Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
il mio scrivere è gettare macchie di colori e di chiaroscuri giacenti in recondite pozze del mio intimo su un foglio bianco. Di conseguenza il mio libro non è un saggio né un trattato né un romanzo, ma un libro di poesie. Non so se mi sia concesso usare questo nobile termine per i miei componimenti, che non hanno alcun ritmo prosodico.Componimenti che si compongono nell’attimo stesso in cui le mie parole prorompono e poi si adagiano o precipitano sul foglio bianco. Scrivere è per me dare verbo alle mie più intime, recondite sensazioni, ai miei intimi lieviti, nella loro più immediata insorgenza. Tant’è che io stesso nel rileggere i miei versi a volte non riesco a ricondurmi al loro naturale concepimento e spesso rilevo, in termini strettamente razionali, sconnessioni e incongruenze, ma li lascio lì, come sono, come volevano essere. Guai per me a toccarli, ne perderei la loro stessa ragion d’essere.
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
in questa mia raccolta di poesie, c’è tutto e niente della mia vita reale. Nel senso che, mi si perdoni la banalità, se non avessi vissuto precisamente questa mia vita non avrei potuto lievitare nei miei versi le essenze di cui sono fatti. Che essenze vogliono essere. Razionalmente, meditatamente, non possono essere interpretati come riflessi della mia vita reale, non sono sue proiezioni, non sono il suo specchio, ma linfe che si sono generate per decantazione, precipitati, reazioni di elementi primari che soggiacciono nel profondo dei miei fondali.
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Ogni volta che la mia penna lasciava le mie impronte sul mio foglio, ciò mi rendeva una sensazione di pacificazione con me stesso. Ogni volta che riuscivo ad eseguire l’ordine categorico di uscire assolutamente libere da me, che le mie parole mi imponevano.
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Per un’opera così bislacca, anarchica senza regole ed equilibri precostituiti, lo stesso titolo mi ha dato non poca dose di incertezze e preoccupazioni. Io non avrei messo alcun titolo, ma è ben chiaro che sarebbe stato improponibile. Ho scelto: “Suoni Nelle Parole”, per rimarcare che a me piace ascoltare delle parole più la loro intima recondita musica che a loro voce.
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Fedor Dostoevskij. Tutte le sue opere, per la sua immensa capacità di esplorare i più nascosti meandri dell’animo umano. È lo scrittore che più di tutti si è addentrato nelle terre più impervie dell’animo umano. Dandoci della natura umana l’immagine più vera e profonda.
Ebook o cartaceo?
non saprei rinunciare al contatto fisico della parola che solo un libro cartaceo può dare. Anche alla sola fisicità dello sguardo. Che sensazione di vuoto di assenza, si proverebbe in una libreria o in una biblioteca, mi chiedo, in cui comparirebbero solo sigle criptate ad accompagnare titoli aeriformi senza alcuna visibilità materiale. Ma per fortuna questa squallida immagine da incubo non sarà mai, perché il possedere un libro anche materialmente non verrà mai meno. E’ pur vero comunque che l’ebook offre dei vantaggi e delle opportunità sempre più necessarie in un epoca in cui il tempo e la concentrazione da dedicare alla “lettura classica” è sempre più scarso e frastagliato da una crescente interferenza dei più vari condizionamenti che la quotidianità ci genera dentro e fuori di noi, e spesso manca tempo ed adeguata rilassatezza per sprofondare nella assorbente lettura di un testo cartaceo. Credo, quindi, che l’antica e l’attuale proposta di approccio ai contenuti e agli stilemi propri di un testo dovranno convivere. Ma nell’ebook è indispensabile che chi legge, la “voce narrante” abbia compreso i significati più reconditi e l’escatologia del testo, per poterli rendere con la sua voce il più fedelmente possibile. L a peggior cosa è affidare tale compito a chi ha una voce impostata, tonante e vuota, senza anima. Di questi personaggi sono pieni i teatri di ogni ordine e grado. Sarebbe opportuno affidarlo a chi si sia formato alla scuola di Stanislavskij, o che di essa ne sappia almeno qualcosa.
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Devo precisare che non mi considero uno scrittore in senso proprio del termine. Io sono un avventuriero della parola, un corsaro che ama navigare in mari sconosciuti e ben poco tranquilli. Io mando avanti la parola come fa chi affida la prua del suo scafo alla indeterminatezza della corrente, della sua rotta. Posso trovare luce e approdo, qualche volta, solo nel corso della traversata per non so dove. Quando rompo gli ormeggi non so mai dove le fluide indomite acque della parola mi porteranno. Spesso a fare naufragio, ma poco m’importa.
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L’idea di pubblicare questo libro di componimenti in anarchici versi, è maturata nel tempo. Non di rado inviavo con Facebook agli amici qualche mio pezzo e spesso ne rimanevano colpiti ed entusiasti. Più le amiche che gli amici, un’altra prova che la sensibilità femminile è più aperta e libera da strutturazioni mentali. Alcuni mi invitavano a pubblicare, ma ho resistito a lungo a queste sollecitazioni, non del tutto convinto della validità e della proponibilità dei miei testi. Poi alla fine la Vostra Casa Editrice, con mia incredulità, ha accettato di pubblicarmi. Ma ripeto sono un avventore, non mi sento di far parte integrante del nobile popolo degli scrittori, ben altre menti e altre anime ne sono degne. Non so neanche se questa mia proposta avrà un seguito, sono un esordiente settuagenario. Quindi grazie a BookSprint Edizioni ho potuto soddisfare più una curiosità che una ferma convinzione.
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Non posso ancora rispondere a questa domanda, in quanto il libro è in fieri, ed ancora è presto perché lo possa vedere “sfacciatamente” nelle sue sedi naturali.
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Francamente non ricordo. Ma essendo un libro di poesie, a queste stesse ho dato frammentaria visibilità a più di un amico o conoscente, ricevendo elogi ed incentivi come silenzi imbarazzati.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo di aver già espresso la mia opinione al punto 6. Comunque ribadisco, che come non verrà a decadere definitivamente, a mio avviso, il libro cartaceo, sono convinto che l’ebook prenderà sempre più piede, per le condizioni di vita della nostra contemporaneità. E poi tutto cambia e si rinnova, l’uomo è un essere in continuo divenire, e non sono certo io il primo a profetarlo. M non bisogna trascurare che tra chi scrive e chi legge viene ad interporsi una terza persona, con la sua anima, la sua sensibilità, il suo grado di “inter legere”, scegliere tra, e questa sua voce deve comunque entrare in armonia con la voce interiore del destinatario dell’ebook, cosa credo piuttosto aleatoria. Ognuno è diverso dall’altro soprattutto nell’intimità del sentire e del comprendere.