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14 Giu
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Intervista all'autore - Arnaldo Santori

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Ho pensato alla conoscenza ed all’esperienza come binomio indissolubile che mi avrebbe aiutato a crescere. Il percorso è stato lungo e tempestoso un alternarsi di gioia a stadi di pace e dolore. Ho sempre avuto davanti a me il mare con i monti alle spalle, con un desiderio di tornare alla vita semplice e genuina seppur laboriosa della natura e dei campi. Pensare richiede silenzio. Parlare richiede padronanza di linguaggio, la lettura quella che ognuno di noi preferisce e la scrittura sbocciano come un fiore quando tutto diventa logico e chiaro. La scrittura, rende vivo ed attivo il pensiero ed in qualche modo lo immortala.
 
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Ad un adolescente suggerirei leggere, perché leggere e scrivere sono un esercizio che fa bene al cuore ed all’anima. Serve a sapere realmente chi siamo. Suggerirei Il canto di Natale di Charles Dickens, perché è un libro scorrevole, fuori dal tempo, ambientato in un’atmosfera magica con un messaggio da trasmettere chiaro e forte.
 
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
La scomparsa della lettura del libro cartaceo è solo momentanea. Del libro se ne conserverà memoria nelle biblioteche che sono luoghi fisici. Anche il cinema ed i film tendono a sparire se non fossero restaurati. L’e-book è un nuovo modo di leggere che nulla toglie al fascino del vecchio.
 
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
La scrittura è legata al carattere ed alla crescita della persona. Dà voce ad un’esigenza che si matura nel tempo. La scrittura riesce a parlare e perché sia possibile cerca di acquisire proprietà di linguaggio. Natura, cultura, stato ideale sono il contesto della scrittura. L’amore ritrovato è stato ponderato.
 
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Il voler dire qualcosa che non servisse solo a me. Trasmettere dei messaggi per aprire o iniziare un dialogo proficuo con l’altro.
 
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Il messaggi traspaiono dalle righe. In generale sono messaggi universali quali: la bellezza, il bene, la pace, l’amore, la fratellanza anche se per poterlo fare le strade percorse sono diverse.
 
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
La scrittura in me si è formata nel tempo, da piccolo i sogni erano altri. Ora i sogni restano e forse sono quello che sognavamo un tempo. La scrittura ha una coscienza che prima non potevo avere.
 
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Gli episodi sono tanti, ma l’episodio che mi colpisce di più è quando da un’altra persona prendo uno sguardo buono, ricevo una stretta di mano. Mi s’incoraggia a proseguire. L’episodio più legato alla scrittura del libro è fatto di sguardi, parole, gesti, azioni amichevoli, ricordi.
 
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Il percorso è lungo, quindi faticoso e il pensiero rischia di perdersi. Il dolore, il sacrificio e tanto silenzio insegnano la via per guadagnare la meta.
 
10. Il suo autore del passato preferito?
Jean-Paul Sartre.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Viviamo in tempo dilatato che più non corrisponde al tempo passato. In questo tempo trova posto e spazio l’audiolibro, un mix di tecniche di recitazione riprese secondo me dalla radio e dal teatro rifacendosi ad un copione ben strutturato, servendosi di un microfono per arrivare al pubblico. Una nuova, bella entusiasmante frontiera.
 
 
 
 

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