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19 Giu
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Intervista all'autore - Marco Dandini

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere mi offre l'opportunità di esternare uno stato d'animo. Un pensiero. Una gioia. Un dolore. Un'arrabbiatura. È libertà.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
In questo libro c'è molto della mia personalità se legata ai tratti del protagonista maschile. Oltre alla voglia di pensare e riflettere su cose della vita alle quali spesso guardiamo con paure e immotivati pudori.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Reazione. Reazione in un momento molto particolare come quello del Covid dove tutti siamo stati costretti ad una forma di "reclusione" fisica ed emotiva che non ci aspettavamo. E' stato certamente un attimo di ribellione.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
In questo sono stato aiutato dalla mia esperienza di vita vissuta nel campo della comunicazione. In un giornale con due parole nel titolo devi raccontare un articolo di novanta righe. Nel messaggio di passaggio di uno spot radiofonico con una parola devi cogliere immediatamente l'attenzione. Insomma "301", apparentemente senza senso, ho creduto potesse suscitare la curiosità di aprire il libro e leggere.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Più che libro porterei due "anime" con le quali parlare...parlare...parlare. E chiedere...chiedere... chiedere: Charles Bukowski e Gabriel Garcia Marquez.
 
6. Ebook o cartaceo?
Assolutamente e perennemente cartaceo. Trovo che la scrittura, nella sua emotività, sia tanto "fisica" e "carnale". Una fisicità ed una carnalità che passano inevitabilmente nell'odore della carta, nel tatto con la copertina, nel tenere il segno con le mani su una pagina...fermarsi a pensare e poi riprendere. In un libro riusciamo a ritrovare fantasia e immaginazione nei tratti dei personaggi, nelle loro voci, negli angoli di un luogo...Insomma, ci siamo noi.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Parlare di carriera lo trovo un po' presuntuoso. La spinta mi è stata data dai numerosi commenti che ricevevo, pubblicamente e privatamente, ogni volta che esternavo un pensiero sui social o al termine di scambi di opinioni e vedute nelle chiacchierate con gli amici. Tutti alla fine a dirmi: "Ma perché non scrivi un libro?". Da lì ho trovato il coraggio.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Tutto è legato ad un tratto della mia personalità: la curiosità. Oltre al fatto che non ho mai amato i luoghi comuni e certi stereotipi. Parlando di sentimenti poche volte all'uomo sono stati associati i concetti di sofferenza, delusione, capacità di amare. Sono da sempre convinto che nelle relazioni ci sono due persone, non due generi. Se riusciamo ad educare e capire questo tante cose andrebbero meglio.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Impossibile da descrivere. È qualcosa di così intimo che non trova parole adeguate per essere raccontato. È semplicemente emozione allo stato puro.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Nessuna in particolare.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Parliamo di gusti. Sensazioni. Piaceri. Per quanto riguarda la lettura credo non ci sia voce narrante, nella testa e nell'animo, migliore di quella di ognuno di noi per fantasticare e immaginare. Dare forma e corpo a ciò che un racconto può e deve lasciarci dentro.
 
 
 
 

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Sabato, 19 Giugno 2021 | di @BookSprint Edizioni

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