Parliamo un po’ di Lei, dove è nata e cresciuta?
Mi presento: sono Anna Maria Liggeri, nata a Milano, negli Anni Sessanta, ho goduto della meravigliosa atmosfera di quel periodo. Da bambina mi recavo alla Galleria d’Arte che aveva il mio papà in Corso Italia che rappresentava uno dei luoghi d’incontro dei poeti artisti milanesi. Tra gli amici di Papà, lo stilista e sarto Pallino, il meraviglioso scrittore Dino Buzzati, il Maestro Danzi, solamente per citarne alcuni. Una culla di pittori e scrittori, con i quali trascorrevo la mia infanzia. Ho vissuto, così, un’infanzia magica tra tele, letteratura e quadri antichi. Papà era un perito del Tribunale e la nonna paterna, che si chiamava Lucia, mi raccontava le fiabe e mi parlava delle magiche creature che affollano i boschi e tutti i luoghi naturali. La mia infanzia è stata così, da adolescente, sentivo la magia degli anni Settanta, li ho vissuti da ribelle incarnandone lo spirito e successivamente ho conseguito il Diploma al Liceo Artistico e ho iniziato con le prime mostre di pittura e con le poesie che scrivevo in accompagnamento ai disegni ed ai quadri. In seguito, ho scelto di dedicarmi all’Architettura che consentiva di coniare la letteratura con il disegno. I luoghi vanno immaginati, raccontati e poi progettati, durante una breve parentesi ho lasciato la facoltà di architettura e mi sono trasferita a Roma dove ho frequentato la Scuola del Nudo, poi di nuovo a Milano dove ho conseguito la laurea al Politecnico e ho iniziato a scrivere d’architettura.
Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Non un libro, ma tanti, tutti i libri di Bianca Pitzorno, Ian McEvan, in particolare “L’inventore dei sogni”, un libro che consente di crescere armonicamente e con la bellezza e immaginazione di Peter il protagonista, che anima tutto, un po' come in “Fiabe per bimbi felici”, ma non voglio spoilerare troppo!! Consiglierei anche Tahar Ben Jelloun, “Il razzismo spiegato a mia figlia” dove si spiega con lievità attraverso il dialogo di un papà con una bimba il razzismo, o lo splendido e purtroppo vituperato “Cuore” di De Amicis, un classico senza tempo che insegna alcuni ideali che non dovrebbero mai perdersi o l’ultima fatica della Rowling il delizioso “Il Maialino di Natale”. Libri diversissimi fra loro ma accompagnati da un filo comune: il pensiero e la fantasia, due attività importantissime che consentono di volare alto.
Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’e-book?
Personalmente amo il fascino del libro, il profumo delle colle, la rilegatura, la casa piena di libri, una delle cose che amo, quando mi reco in visita a vedere le case, è guardare i titoli dei testi esposti sulle librerie per comprendere meglio l’anima dell’abitazione. L’e-Book questo non lo consente, certo aiuta Madre Natura con meno spreco di carta, è più maneggevole, inoltre, nei lunghi viaggi se si usa il tablet si legge comodamente anche un testo formato da tante pagine, che si può comodamente trasportare. Non ho un’idea precisa in merito, personalmente preferisco il rapporto tattile con il libro, anche se molti testi li ho acquistati in e-Book, certamente è un segno dei tempi e un nuovo confine per l’editoria, nonché, una sfida per noi accumulatori seriali di libri.
La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
É un amore folle che nasce sin da bambini e non ha mai fine, si scrive per analizzarsi, per scomporsi e ricomporsi, per dare gioia a chi legge mettendo su carta le proprie emozioni, il proprio sentire. La scrittura è un momento catartico in cui tutti i confini non esistono più e si è sommersi dalla bellezza, dalla danza delle parole che poi si uniscono insieme, dando corpo alla struttura e organizzando un balletto corale.
Il racconto nasce da un’idea, da una suggestione, da un’emozione che si trasforma in incanto, in dialogo con il lettore. Le emozioni che si susseguono sono tantissime: dalla gioia di riempire il foglio bianco, alla commozione che trasmetto con il personaggio, alla paura, alle classiche farfalle nello stomaco che arrivano quando si scrive di amore, di amicizia, di gioia.
Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Bella domanda! Rispondere non è semplice. Potrei dirvi per ritrovare il mondo fatato della mia infanzia, per trasportarlo sulla carta condividendolo con tutti i lettori. La scrittura di “Fiabe per bimbi felici” ha rappresentato una sorta di bilanciamento, in una ridda di emozioni, che stavano accadendo e che vivevo in quel tempo.
“Fiabe per bimbi felici” ha rappresentato la mia rinascita, la volontà di superare tutte le avversità che la vita ci offre, donando serenità e rivolgendomi alla parte più bella che esiste: i bambini che sono il collegamento con la scintilla del divino, la purezza e la gioia di tutti noi. Il libro è stato scritto in un momento difficile della vita, in cui tutto sembrava crollare come un domino e inventare queste fiabe ha rappresentato tutta la bellezza e la luce che è racchiusa nei momenti bui. Il libro ha rappresentato la volontà di illuminare il mio cammino dando luce ai bambini ed agli adulti.
Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Un messaggio di gioia, di speranza, nonostante i guai che l’essere umano combina arrivano sempre in soccorso gli esseri elementali a patto che l’uomo acquisisca consapevolezza. Il bambino deve comprendere che i genitori lo aiutano ma che quando diventerà adulto, dovrà acquisire consapevolezza delle proprie azioni e diventare il regista della vita che vorrà vivere. Unitamente ai legami ed alla loro forza la sincerità, l’amore, l’amicizia il rispetto che non devono essere solo parole ma senso, costruzione e significato.
La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Grazie per la domanda!! Si era un meraviglioso sogno che non ho mai avuto il coraggio di tirare fuori dal mio cassetto il quale è stracolmo di racconti, romanzi, saggi e fiabe.
Da bambina amavo scrivere, riempivo album da disegno con scrittura e disegni, poi i diari con il lucchetto, famosissimi per le fanciulle della mia generazione e infine i quaderni rigidi che amava Hemingway che sono diventati compagni inseparabili, colmi di scrittura. La scrittura era ed è il mio rifugio sicuro, il luogo sacro dove sono protetta.
C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Sorrido ancora oggi, quando ci penso, vi racconto brevemente l’aneddoto: stavo scrivendo "Giulia e Pepe", la mia vita in quel tempo può essere riassunta con il verso cantato dalla mitica Ornella Vanoni “uno di giorni che tu non hai conosciuto mai”, per rinfrancarmi lo spirito, pensavo agli scarafaggi a Kafka, alla metamorfosi. Ero seduta al Parco Lambro con il mio cane Iago che correva come un invasato, e davanti la mia panchina chi vedo? lui, uno scarafaggio, ho subito pensato alle sincronie Junghiane e ho sorriso guardando Iago e un’immensa gioia è scesa dentro di me. Ho concluso con enorme gioia la fiaba.
Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Ho pensato che sarebbe finito nel cassetto della scrivania, che non avrei mai avuto il coraggio di darlo alle stampe, infatti, ho impiegato ben due anni per farlo nascere, ci vuole coraggio a pubblicare un libro! Tale atto di coraggio è stato reso possibile da un lavoro collettivo in primis Vito Pacelli che ha creduto in “Fiabe per bimbi felici” e poi le mie amiche Anabella De Brito, Angela, Emma, Federica Toffolon, Marina, Tecla Visconti, un esercito di donne con tre meravigliose Maestre di vita e di gioia Anabela, Federica e Tecla che mi hanno permesso di uscire dalla mia zona confort e dare alle stampe il libro.
Il suo autore del passato preferito?
Ho un’autrice che amo follemente e poi tantissimi autori, la scrittrice è Virginia Woolf, poiché rappresenta la bellezza della letteratura, la scoperta della mente, l’amore, la gioia, la follia. La amo follemente, ogni volta che rileggo un suo testo lo trovo sempre nuovo e riesce sempre a commuovermi. A lei ne seguono tantissime altre: Goliarda Sapienza, Natalia Ginzburg, Sandra Petrignani, Elsa Morante, Dacia Maraini, e le poetesse Veronica Franco, Alda Merini, l’elenco potrebbe ancora continuare.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L’audiolibro lo trovo uno strumento affascinante, la voce del lettore consente di riempire lo spazio della stanza, la scrittura diventa voce, spazio, musica udibile, è meraviglioso per i non vedenti che possono essere cullati dalla letteratura, senza l’ausilio del linguaggio Braille, lo trovo molto inclusivo.