1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è la mia anima he parla.
Provo tutte quelle emozioni che proverebbe chi non ha voce, chi non vede, non sente, chi non può fare o toccare qualcosa e vorrebbe comunicarlo a tutti i costi. Le mie sono emozioni che viaggiano su canali diversi, sensibili, immaginativi e comuni a queste persone.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
La mia vita reale non è quella che scrivo, ma quello che racconto si incrocia spesso con la realtà che ci circonda e che viene filtrata dall'estro e dall'immaginazione per creare un autentico capolavoro.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
"Barunìa" ha per me un grande significato e cerca di dare significato a parole come "emancipazione", "parità", " bellezza".
Oggi, viviamo momenti di violenza inaudita. Manca il rispetto per l'altro, la natura, per il prossimo e per la Pace.
Sono pagine di storia sommessa, di ingiustizie, ma anche di ricerca scenica, poetica e di suoni.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
A dire il vero, i titoli delle mie opere li immagino ancora prima di mettere nero su bianco.
Appaiono nella mia mente come i titoli dei films sui grandi schermi.
Quando ho deciso un titolo, il romanzo è tutto bello e stampato nella mia mente. Questo avviene in poco tempo e con estrema naturalezza.
Un titolo, per me, equivale ad un'intera regia.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Porterei un libro sacro per darmi speranza, conservare valori, per ricordarmi del grande strumento della Pace. Per innamorarmi di chi ha creato tutto quello che ci circonda e per ringraziarlo dei doni artistici che ha messo nelle mie mani.
Se poi avessi a disposizione una zattera, porterei tutti i libri che contengono la parola Amore.
Porterei con me scrittori classici e contemporanei perché gli scontri fanno crescere, ma mi chiedo se loro sarebbero felici di venire con me!
6. Ebook o cartaceo?
Tutti e due.
Il cartaceo, però, fa impazzire sempre.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non mi sembra di averlo deciso io.
Ciò si evince da tutto quello che ho già detto.
Se dovessi decidere veramente qualcosa, deciderei di scrivere e fare arte per altri cento anni.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
A cinquant'anni, ricordi e luoghi affiorano inesorabilmente. Palma di Montechiaro e Cefalù sono state le mie muse ispiratrici.
L'antico, il nuovo, i colori, la multiculturalità di queste città, mi trascinano al punto di immaginarmi nel palazzo del "Gattopardo" o sulla sabbia di Cefalù fra tende e sceicchi.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Provo una grande emozione quando guardo la copertina del mio libro e poi tutto il resto. Provo una profonda gratitudine per l'Editore Pacelli che con il suo staff, merita un successo ancora più grande del mio. Un Editore come pochi. Trasparente, serio e di indiscussa competenza. Le sue strategie aziendali sono fra le migliori e all'avanguardia.
Si... questo è quello che provo, ma ci vorrebbe una grande pagina per scrivere di questo Editore di talento e di grande umanità.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mio marito.
Mi ha confessato di aver sbirciato fra i miei appunti, ma l'ho subito perdonato perché la sua commozione rivelava che il romanzo lo aveva colpito dritto al cuore.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Giusto! una frontiera da superare e necessaria per superare ogni barriera architettonica e umana.