1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono Maria Rosa, una suora missionaria comboniana, ho vissuto in Africa, in Europa, adesso a Roma. Sono di origine modenese, nata a Vignola. Arrivando vicino al mio 50° di consacrazione a Dio, che è quest'anno nel 2021 il 1° maggio, ho pensato che era bello ripercorrere a ritroso la vita vissuta, soprattutto pensando alle molte persone incontrate, a cui ho cercato di dare gioia e speranza nel Nome del Signore Gesù. La pandemia 2020 mi ha così aiutato a diventare scrittrice delle mie memorie di vita vissuta. E ne sono orgogliosa.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
L'alba, con il sorgere del sole, è il momento più bello per me per scrivere. Mi dà un senso di speranza grande. Oppure alla sera verso 21 quando nel cielo brilla la luna e si vedono le stelle, l'orsa maggiore per esempio, che a gennaio si vede benissimo, e che vedevo anche quando ero in Africa. E i miei ragazzi africani chiamavano invece "i tre re magi". Perchè ci sono tre stelle in fila. Momenti magici per scrivere le proprie memorie di una vita pienamente vissuta.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Ce ne sono diversi.
Parliamo ora di Dacia Maraini, che come scrittrice ha affrontato i grandi temi sociali, la vita delle donne, i problemi dell'infanzia. Ho letto con piacere "La storia di Chiara" - "Il treno dell'ultima notte" di carattere storico. L'olocausto e la guerra visti con gli occhi di una donna. Una scrittrice veramente esplosiva: romanzi, racconti, poesie, saggi, teatro. Non posso poi dimenticare le sue poesie. Stupende.
4. Perché è nata la sua opera?
Per fare memoria, nel cuore, di una vita che ho vissuto pienamente e con gioia.
Lo stimolo principale sono stati i mesi del confinamento, tra marzo e giugno 2020. Una mia cara amica aveva un blog, nel quale mi ha chiesto di curare una rubrica di vita missionaria. E così settimana dopo settimana è nato il libro del 50°. Davvero mi ha fatto molto bene ripercorrere incontri e incontri a distanza di tempo. Veramente ne è uscito un tessuto colorato e profondo, che è la mia vita di oggi con tutta questa ricchezza vissuta.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Nella mia lunga vita missionaria, ovunque sono stata ho dato inizio a giornaletti locali, nelle diverse lingue. In Congo è nato MBOTE-SALAMU, che vuol dire "buongiorno" in lingua lingala e in kiswahili, che è andato avanti per anni. Ancora si stampava con il ciclostile. Poi è nata "LOLAKA", che vuol dire "voce". Era un giornalino per le giovani che potevano ascoltare la voce del Signore, la chiamata nella loro vita.
Poi a Roma ho continuato una pubblicazione che già usciva nell'ufficio a me affidatomi, è uscita per anni. Era nel campo della formazione per le sorelle comboniane dedite al loro ministero tra i giovani.
Poi in Polonia ho dato vita a un giornalino quadrimestrale per tutti i nostri amici vicini e lontani, per interessarli alla vita missionaria. Si chiamava "Misja czeka na ciebie" - La missione aspetta te! - È uscito per 8 anni. Poi ho dato vita a un movimento on line di preghiera per i missionari e missionarie, dal nome "Monastero invisibile". Ho capito adesso che la mia vocazione giornalistica, storica, di scrittrice è nata tanti anni fa.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere per me è sempre stato far conoscere altri popoli e le loro ricchezze culturali e religiose. E' sempre stato uno strumento di carattere formativo delle coscienze, per aprirle alla universalità, alla fratellanza, alla sororità con il tocco di parole, emozioni lette e che arrivano direttamente al cuore.
Mio papà ha conservato scatole piene di lettere da me scritte e indirizzate alla famiglia e alle persone amiche, raccontanto tutta la mia vita missionaria, passo dopo passo. Ho tessuto, per così dire, una rete di vita tra Europa e Africa. Una vita vissuta.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Nel mio libro c'è Maria Rosa, una donna consacrata a Dio, per i popoli più poveri e segnati da grandi sofferenze, ma anche segnati da tanta ricchezza spirituale. Io mi sono formata attraverso di questi popoli presso i quali ho vissuto a lungo.
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
La mia amica giornalista mi ha spronato a scrivere, non sapevamo cosa ne sarebbe uscito. Invece sono usciti sulla carta parole e ricordi di una vita piena.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
La prima persona a cui ho fatto leggere i miei scritti è stata una sorella comboniana più anziana di me, che ha vissuto tantissimi anni in Africa. Volevo sapere da lei cosa ne pensava, se le toccava il cuore, se si ritrovava. E così ho continuato a scrivere, con alle spalle la saggezza di questa donna consacrata.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Io amo molto la storia e la ricerca storica... certamente il futuro è nell'ebook.
Però io sono convinta che il futuro è ancora nella carta stampata. Leggere un libro cartaceo, sfogliandolo, assaporandone il profumo, girando le pagine con calma tra le dita...sono emozioni che sono imperdibili.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Io credo nell'audiolibro. Ascoltare la voce, la pronuncia delle parole, il suono e il timbro della voce, sono pure emozioni fantastiche, che riempiono l'anima.
Ho ascoltato la lettura della Bibbia fatta in modo continuato, una cosa emozionante davvero.
Noi sorelle comboniane abbiamo l'audio degli scritti del Fondatore, San Daniele Comboni. Ascoltare le sue lettere è qualcosa di incredibile, entra dentro nel cuore. E vi rimane per sempre.