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BookSprint Edizioni Blog

08 Feb
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Intervista all'autore - Erica De Polignol -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me è la massima espressione di pensiero.
Scrivere mi rende leggera, mi fa tirare fuori cose che nemmeno io sapevo di sapere e di avere.

 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Nel libro ci sono parecchi riferimenti alla mia vita, non raccontati esplicitamente.
Sono pezzi di vita di persone che ho conosciuto, miei desideri futuri, eventi che ho vissuto o che almeno una volta ho desiderato accadessero.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere questo libro, il mio primo libro è stata una sfida, sono partita che avevo già scritto in poco tempo 3 capitoli, per poi fermarmi per mesi.
Persi l’ispirazione e non avevo più materiale con cui arricchire il racconto.
È stata una sfida perché mi sono messa alla prova, fin dove poteva arrivare la mia fantasia?
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stesso per deciderlo tra varie alternative?
È stato facile scegliere il titolo. Tutto il racconto è concentrato su di lei, sulle sue conoscenze. le sue paure, insicurezze, sulle sue certezze.
Tutto gira intorno ad “Annabelle”.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Sicuramente Tess Dei D’Uberville dello scrittore Thomas Hardy.
Essendo un amante delle serie tv, direi quei libri romanzati che raccontano la stessa identica storia che vedi in tv, come Romanzo Criminale di De Cataldo.
 
Ebook o cartaceo?
Penso che le librerie non falliranno mai.
Tante persone, compresa me, amano il cartaceo. Il contatto con la copertina del libro, la carta stampata, l’odore che lascia dopo aver sfogliato ogni singola pagina.
L’ebook è sicuramente una rivoluzione che però non andrà mai a sostituire il formato cartaceo.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Affermare di aver intrapreso la carriera di scrittrice mi sembrano tanti paroloni in un’unica frase.
Rimango umile e per questo non mi definisco una scrittrice, ma più come una giovane ragazza che ha avuto il coraggio di affidare la propria vita alla fantasia.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L’idea di “Annabelle” nasce come un gioco.
Volevo scrivere una lettera d’amore alla mia dolce metà, volevo scrivergli sotto forma di racconto com’era iniziata la nostra storia…il problema è stato quando la mano ha cominciato a scrivere da sola, fino a scrivere le prime frasi del capitolo numero uno.
Da quel momento ho capito che non sarebbe stata una semplice lettera d’amore, ma qualcosa di più profondo e speciale.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Vedere “Annabelle” stampato e pubblicato mi rende piena di orgoglio e di felicità.
Ho davvero scritto io tutto questo? Ad oggi ancora non ci credo.
Non è paragonabile, ma è come un piccolo figlio per me.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Nessuno, ho voluto tenere tutto segreto.
Non mi piaceva l’idea di rivelare tutto il mio lavoro anticipatamente.
Per me “Annabelle” è importante e per questo voglio dargli la giusta importanza.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Può essere sinonimo di stimoli…mi immagino sdraiata a letto con un audiolibro leggero, spensierato.
Qualcosa che riesce a trasportarti da tutt’altra parte.

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