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22 Giu
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Intervista all'autore - Stefano Carlino

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Vita variegata ed intensa. Nato prima della seconda guerra mondiale, da una famiglia cristiana osservante, sono stato inviato in collegio dai salesiani. Lo stile di vita e la pedagogia di don Bosco hanno segnato la mia formazione sociale, religiosa, morale, filosofica, teologica e politica. Dopo la laurea in scienze giuridiche ed aver vinto il concorso di dirigente presso l'Istituto Nazionale Assistenza Malattia Lavoratori (INAM), mi sono sposato. Per impegni di lavoro e di famiglia ho trascurato i lavori e le novità contenute nei documenti del Concilio Vaticano II che, ripresi nell'avvicinarsi del periodo pensionabile, mi hanno indotto a rivedere quanto mi era stato insegnato alla luce del Concilio di Trento ed a prendere appunti. Non pensavo diventare scrittore.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Per situazioni fisiche precarie nei momenti di serenità mentale.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Non ho avuto mai preferenze particolari. Nella giovinezza leggevo, Salgari, Edmondo de Amicis, I Fratelli Grimm, Tomas S. Kunn, S. Freud, Maria Montessori, Martin Hegger, R:K Popper. Oggi leggo saggi sulle sacre scritture e documenti conciliari.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Per caso. Nella mia vita ho preso appunti su ogni genere letterario. Un sarcoma mi ha interrogato sulla opportunità o meno di intervenire nel dibattito teologico in corso sull'Ordine Sacro e sulla interpretazione delle Sacre Scritture. Sentito il parere favorevole di alcuni esegeti e teologi, tra una Kemio e l'altra, ho pubblicato alcuni saggi.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Moltissimo. Gli studi classici, gli approfondimenti sui documenti del magistero della Chiesa Cattolica, l'esperienza nei sindacati, in politica, nell'attività di volontariato hanno lasciato un segno che ritengo sia visibile nei saggi pubblicati.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per me è una riflessione continua sulla realtà letta alla luce degli eventi storici e dei mutamenti di pensiero e di costumi.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Molto poco. Ho esaminato quello che altri hanno fatto e detto. Di mio ho messo solo l'interrogarmi e lo sforzo di dare una risposta ai vari perché.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Il sarcoma, compagno inaspettato, ma accolto con serenità, della mia vita.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Il contenuto dei miei saggi era diretto ai diaconi ed ai teologi della mia diocesi.
Quando ho deciso di pubblicare il primo aggio ho inviato quaranta copie a teologi ed esegeti per un loro parere. Sono stato invogliato a pubblicare. Gli altri saggi, essendo tutti dello stesso tenore li ho pubblicati senza alcun parere.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Ogni scrittura presenta aspetti positivi ed aspetti negativi. Però tutte le scritture sono utili, se non necessarie, per fare cultura.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Per chi viaggia e per i ciechi può rappresentare uno strumento di cultura. Comunque tra le varie forme espressive ritengo abbia meno chances delle altre.

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