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BookSprint Edizioni Blog

26 Nov
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Intervista all'autore - Giuliano Golinelli -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Innanzitutto ci tengo a sottolineare l'imbarazzo nel rispondere a queste domande, equivalgono ad un piccolo "momento di celebrità", dal momento che saranno esposte e visibili a più lettori, dedicato ad una persona come tante altre con una semplice passione per l'arte, che in me ha preso vita fin da giovanissimo e s'è ramificata nel campo della scrittura. Vengo da una famiglia bolognese semplice, una delle tante nella quale v'erano screzi, imperfezioni, contrasti, problemi, ma anche tanta solidarietà e amore. Mio padre era un ferroviere, amante anch'egli della letteratura, con affetto e premura conservo ogni libro e fumetto che egli collezionò negli anni. In buona parte devo a lui l'attaccamento al fantasy, a dieci anni ho avuto la possibilità di leggere e scoprire autori come Terry Brooks, Harry Turtledove, David Gemmell e Wilbur Smith, per citarne alcuni. Mio fratello maggiore invece era, ed è tutt'ora, un appassionato di musica. Ricordo ancora col sorriso, ad oggi, le notti insonni nella cameretta condivisa, quando fino alla mezzanotte strimpellava la chitarra ed io tentavo inutilmente di coprire le orecchie per far cessare la tortura. Non si può certo negare, comunque, che anch'egli coltivasse una buona passione per il fantasy. Quando eravamo piccoli i computer e le prime consolle stavano già prendendo piede, ma il top della tecnologia a nostra disposizione equivaleva ad una commodore64, con il famoso giochino del serpente, ad un walkman, e, più avanti nel tempo, ad un lettore VHS. Potrei dire che la maggior parte del divertimento e della fantasia prendeva vita però con tutt'altro, con i giochi di ruolo, quelli in vecchio stile, carta, penna e dadi. Mio fratello era il mio dungeon master, un buon cantastorie moderno, ed io ero completamente stregato dalle avventure che narrava e che si vivevano in prima persona con l'immaginazione ed una buona trama di fondo. Credo sia stato proprio in quegli anni che la mia passione per la scrittura abbia preso vita, in quanto iniziai a creare nuovi scenari con i quali giocare con i miei coetanei. Da quel momento in avanti iniziai a buttare inchiostro su carta in ogni momento libero, scoprendo quanto il potere della scrittura mi donasse serenità e svago.

 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Ci sono due momenti nei quali preferisco scrivere, ed entrambi hanno un elemento in comune, la solitudine. Solitudine non intesa nel senso drammatico del termine, ma in quello letterale. Al mattino mi sveglio molto presto e mentre tutti dormono mi dedico alla passione. Questo è il momento in assoluto in cui riesco a sfogarmi appieno, le parole scivolano sullo schermo senza freni. Lo stesso succede dopo cena, quando moglie e figlio si vanno a coricare, ma con meno frequenza, in quanto la mente dopo giornate piene di lavoro non è sempre ai massimi livelli di lucidità.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Con particolare imbarazzo confesso che ad oggi il mio tempo libero lo dedico quasi interamente alla scrittura, mentre la lettura è passata in secondo piano. Riuscire a ritagliarsi anche pochi minuti liberi nella giornata, in una vita frenetica contesa da lavoro e famiglia, è, almeno a mio avviso, un’impresa. L'ultimo autore sul quale mi sono soffermato con particolare attenzione è Stephen King, ho una buona collezione dei suoi romanzi nella mia piccola libreria, ma non posso negare di aver un certo attaccamento ai racconti esotici di Wilbur Smith. Credo sia lui il mio preferito.
 
Perché è nata la sua opera?
La mia opera è nata per gioco, una semplice condivisione di passione con un piccolo gruppo di persone. Forse sembrerà banale quello che sto per scrivere, ma posso assicurare che nonostante la lontananza fisica, mi riferisco precisamente alla condivisione on line, si può avere l'opportunità di tessere buone e solide amicizie. Tempo fa ho scaricato un'applicazione su cellulare, un giochino, nel quale ho conosciuto queste persone. L'ambientazione e l'impostazione di questo permetteva di creare forum a tema, e così facemmo. Notammo da subito la particolare affinità, e ci chiedemmo quindi, "perché non provare a scrivere assieme un vero e proprio libro?" Da quel momento creammo una chat appartata ed iniziammo a buttare le basi per più romanzi, a scrivere pezzi, canzoni e poesie, e, soprattutto, donammo vita al primo libro in comunione reciproca, nel quale ognuno s'era impegnato nella tessitura di una parte di trama. Era un primissimo lavoro, con tanti errori, sicuramente, ma ciò che racchiudeva era veramente qualcosa di unico. Gli impegni poi, purtroppo, ed anche le divergenze di opinioni, fecero sì che il gruppo in parte si divise, ma la passione rimase solida come il cemento in ognuno di noi. Il testo del quale oggi vi sto parlando, quindi, nasce da una comunione di idee. Ho la fortuna di avere qualcuno il quale, mentre scrivo, legge in tempo reale, dà consigli, e si diverte tanto quanto me a parteciparvi, anche se indirettamente ad oggi, in quanto scrivo prevalentemente in solitaria. Queste persone, ovviamente, sono diventate nel corso del tempo amicizie e conoscenze reali, e sono le più belle che abbia mai avuto.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Come descritto in anticipo, credo che la mia formazione letteraria sia dovuta in particolar modo al contesto familiare che mi ha educato. Purtroppo ho perseguito studi diversi da ciò che è realmente la mia passione, e non ho avuto la possibilità di approfondire la metodologia con veri e propri studi applicati. Allo stesso tempo, però, penso che ognuno abbia la possibilità di perseguire i suoi fini, indipendentemente dall'età, e quindi non posso negare di avere tuttora la voglia di farlo. Non è mai troppo tardi per applicarsi.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
In generale, scrivere per me è entrambi. Allo stesso modo in cui possiamo descrivere tematiche reali, possiamo donare ad esse soluzioni e strade fantasiose. Nel mio testo ho cercato di imprimervi personaggi moderni, con quelle che possono essere aspirazioni e problematiche odierne, in un contesto ispirato alla storia. Il lato fantasy naturalmente permea il tutto con un largo ed abbondante senso di evasione da tutto ciò che è realistico.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Direi veramente tanto. Mi riferisco prevalentemente all'amore, passionale, sofferto e desiderato. Amo il dramma, e nel testo questo è talmente forte da trapelare in ogni singola pagina. Inoltre definirei alcuni personaggi principali come antieroi, in quanto vivono determinate situazioni comportandosi non sempre nel modo più consono alle qualità tradizionali dei "buoni". Sono persone semplici, a volte in balia degli eventi, con tanto di paure, ripensamenti, rimpianti, ed hanno comportamenti che si potrebbero definire poco etici, proprio come me, e come penso fermamente, come ognuno di noi. Il loro pensiero, però, è comunque rivolto al bene.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Come risposto in precedenza, la piccola cerchia di conoscenti e aiuto scrittori è stata a dir poco essenziale. A volte si perde il filo, oppure anche solo lo stimolo di continuare, per via di cause esterne o per momenti scuri di passaggio nella quotidianità, ma quando ci si può affidare a degli amici, che ti sostengono, che ti ascoltano e che ti incitano, nulla ti può fermare. Continui, ed ogni volta lo fai con il sorriso. Inoltre, non da meno, cosa chiedere di meglio di una compagna pronta a lasciarti tutti gli spazi liberi necessari per dedicarti alla tua passione? Certamente un ringraziamento va anche a lei.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A lavoro ultimato il primo lettore è stato mio cognato. Lui ha venticinque anni, e rientra perfettamente nel range d'età al quale ho puntato principalmente la stesura del libro. I protagonisti, come detto prima, sono ragazzi, ed è soprattutto rivolto a loro, non essendo né troppo storico né volutamente troppo preciso. Ho cercato di far prevalere l'emotività, ed il riscontro che ho avuto è stato talmente favorevole e genuino da permettermi, nonostante il grande timore, di crederci. Da quel momento ho desiderato che il romanzo avesse l'aiuto ed il supporto di una vera e propria casa editrice.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Spero di no. Da lettore non ho nemmeno un libro in formato digitale. Il fruscio delle pagine, il loro profumo, la tonalità della carta che varia col passare del tempo, l'eleganza delle copertine stampate, sono impagabili. Sicuramente il prezzo degli ebook agevolerà gli acquisti, ma spero non dettino il futuro di quest'arte.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Sicuramente l'audio libro è qualcosa di speciale per chi purtroppo non può leggere o lo fa a fatica, ed anche per i più piccini. L'ho osservato in mio figlio, la lettura nella giovanissima età a volte è pesante e forzata come un macigno, ed avere il supporto di una voce narrante professionale può incentivarla. A mio parere, comunque, preferisco leggere di persona.

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Venerdì, 26 Novembre 2021 | di @BookSprint Edizioni

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