1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nata a Roma, ma ho vissuto gran parte della mia vita fuori Roma.
Come e quando diventare uno scrittore… non si decide, c’è chi lo fa per le proprie ragioni, ma io fin da piccola ho sempre immaginato di fare la scienziata, ma ripensandoci avevo sempre avuto un’inclinazione a creare storie, ogni volta che guardavo un cartone un anime, un film o una serie TV, c'era la possibilità che mi creavo un personaggio, con la sua storia, i suoi pensieri e l’aspetto, che in un modo o nell'altro interagiva con la storia come un’ombra nascosta. Quindi credo che nel mio caso non ho scelto di essere una scrittrice, sono solo io.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Il tempo che dedico alla scrittura è vario, c'è quel giorno che scrivo 3 capitoli, o che scrivo solo una riga, o anche che non scriva per quasi un anno. Ci sono molte distrazioni, ma c’è una cosa che disse un giornalista in un corse che feci a scuola, non ricordo le parole esatte, ricordo che era sul blocco dello scrittore, ma all'incirca erano queste “Non importa se non riesci a scrivere, ma almeno devi scrive una riga al giorno”.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Il mio autore contemporaneo preferito non credo di averne uno, in realtà non leggo molti libri, non tanto perché non ne ho voglia, ma il motivo è che non riesco proprio a organizzare il mio tempo e finisco per non finire mai i libri che inizio. Ma se proprio devo scegliere un’autrice che mi ha catturato è Tracy Banghart con il suo libro “Iron Flawers”, che è il solo libro che sia riuscita a finire in breve tempo.
4. Perché è nata la sua opera?
Perché è nata la mia opera, non saprei neanch’io il motivo, in quel periodo stavo leggendo il libro “Dicono di Noi” di Charlie Moon, e per quando mi fosse piaciuto il libro, era un libro che non aveva un vero e proprio lieto fine, ma non e questo il motivo, sembrerà una cosa brutta ma sono le scene molto intime, e mi sono detta scriverò un libro dove queste scene si vedono fino alla fine. Quindi non esisteva una trama ho dei personaggi sapevo solo che volevo che fosse a tema LGBTQ+, e così un giorno dal nulla, mentre ero in macchina, mi venne in mente questo flash come uno spezzone di una serie TV o un film, la bozza del primo capitolo, e poi per il resto ho lascito a ruota libera la fantasia, anche se certe volte poteva avere poco senso.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Credo che il contesto sociale e nel quale si vive o si è vissuti, ci plasma e per forza un modo o nell'altro siamo influenzati da esso, in tutto quello che facciamo, e anche in chi siamo.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere è un modo per raccontare la realtà o evadere da essa, non saprei certe storie che invento sono il frutto di sogni che faccio la notte, o fantasie e immaginazione, e credo che per quanto una persona provi a evadere la realtà gli stessi sogni, fantasie, e immaginazione sono un estratto della realtà mischiata, modellata dalla speranza dall’odio e dalla paura che c’è in ognuno di noi.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Credo che volontariamente o involontariamente, le persone mettano un po’ di loro nel libro, e nel mio caso non ho idea di quanto di me ci sia in quello che ho scritto.
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Qualcuno che he si è rivelato fondamentale per la stesura della mia opera, mia sorella minore, che ho obbligavo a leggere quello che scrivevo, e chiedevo consigli.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
La prima persona che ha letto il mio romanzo, credo mia sorella minore ma che non ha finito di leggerlo, la prima persona che invece ha finito è una persona qualsiasi sul sito dove l'ho postato la prima volta.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
L’ebook ovviamente può essere riconosciuto come il futuro sella scrittura, ha i sui vantaggi soprattutto perché e un modo ecosostenibile che abbiamo per raccontare storie, ma credo che il fascino della carta a mio parere non morirà mai.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L’audiolibro è sicuramente una nuova frontiera, un modo per immergerti ancora di più nella storia, se fatto bene, ha molti vantaggi per le persone con handicap o per i bambini e per chi vorrebbe poter leggere un libro ma è sempre impegnato, è un modo in più per abbracciare i racconti in ebook o su carta.