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BookSprint Edizioni Blog

30 Giu
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Intervista all'autore - Renata Volante

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nativa d’un paese della provincia di Frosinone, il paese di Fedele, il protagonista e ispiratore del mio libro, ma sono vissuta a Venezia.
In realtà, alla mia nascita, i miei genitori e mia sorella abitavano già da vari anni in questa città, ma io sono arrivata prima del tempo previsto, quando mia madre era in vacanza presso i suoi genitori…
Ho insegnato a Venezia sino al giorno del mio matrimonio con Antoine, francese d’origine italiana, e mi sono trasferita a Parigi.
È divertente, ripensandoci, osservare il gioco di ping-pong della vita : mia madre, nata da genitori italiani, è sempre vissuta a Parigi ma ha incontrato mio padre, si è sposata ed è rimasta in Italia; io vivevo in Italia, ho sposato un francese e mi sono trasferita a Parigi; mia figlia è nata e cresciuta a Parigi, ha sposato un italiano e vive a Roma… c’ è da chiedersi cosa farà sua figlia!
Ho cominciato a scrivere molti anni fa, ma non ho mai pensato di pubblicare un libro. Nella mia famiglia ci sono già altri scrittori e non vedevo la necessità d’aggiungere anche il mio nome. Sono stati mio marito, i miei figli e mio genero ad insistere perché lo facessi.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Scrivere è un momento di libertà assoluta, non ci sono limiti alla creatività, si possono descrivere luoghi e situazioni, creare personaggi ai quali attribuire sentimenti da analizzare, ma non c’è un momento della mia giornata destinato alla scrittura: scrivo quando sono libera da altri impegni e, soprattutto, quando 
«sento» che ho bisogno di farlo, e questo può accadere in qualsiasi momento.
C’è sempre, invece, alla sera il momento dedicato alla lettura, al quale non rinuncio mai.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Oh, là là. Uno solo? Ce ne sono molti e per ogni genere!
Penso a Joël Dicker e a Tom Harris per il genere thriller psicologico; a John Grisham per i temi giuridici-sociali; a John Le Carré e a Robert Ludlum, dei mostri sacri dei libri di spionaggio; a Martin e Rowling per il fantastico…. Ma la lista potrebbe continuare all’infinito.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Per testimoniare il mio grande rispetto a tutti gli emigrati che, come mio suocero, hanno dedicato la loro intera esistenza al lavoro.
Insegnando l’italiano nelle scuole straniere, ho avuto modo di avvicinare molti dei nostri emigrati, di conoscere le loro storie e di sensibilizzarmi alle ragioni che li hanno spinti ad emigrare. Non è stato semplice per nessuno di loro inserirsi in un paese straniero, accettarne gli usi e costumi, imparare una nuova lingua… almeno quel tanto che bastava per farsi capire!
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Molto! La società nella quale un individuo si sviluppa è primordiale per la sua formazione, per le sue conoscenze. Ma la lettura è uno strumento che permette a tutti, anche a chi vive in un contesto sociale difficile o proviene da famiglie meno fortunate, d’innalzarsi, di prendere coscienza del proprio potenziale e di come svilupparlo.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Entrambi. Molto spesso scrivere mi permette d’isolarmi, di dimenticare per un breve tempo le preoccupazioni quotidiane ma, il più delle volte, come nel libro
«Ricorderò il tuo mondo», scrivere è un modo di descrivere la realtà, di raccontare e tramandare ai più giovani degli squarci di vita, vissuta in un mondo ormai così lontano da sembrare irreale.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Di mio c’è tutto l’amore viscerale che provo per il mio paese e che appare in ogni pagina del libro.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Senza dubbio mio suocero, visto che è il protagonista del libro.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Alle due persone di cui potevo fidarmi per una critica senza indulgenza: i miei figli.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Il mio kindle è sacro! Non potrei farne a meno: è un’intera biblioteca racchiusa in pochi centimetri quadrati ed è estremamente facile trasportarlo.
Sicuramente, vista la sua praticità di lettura su tablets e vari supporti elettronici, l’uso del e-book si svilupperà in modo esponenziale, tuttavia, e il mio giudizio è strettamente personale, non procura al lettore la stessa sensazione di un libro cartaceo.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L’audiolibro si rivelerà senza alcun dubbio molto utile ai non vedenti o malvedenti, e potrà dimostrarsi un alleato importante per l’apprendimento di una lingua straniera, ma non penso che possa sostituire un libro o un e-book.
«Ascoltare» una storia non è come «leggere» una storia.
 

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Mercoledì, 30 Giugno 2021 | di @BookSprint Edizioni

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