le sue vicissitudini, con i momenti di buio e di luce, di gioia intensa e di sofferenza, di superficialità e di ricerca del senso della vita, di contatto con la propria interiorità. Posso con certezza dire che i tratti che la rendono simile alla mia vita, sono la ricerca continua di comprendere, di scoprire, di essere maggiormente in contatto con il proprio sé profondo, l'unico capace di indirizzare verso la propria autenticità e verità.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Nessuno in particolare, ma indirettamente penso abbia influito l'incontro con una persona, diventata poi una carissima amica, che mi ha avviata alla meditazione e alla ricerca interiore, che è anche ricerca spirituale. Attraverso questo percorso, ho scoperto i valori che danno senso alla vita: l'accettazione di sé e dell'altro, l'autostima, l'eliminazione dei pregiudizi, che inquinano le relazioni, l'amore, l'accettazione di tutto ciò che offre la vita, compreso il dolore e la sofferenza, l'eliminazione delle pretese e delle aspettative per essere completamente liberi. E infine la gratitudine. Un animo grato si accontenta di poco, sa godere di piccole cose e sa vedere i bisogni degli altri.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
L'ho fatto leggere all'amica di cui ho parlato, perché so che comprende i motivi profondi che mi hanno spinta a scriverlo.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
L'ebook è uno strumento molto comodo e ti permette di avere il tuo libro sempre con te, approfittando anche dei ritagli di tempo. Penso però che la concretezza della pagina scritta da sfogliare, da sottolineare, da portarti dietro come un amico, occuperà sempre un posto speciale. I riti, diceva la volpe al piccolo principe, consentono di creare dei legami e penso che il legame col libro cartaceo, non sparirà mai.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
In un'epoca in cui il tempo non basta mai, l'audiolibro offre l'opportunità di fare due cose contemporaneamente. Ad esempio posso ascoltare mentre cammino, mentre lavoro, mentre mi riposo. Inoltre, se il lettore sa anche interpretare, può aggiungere valore, come ho potuto sperimentare ascoltando Moni Ovadia.
Rimane il fatto che leggere personalmente offre l'opportunità di fermarsi, di rileggere, di riflettere, di sottolineare.
Penso siano due possibilità complementari e che possano aiutare chi non ha molto tempo, chi non ci vede o si stanca facilmente.

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