Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è una forma di ottimistica presunzione: quella di trasferire negli eventuali lettori, le proprie emozioni.
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Ho studiato e lavorato come geologo in un ente pubblico di ricerca. Non sono il solo che si é lasciato tentare di introdurre nel racconto riferimenti alla propria formazione disciplinare. Gianrico Carofiglio, tanto per non far nomi, ha scritto romanzi bellissimi ispirati alle sue esperienze come magistrato. Alcuni episodi del mio lavoro non sono che ricordi della mia attività professionale. Altri sono dettati dagli affetti familiari.
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
A causa della mia data di nascita, ho ritenuto bene che l'annuncio apparso alcuni anni fa su un giornale americano non poteva riguardarmi. Qualche ente spaziale stava cercando volontari per la prossima spedizione su Marte. La spedizione, se avverrà, non sarà realizzata prima degli anni '50 di questo secolo. Ho fatto due conti e ho capito che su Marte ci andrò solo con la fantasia. Scrivere quest'opera è servito per colmare la delusione. Mi sono lasciato rapire da una bella e giovane marziana ...
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Inizialmente volevo intitolarlo 'Pesce lesso in salsa viola', ma poi ho cambiato idea e ho preferito un titolo serio ed enigmatico.
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Non è difficile rispondere a questa domanda: porterei con me due libri: "I promessi sposi" di Alessandro Manzoni e "Il nome della rosa" di Umberto Eco.
Il primo perché è stato l'autore del miglior romanzo italiano del 1800; il secondo per l'avvincente romanzo giallo ispirato ad una vicenda accaduta in un convento nel Medio Evo.
Ebook o cartaceo?
L'ebook è una meravigliosa invenzione dei nostri tempi basati sulle tecniche digitali. Il cartaceo é ancorato ad una serie di piaceri legati ai nostri sensi: la vista ovviamente che ci consente di scorrere le parole scritte; l'olfatto che ci fa apprezzare il profumo della carta e dell'inchiostro degli scritti; l'udito che ci fa sentire il rumore delle pagine del libro quando lo sfogliamo; e non dimentichiamo il tatto!
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Prima di rispondere a questa domanda, sono costretto a confessare quanta depressione si prova al momento di andare in pensione. Per guarire da questo malessere le ho provate tutte: imparare a fare il falegname o l'idraulico o il muratore; poi il pittore; ho rimesso a posto un vecchio motore fuoribordo Johnson 15 cavalli; poi mi sono ricordato dei ricordi di cose pensate nel passato e mai raccontare. Ho restaurato il restaurabile del mio villino; ho costruito un gazebo in legno; ho acquistato un gommone di seconda mano; con il Johnson ho perlustrato le coste settentrionali della Sardegna. Quando il motore mi ha mollato ho deciso: ora mi riposo e mi metto a scrivere!
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea che su Marte ci sia la vita o, almeno, che ci sia stata nel passato é venuta anche ai cervelloni della NASA e dell'ESA. I loro scienziati ritengono che sia probabile che la vita su Marte sia stata presente miliardi di fa sulla base della presenza di sedimenti argillosi rinvenuti nel cratere meteoritico Gale che si trova in prossimità dell'equatore marziano. L'argilla si sedimenta in fondo ai bacini acquatici e, se c'é stata dell'acqua, ci può essere stata della vita anche se in forma microbica. Invece io ho immaginato che ci siano i marziani in carne ed ossa che i satelliti non riescono a vedere perché abitano in città costruite a migliaia di metri sotto la superficie. L'idea di studiare il pianeta Marte me la ha suggerita un collega. Abbiamo studiato insieme, abbiamo lavorato nello stesso istituto di ricerca e abbiamo bisticciato per decine di anni. Poi mi ha cercato e mi ha chiesto se ero disposto a studiare la geologia di Marte.
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Come sostiene il Prof. Vittorino Andreoli, io come tutti gli italiani, sono matto: sono un esibizionista, un individualista, un masochista e un fatalista. Se fosse possibile, aggiungerei un altro pregio: sono un narcisista.
Non importa se a leggere il mio libro saranno meno di un milione di persone né se a nessun regista verrà in mente di trarre ispirazione dal mio romanzo per farne un film. L'importante é sapere che un editore ha creduto di regalarmi l'emozione di vedere stampate le mie cialtronerie.
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mia moglie. Aveva un sospetto: quello di trovare tracce di miei tradimenti nelle vicende ispirate ai miei ricordi.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Si tratta di una frontiera importante per due sfortunate categorie di persone: i pigri e i non vedenti.