Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Dice Dante per bocca di Virgilio: “Suso in Italia giace un laco, / a piè dell'Alpe […] c'ha nome Benaco”. E proprio lungo le rive del lago di Garda sorge Lazise che un'epigrafe, fissata sulle sue mura medievali, dice essere “il più antico comune d'Italia”.
Là sono nato e ho trascorso la mia giovinezza, un luogo a cui mi sento ancora oggi, dopo tanti anni, indissolubilmente legato. Il paese nel quale siamo nati e dal quale abbiamo ricevuto le prime carezze e i primi stimoli racchiude il sapore delle novità della scoperta della vita e delle prime esperienze. E' come un fiore profumato di cui godiamo di continuo il piacere e la bellezza. Ha ragione Pavese, senza il proprio paese non si può stare perché “vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”. E', quindi, un legame forte come il sentimento struggente che legava il Foscolo alla sua Zacinto, alle “sacre sponde / ove il mio corpo fanciulletto giacque, / Zacinto mia, che te specchi nell'onde”.
Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
La gamma dei titoli è vastissima. In sintesi, indicherei “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry in cui vi è racchiusa una saggezza genuina, pura che si contrappone a quella degli adulti. Questi ultimi, infatti, guardano il mondo in modo falsato, pieno di pregiudizi ormai svuotato della primitiva autenticità. Il Piccolo Principe, invece, sa guardare con il cuore, sa ritrovare i sentimenti più umani, il senso della vita, l'amore, l'amicizia.
Vi è poi “Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach. E' un gabbiamo diverso dai comuni gabbiani, dallo stormo. Egli capisce la bellezza della libertà, la ricchezza di essere diverso, a non aver paura di distinguersi, di superare i pregiudizi degli altri, di soddisfare la propria voglia di curiosità.
E ancora, “Se questo è un uomo” di Primo Levi. E' un pezzo della nostra storia più recente, la più tragica. I ragazzi devono conoscere a quali aberrazioni portano l'indifferenza, l'odio, il razzismo, la guerra. Infine, i libri di fantasia di Verne o Salgari, perché senza fantasia la vita è grigia, soffocante. Abbiamo tanto bisogno di fantasia in questo mondo.
Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Penso che la migliore risposta possa essere data da Umberto Eco il quale scrive che
“I libri da leggere non potranno essere sostituiti da alcun aggeggio elettronico. Son fatti per essere presi in mano, anche a letto, anche in barca, anche là dove non ci sono spine elettriche, anche dove e quando qualsiasi batteria si è scaricata, possono essere sottolineati, sopportano orecchie e segnalibri, possono essere lasciati cadere per terra o abbandonati aperti sul petto o sulle ginocchia quando ci prende il sonno, stanno in tasca, si sciupano, assumono una fisionomia individuale a seconda dell'intensità e regolarità delle nostre letture.” Le sottolineature, le annotazioni che apponiamo sulla carta del testo raccontano la nostra storia, lo stato d'animo di quando li abbiamo letti, l'assenso o lo scontro con lo stesso autore. E poi, oltre ad avvertire il particolare odore della carta e della stampa, è piacevole accostarli nella libreria, come in un gioco, metterli in stretto contatto ed immaginare che possano nascere nuove avventure quando i personaggi trasmigrano nelle storie di altri sconvolgendone la trama intera.
La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Penso che la scrittura non sia mai determinata da un colpo di fulmine. Per imparare a scrivere bisogna prima imparare a leggere e a leggere molto specie i grandi scrittori della storia letteraria di tutto il mondo. A cosa serve, infatti, un libro? Serve a imparare a pensare, a esprimere concetti, ad analizzare, a riflettere a dare forma alle parole, a vedere cose che prima non riuscivamo a vedere. Uno scrittore, insomma, è un nano sulle spalle dei giganti rappresentati dai sublimi autori che ci hanno preceduto e che ci hanno ammaestrato. Noi siamo il frutto delle nostre letture.
Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Non esiste un effetto molla che improvvisamente ti scateni la voglia di scrivere. Per me, si tratta piuttosto di un'abitudine di annotare, di commentare di riflettere su quanto di volta in volta andavo leggendo, di fare considerazioni sulle vicende del quotidiano e della storia, di trarre insegnamenti dalle antiche civiltà greca e latina, perché i classici, come scriveva Italo Calvino “sono libri che quando si leggono davvero si trovano nuovi, inaspettati, inediti”.
Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Il mondo è pieno di gente che lancia messaggi di tutti i tipi. Personalmente non sono interessato a influenzare o fornire indirizzi nei confronti di alcuno. Se qualcuno avrà la bontà e la generosità di leggermi vorrà dire che il mio lavoro non è stato del tutto inutile.
La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
I sogni che ognuno di noi possiede rappresentano i sentimenti più intimi, i progetti, le strade da intraprendere nella vita, le aspirazioni. Tutti noi amiamo i sogni perché amiamo sperare che tutto in futuro possa cambiare. Nel periodo scolastico, quando si viene a contatto con i grandi scrittori, vorremmo anche noi poter essere come loro, saper dire le cose come le dicono loro, avere pensieri così profondi e originali, sognare di scrivere anche un solo racconto. Ma poi la vita ti pulsa intorno con mille altre necessità e il sogno di un ragazzo rimane chiuso nel famoso cassetto vicino a dove si ripongono le calze.
C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Ricordo con piacere le pressanti sollecitazioni di un caro amico che di continuo mi stimolava con le sue poesie. Ora, quell'amico non c'è più, e questo mi addolora moltissimo.
Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Spesso si viene presi dallo scoramento. Ci si domanda: perché faccio tutto questo? Per vanità? Per esibizionismo? Per ricerca di consenso e di approvazione da parte degli altri? Confesso che non nutro alcuna di queste ambizioni. Ho portato a termine la stesura di questo testo soprattutto per me stesso, fedele al pensiero espresso da Michel de Montaigne nei Saggi: “anche se nessuno mi leggerà, ho forse perduto tempo ad essermi intrattenuto per tante ore libere in pensieri così utili e piacevoli?”.
Il suo autore del passato preferito?
Non posso parlare di un autore preferito. Dal Manzoni, al Verga, agli scrittori come Tolstoj o Dostoevskij, a Italo Calvino, i nomi sono tanti. Ogni scrittore presenta sfaccettature, peculiarità, stili, modi di raccontare, problemi, sensibilità diverse, verso cui ci si sente attratti. Dovremmo essere come le api che sanno suggere il meglio (il nettare) da ogni fiore. E le api amano tutti i fiori.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Gli audio libri sono registrazioni del testo di un libro in modo che lo si possa ascoltare invece che leggere. Esso può rappresentare un aiuto prezioso per alcune persone, È sempre, comunque, un mezzo di diffusione della cultura.