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BookSprint Edizioni Blog

02 Mag
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Intervista all'autore - Mario Ardito Lombardo -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Nel 1939, anche in Sicilia buttavano bombe e sparavano raffiche di mitra.
Non so quasi nulla di quel terribile periodo, solo un breve racconto di mia madre, che nel raccontarlo il volto si rattristava e gli occhi lacrimavano. In quella tremenda guerra morirono parecchie persone e quelle scampate alla catastrofe, persero tutto quello che possedevano. Molte dovettero lasciare la propria terra per rifugiarsi in altre città.
Erano chiamati profughi di guerra. Non fu difficile immaginare la disperazione dei miei genitori quando le bombe distrussero la casa e il negozio di generi alimentari, e quanto terrore avevano mentre fuggivano da Mistretta con Berto e Gianna ancora in tenera età per rifugiarsi a Carbonia, dove la guerra non l’aveva ancora toccata e la vita scorreva tranquillamente.
Era il 18 gennaio del 1940 quando mio padre trovò lavoro come guardiano in una miniera di carbone. Quello fu un giorno doppiamente felice, perché mia madre mise al mondo Antonino.
Ma nel 1942 la tranquillità cessò, perché la guerra arrivò anche in Sardegna, e mentre fuggivamo venni ferito alla fronte da una scheggia di mortaio, lasciandomi una cicatrice sulla fronte, forse fu quella a rendermi diverso dagli altri, deve avermi tolto il buon senso, rendendo la mia vita una complicata avventura, per questo mi considero figlio della guerra. La mia infanzia inizia nel 1946 a Mantova. Alle elementari dimostravo già di avere talento nel disegno e tanta fantasia. La passione per la pittura e il desiderio di raccontare quello che sentivo era già dentro l’anima. La pittura si fece viva a 14 anni, quando vidi i vari colori che Gennaro usava per verniciare le pompe, da quel giorno inizia a dipingere e a frequentare la scuola d'arte serale. Non sapevo nulla dell'arte e perché dipingevo e non sapevo nemmeno perché desideravo scrivere, sebbene non avessi le basi per farlo, scrivevo con la matita tutto quello che mi passava la mente senza un motivo. Nel 1965 con il primo libro acquistato direttamente dalla scrittrice e dopo letto la vita dei grandi maestri dell'arte e dai molti altri libri, inizia a scrivere con una lettera 22 e infine col computer i miei racconti.
Messi nel cassetto.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Il giorno ha la luce ideale per fare arte, mentre la notte è l'ideale per scrivere.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Il mio preferito, è, David Ramus , con il suo racconto : LADRO DI LUCE"
 
Perché è nata la sua opera?
DEMONI SOTTO FALSE SPOGLIE. è nato dopo aver conosciuto le ambiguità di alcuni personaggi: politici, magistrati, poliziotti e avvocati.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
La mia vita, essendo stata una complicata avventura, mi ha portato a scrivere un libro che ho messo nel cassetto: UN UOMO COMUNE : la mia vita tra arte e lavoro.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere è uno sfogo, un desiderio di scrivere: favole, pensieri su carta, narrative, e thriller
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tutto quello che faccio fa parte di me, perché, faccio quello che mi detta l'anima e non per lucro o per notorietà. Infatti, le mie opere le firmo OTIDRA e quando posso, mi firmo Mario Ardito Lombardo.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Sì, la casa editrice BOOK SPRINT di Vito Pacelli, che ringrazio per aver pubblicato la favola che raccontavo alle nipotine: L'sola del mago Otsifem e la fortezza invisibile:
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ho tanti scritti nel cassetto, ma non li faccio leggere a nessuno.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
È un futuro, il presente è, che mi piace avere i libri raccolti e ben visti nella libreria del mio studio.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L'audiolibro può essere un’alternativa per chi vede poco

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