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21 Mar
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Intervista all'autore - Enrico Sanna -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Per me scrivere significa staccare dalle preoccupazioni della vita quotidiana, entrare in una dimensione quasi metafisica dove non esistono limiti: l'immarcescibile mondo della scrittura.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Praticamente nulla, non mi piace parlare di me, i personaggi, le ambientazioni e i dialoghi, prendono vita autonomamente, io sono solo un sorvegliante per il resto fanno tutto loro.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere questo libro per me ha rappresentato un momento di confronto con me stesso, ho guardato in fondo all'abisso e non mi sono lasciato inghiottire, la stesura di questo manoscritto mi ha fatto maturare tanto, sia sotto l'aspetto professionale ma soprattutto sotto quello umano.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Non è stata affatto semplice, inizialmente avevo intenzione di chiamarlo in tutt'altro modo. Poi ho deciso di reperire un titolo che si coniugasse in modo armonioso con il contenuto del libro stesso. Ci sono voluti diversi mesi ma alla fine ne sono uscito vincitore.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Vorrei con me Daniel Defoe, per i motivi che tutti conosciamo.
 
Ebook o cartaceo?
Io leggo principalmente cartaceo, ma credo fermamente che l'eBook sia il futuro.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
In realtà ho sempre scritto, fin da bambino mi dilettavo a scrivere poesie, è una passione che mi ha sempre accompagnato. Il motivo per cui scrivo è perché mi fa stare bene.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea nasce dalla lettura di un articolo di giornale dove vi era riportata la tragica vicenda di una famiglia yemenita sterminata da un bomba prodotta in Sardegna, io in quanto sardo mi sono sentito in colpa, sicché decisi di scrivere un romanzo incentrato sulla guerra in Yemen. Di certo un libro non può cambiare il mondo, ma può produrre una scintilla che può dar vita a un cambiamento. Credo molto in questo.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Una gran bella soddisfazione. Scrivere un libro è un po' come piantare un albero, ci vogliono tanta dedizione e pazienza ma alla fine il duro lavoro verrà ampiamente ricompensato.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mia nonna, è una divoratrice di libri.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Una opportunità da cogliere al volo specialmente per chi ha non ha il tempo materiale per leggere un libro.

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