Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Vengo da Cutro, piccolo paese della Calabria, ho deciso di scrivere questo libro per mettere in risalto il grande contributo che hanno dato milioni di emigrati italiani al processo di unificazione europea che stiamo ancora vivendo.
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Di solito il mattino.
Il suo autore contemporaneo preferito?
Camilleri.
Perché è nata la sua opera?
Per evidenziare e far riflettere su alcune situazioni della vita democratica italiana: spopolamento del sud proprio durante il periodo del miracolo economico, occasioni mancate in funzione del ruolo del mezzogiorno nell'area Euro - Mediterraneo, discriminazioni, mafie, diritti di cittadinanza e integrazione.
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Tanto ... anche perché sempre impegnato socialmente e politicamente.
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per raccontare la realtà guardando al futuro.
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tanto autobiografico ma ricco di spunti e riflessioni sulla vita sociale, culturale, economica e politica italiana.
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Non particolarmente.
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Un professore, un dirigente sindacale, un senatore che ha scritto anche la prefazione.
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Può essere una parte importante.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Non sono molto informato in merito.