1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato a Roma. Ho trascorso i miei primi venti anni della mia vita a Centocelle zona periferica di Roma, allora estrema periferia, ora altri quartieri come Tor bella monaca o Corviale hanno preso il posto delle antiche borgate romane degli anni sessanta. Poi a venti anni sono andato via da Centocelle ed ho vissuto in tanti altri quartieri. Ogni fase della mia vita ha avuto un quartiere diverso. Oggi vivo a Montesacro ai bordi del fiume Aniene dove vi è una bellissima pista ciclabile (il campo dei miei allenamenti).
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Quello che mi viene in mente e che mi ha dato la spinta a scrivere, per vari motivi, è stato "Un giorno ti ho parlato d'amore" un romanzo di Maura Maioli. Racconta di un ragazzo che si separa dalla madre per andare alla ricerca del padre con un indirizzo in tasca dato dalla madre. Con pochi spiccioli in tasca attraversa mezza Europa per raggiungere infine la sua meta. Incontra molte persone, ognuna delle quali assume per lui un profondo significato. Ogni volta è un’esperienza diversa. Conosce ragazze si innamora, ma segue il suo percorso si separa per la sua destinazione finale. Il romanzo è pieno di stimoli e riflessioni su quanta capacità hanno gli adolescenti a cercare continuamente un nuovo, speranze e possibilità che fanno parte integrante della loro età e che gli daranno poi la possibilità di un futuro migliore.
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Vista l'età faccio parte della vecchia generazione, è chiaro che l'eBook è una evoluzione, comodo da portarsi e con al suo interno centinaio di libri è una piccola grande libreria che ti puoi portare ovunque, ma il piacere di sentire la carta, di sfogliare pagina su pagina, fare annotazioni a margine, sottolineare quelle frasi o parole che ti colpiscono, rimangono sensazioni uniche che solo il libro cartaceo ti può dare. Tra il lettore e l'oggetto libro si crea un’intimità, te lo porti sul comodino, lo tocchi, lo vedi e rivedi, talvolta ti capita a caso tra le mani e lo riprendi a leggere. Insomma qualcosa di molto diverso da un piccolo computer.
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Non saprei dire, mi è sempre piaciuto leggere alternando momenti di continuità con altri periodi di sospensione. Ho seguito passioni alterne: storia, politica, astronomia, antropologia seguendo un filo per un periodo per poi passare ad un altro. Scrivere mi è sempre piaciuto, lo trovo un momento intimo teso a comunicare qualcosa a chi ha interesse ad ascoltarti. Direi ponderato nel tempo. Anche in questo caso mi ci sono avvicinato gradualmente, ma ad un certo punto l'esigenza di scrivere è arrivata e non ho potuto più farne a meno.
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
La mia storia è come quella di migliaia di Runner che come me impegnano una piccola o grande parte della loro giornata agli allenamenti per raggiungere il loro obbiettivo qualsiasi esso sia, non importa. E correndo ogni volta in maniera del tutto spontanea mi venivano in mente tanti particolari della vita passati e presenti. Tornato a casa mi veniva di scriverli di non perdere quelle riflessioni. Non lo ho mai fatto. Sono stati momenti di elaborazione continua dove ricordi e vissuto presente hanno fatto da traino per chilometri e chilometri. Tempo fa ho partecipato ad una presentazione del romanzo " Un giorno ti ho parlato d'amore", che prima ho già menzionato, quel ragazzo ha fatto anche lui chilometri e chilometri per raggiungere il suo scopo, per me forse lo scopo e stato quello di scrivere e così ho fatto.
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Credo che in tutte le parti del libro il tema centrale è quello della speranza, quello di non mollare mai, di conquistarsi giorno dopo giorno un pezzetto di vita che andrà poi a comporre il grande quadro della nostra vita. Con la consapevolezza che niente è facile ed ogni cosa ha i sui tempi che vanno seguiti e rispettati, come per la corsa appunto ogni fase della maratona ha una sua criticità e bisogna superarla. Il messaggio è ai giovani, alla loro bellezza, alle loro capacità di cambiare e di migliorare la loro vita e quella degli altri. Anche quando credi che ti sta andando tutto male devi pensare che domani andrà meglio. Non è facile retorica ho vissuto personalmente momenti molto difficili venendo appunto da una periferia dove regnava la legge del più forte (nel senso del più violento) ma posso dire ora che ce l'ho fatta. Senza dubbio lo sport mi ha aiutato tantissimo e credo che possa fare da ancora di salvezza per molti giovani. È certamente una palestra di vita.
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Senza dubbio a preso coscienza piano piano nel corso della vita. I cambiamenti sono stati talmente tanti che non ho avuto modo di concentrarmi sulla scrittura. Però un filo nel pensare scrivere qualche appunto leggere riflettere su molti testi ha contribuito molto nell’avvicinarmi sempre di più alla scrittura. Ho scritto spesso la mattina presto quando ancora la ragione non ha preso il sopravvento nelle mille cose che uno deve fare. In quel lasso di tempo dove sono le emozioni a essere protagoniste, e lì che riesco ad esprimermi meglio.
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Come accennavo precedentemente il punto tra un prima ed un dopo è stato l'invito a partecipare alla presentazione del libro "un giorno ti ho parlato d'amore" un romanzo di Maura Maioli". Nel preparare la domanda ho iniziato a scrivere pagine e pagine con relativi appunti, successivamente mi sono reso conto che, ovviamente, la domanda doveva essere breve per non prendere troppo spazio e ne ho ricavato una piccola sintesi. Dopo ripensandoci mi sono chiesto come mai questo movimento verso la scrittura? La risposta sono stati altri quattro scritti che ho inviato alla redazione di Left su episodi importanti del passato e di personaggi famosi che poi gentilmente sono stati pubblicati. Da lì è stato un crescendo e non mi sono più fermato.
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Si, non spesso, ma per almeno due tre volte mi è preso letteralmente il panico, perché scrivendo mi rendevo conto di stare a raccontare la mia vita. Molto rischioso e di difficile svolgimento nel senso che si raccontano momenti davvero delicati, importanti, anzi fondamentali della mia vita che rappresentano passaggi cruciali che ancora oggi sto elaborando. Nel racconto, dove l'elemento collante di tutto è la corsa, l'attenzione è stata quella di non enfatizzare troppo il gesto atletico per parlare di quella intimità che si riesce a creare con se stessi quando si è stanchi fisicamente ma non mentalmente e dove la tensione corporea cede il passo alla leggerezza del pensiero. Si comunque concludendo ho temuto di non portarlo a termine.
10. Il suo autore del passato preferito?
Da ragazzo Salgari con le Tigri della Mompracen (proprio in questi giorni mi sto rivedendo tutti gli episodi di Sandokan della Rai), il Corsaro nero.
Poi Jules Verne con i suoi "Ventimila leghe sotto i mari", il "Giro del mondo in ottanta giorni", "Viaggio al centro della terra". Tutti libri letti più volte.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Seguo il filo della precedente domanda sul tema dell'E-Book, chiaramente è uno stimolo nell'ascoltare e partecipare a nuove forme di comunicazioni che non debbono essere, a mio avviso, ne criticate ne enfatizzate, dipende dal lettore.
La scelta è decisamente personale. Io ribadisco amo la carta, la penna, la matita la gomma da cancellare e quindi preferisco il cartaceo. Ma quando si parla di comunicazione di cultura qualsiasi mezzo va bene l'importante è diffonderla più possibile per cercare di arginare l'ondata del tutto facile del tutto già conosciuto, portare anzi accompagnare le persone a ragionare a pensare con il proprio cervello, quindi qualsiasi mezzo va bene per raggiungere questo scopo.