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BookSprint Edizioni Blog

22 Feb
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Intervista all'autore - Paola Liberatori -

Parliamo un po’ di Lei, dove è nata e cresciuta?
Sono nata a Rimini, sulla costa romagnola dell’Adriatico. Lì sono cresciuta e tra Rimini e Bologna si è svolto il mio percorso di studi. A soli 20 anni mi sono sposata e trasferita nel Lazio, senza però mai tagliare il cordone ombelicale con la mia città d'origine che amo profondamente e nella quale torno spesso. La mia casa di Rimini, che raggiungo in momenti liberi da impegni lavorativi, è per me il luogo ideale per dedicarmi alla scrittura
 
Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Consiglierei subito i classici più noti, quelli che non tramontano mai e che spesso non sono conosciuti dagli adolescenti. Sono libri che mantengono la freschezza delle emozioni e letti ora, in un’epoca diversa, possono essere interessanti anche dal punto di vista dell’evoluzione dei tempi. Tuttavia i generi letterari che più attirano oggi gli adolescenti mi sembra che spazino tra saghe, horror e fantasy e mi chiedo se questa possa essere una reazione al senso di insicurezza che la società moderna può instaurare nei più giovani. Qualche mese fa ho regalato a un’adolescente un libro che mi era stato segnalato “Eppure cadiamo felici” di Enrico Galiano e il dono è stato molto gradito.
 
Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Ne sono assolutamente dispiaciuta anche se il digitale fa parte ogni giorno della mia attività e capisco che gli eBook offrono vari vantaggi, uno su tutti, lo spazio occupato. Ma io amo toccare il libro cartaceo, mi piace sfogliarlo, guardare la copertina, odorarlo… anche se il profumo della carta quasi è scomparso. Mi piace anche vederli esposti nelle librerie e ancor più a casa mia. La visione del cartaceo induce la voglia di leggere e questo non succede con l’eBook. Una volta l’esposizione di libri era una nota distintiva d’arredamento, oggi rappresenta un ingombro che si può evitare. Certamente leggere un eBook facilita chi ha problemi di vista, perché i caratteri possono essere ingranditi e possono essere letti anche al buio. Sono positiva e voglio sperare che entrambi restino sul mercato e nelle nostre case.
 
La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Per quanto mi riguarda, io direi non un colpo di fulmine, ma tanti e ripetuti negli anni. Purtroppo ho sempre temuto di non avere abbastanza tempo libero per cimentarmi nella stesura di un libro e allora ho più volte ovviato scrivendo poesie, esternando il desiderio di mettere nero su bianco pensieri e emozioni. Era un’esigenza personale affine a sé stessa e non ho mai pubblicato nulla, ma il desiderio di scrivere qualcosa di più consistente era rimasto in me e ho capito che avrei dovuto provarci. Evidentemente non si trattava più di un colpo di fulmine ma che questo si stava tramutando in un amore ponderato.
 
Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
La richiesta corale dei miei lettori, che mi avevano conosciuto leggendo un altro mio libro auto pubblicato e che avevo terminato in maniera forse singolare. Le loro generose pressioni mi hanno convinto a farlo e mi auguro ancora una volta di poter offrire gradevoli ore di lettura. Forse può essere interessante sapere che questo libro, intitolato “Eppure… non cercava me” si riallaccia al precedente “Pagine di bianco vestite” che ha ottenuto veramente un buon successo, piazzandosi al Premio Letterario Nazionale Bukowski 2019 e nello stesso anno, nono nella classifica di bestseller italiani non sponsorizzati per Paesaggi dell’anima. Da tutto questo è scaturita la richiesta dei miei lettori ed è altrettanto importante chiarire che è un libro indipendente dal precedente per quanto concerne la lettura. A questo scopo il romanzo si svolge su due livelli temporali e si potrà leggere tutto d’un fiato!
 
Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Non mi è facile rispondere a questa domanda perché non mi prefiggo un messaggio specifico da inviare, però posso desumerlo da quanto ho scritto. Le situazioni e gli argomenti trattati sono diversi e differenziati, ma credo di poter asserire che la vita, con i suoi alti e bassi, con le sue incongruenze e delusioni, possa comunque essere portatrice di sorprese balsamiche e di gioiosa rinascita, per cui non bisogna mai mollare ma trovare in noi stessi una forza reattiva che prima o poi, verrà premiata.
 
La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccola o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
No, non avevo questo sogno nel cassetto da piccola. È nato molto più tardi. Io sono stata una bambina giudicata intelligente e promettente negli studi, ma tutto questo mi ha sottoposto a uno stress troppo pesante per una creatura di 9 anni. Sono nata a fine novembre e quindi a scuola ero già una delle più piccole. Poi agli inizi della quarta elementare la maestra convinse i miei genitori a farmi fare il grande salto, in modo che alla fine di quell’anno, oltre allo scrutinio di quarta, avrei fatto l’esame di quinta (che non avrei frequentato) seguito subito dall’esame di ammissione alle medie, che allora era obbligatorio. Insomma, non avevo ancora dieci anni quando mi ritrovai in una classe, a mio parere, di ragazze, con professori molto esigenti e assai meno materni della maestra. In sintesi avevo bisogno dell’aiuto di mio padre per sostenere quel ritmo e soffrii un gran senso di inadeguatezza che mi provocò un calo di autostima notevole. Il risultato fu un fallimento e ricordo ancora le risate delle mie compagne quando la professoressa leggeva ad alta voce i miei temi. In effetti scrivevo in maniera puerile e ridicola, come un’alunna di seconda elementare e mi ero convinta di essere veramente negata per qualsiasi pensiero o componimento. Poi pian piano riuscii a tornare in carreggiata ma certamente, allora, non avevo ambizioni di scrittura nel cassetto! Però, come si sa, la vita può riservare impensabili sorprese.
 
C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Sì, episodi di mia madre, un ricordo doloroso che però non voglio dimenticare. Mia madre aveva lasciato Rimini per venire a abitare con me. Aveva avuto una diagnosi di Alzheimer ma ancora la malattia non era conclamata; ero felice di averla vicino, dopo tanti anni vissuti a 400 km di distanza ma poi la realtà è esplosa in tutta la sua drammaticità. La mia professione di giornalista freelance mi ha consentito di dedicarle tanto tempo e quando divenne incapace di parlare e di gestirsi minimamente, la portavo davanti al computer perché ogni tanto le immagini che le mostravo mi davano l’illusione di vedere dei bagliori nei suoi occhi. In questa situazione presi a scrivere con la mano destra, con la sinistra tenevo la sua mentre lei sonnecchiava…
 
Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
No, sinceramente no, ho avuto bisogno di una pausa ma con la ferma convinzione che avrei continuato e così ho fatto. Ne sono felice e interiormente gratificata
 
Il suo autore del passato preferito?
Autore del passato… Io ho letto tanto e mi viene in mente ora Luca Goldoni che, tra l’altro, tanti anni fa era inviato speciale del Resto del Carlino, il quotidiano più venduto in Emilia Romagna. Luca Goldoni per me è stato un mito, un giornalista che eccelleva come osservatore degli usi e costumi italiani. Come autore è stato popolarissimo per la sua sagacia, ironia…brillantissimo e a volte anche impietoso. Mi ricordo il suo libro, il primo che io ho comprato “Lei m’insegna”, un testo da leggere, oggi più di ieri. Uno di quei testi in cui ognuno di noi ci si ritrova e che ci mostra, a volte con bonaria presa in giro, come in realtà possiamo essere, senza accorgercene, un po' esagerati, quasi ridicoli.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È una frontiera alla quale auspico grande successo. In passato anche io ho registrato degli audiolibri che mi erano stati chiesti da un’agenzia di Milano. L’audiolibro è un prodotto validissimo, lo considero un ottimo veicolatore di cultura in grado di raggiungere categorie di persone con difficoltà oggettive nella possibilità di leggere. Un audiolibro è anche un grande stimolatore dell’immaginazione e della fantasia, mi risulta poi che spesso venga usato anche per l’apprendimento delle lingue per quanto concerne pronuncia e dizione. Si può seguire un audiolibro anche se si è occupati in lavori manuali e poi penso che potrebbero essere dei regali graditi per i nonni, che avrebbero la possibilità di alternarli all’eterna televisione che, spesso, li fa addormentare, mentre l’audiolibro, al contrario, potrebbe attivare la loro concentrazione. Non possono essere non graditi gli audiolibri, se non altro perché le voci sono sicuramente sempre belle e appartenenti a professionisti del settore.

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