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08 Ott
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Intervista all'autore - Marzio Varisco

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Trieste città in cui vivo, sin da piccolo sono stato attratto dalla scrittura che ho iniziato ad usare dall"età di 4 anni vincendo anche un premio per una poesia (una scatola di saporelli sapori), a 8 anni "Il piccolo", il giornale della mia città, ha pubblicato una mia segnalazione inerente al trattato di Osimo e nel frattempo inventavo storie che utilizzavo per giocare. A 15 anni ho abbracciato la musica, suonando la chitarra anche fino a 15 ore al giorno. Così ho cominciato a comporre testi e musiche. A scrivere racconti ho iniziato dopo i trent'anni, a 38 ho finito il mio primo romanzo che dovrei riprendere in mano e sistemarlo. A spingermi a scrivere dapprima è stato il desiderio di mettere nero su bianco le storie che raccontavo ai miei figli prima di dormire, erano dei racconti brevi. Poi mi sono avventurato nel mio primo romanzo, ad un certo punto ho creduto di non riuscire a finirlo, ma c'è l'ho fatta e da là in poi sono stato più motivato a continuare anche se a supportarmi c'erano sempre i miei figli e la compagna con cui vivevo e a loro saró sempre grato
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Lavorando nell'ufficio tecnico di una società amatrice, riesco a dedicarmi solo un paio d'ore alla sera alla scrittura, i week end purtroppo non hanno miglior fortuna, in quanto approfitto del tempo libero per dedicare tempo anche ad altre passioni, quali la musica, lo sport eccetera
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
I miei autori preferiti sono J. W. Goethe e Stephen King il primo per la profondità dei suoi concetti, il secondo per la capacità di scrittura che oltre ad essere scorrevole è molto piacevole nonostante gli argomenti di cui tratta
 
4. Perché è nata la sua opera?
Perché volevo affrontare la tematica dei branchi, la fragilità del pensiero emotivo in età adolescenziale e gli effetti devastanti che possono crearsi nel non poter sfogare il proprio dolore. Inoltre volevo anche sottolineare il pericolo che si nasconde nel tenere troppo i propri figli in una bolla di vetro, nascondendo loro i pericoli, le insidie e il male che è parte integrante nella nostra società.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Il contesto non ha influito molto, hanno influito molto di più le notizie di cronaca
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Un po'e un po', a me piace raccontare la nostra realtà immergendomi in un contesto che non mi appartiene e quindi fuori dalla mia realtà
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
L'immaginazione di Marie, i sogni ad occhi aperti su ciò che desidera, anch'io da bambino mi perdevo nei sogni e come lei il più delle volte rimanevo deluso, troppe aspettative che difficilmente venivano ripagate. In ogni caso hanno servito per maturare.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
La compagna con cui stavo e i miei tre figli, tutti loro mi hanno incoraggiato, sorretto e motivato lungo il cammino, senza il loro appoggio probabilmente avrei rinunciato.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Alla mia compagna con cui stavo quando l'ho scritto che mi ha sempre spronato a continuare e incoraggiato con i suoi commenti e la sua critica obiettiva
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
L'ebook molto probabilmente sarà dominante in futuro, per i costi, per la possibilità di averlo sempre con sé, ma gli amanti del fruscio della carta sotto le dita, come me, non rinuncerànno mai al libro stampato su carta
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È un altro dei nuovi canali che prenderà piede, anche perché sempre a meno persone piace la lettura. Il futuro degli autori sarà rappresentato probabilmente attraverso film, serie televisive e audiolibri
 
 
 
 

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