1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Roma ma ho lavorato in giro per il mondo undici anni nei villaggi Valtur. La prima volta che sono stato in Norvegia è stato nel 1994 per vedere le Olimpiadi. È stato un colpo di fulmine! Da lì ci sono tornato varie volte. Ho avuto diverse fidanzate norvegesi. Ho sempre scritto appunti personali dei viaggi, ma il desiderio, anzi, il sogno, di scrivere un libro è nato durante un Natale di molti anni fa trascorso a Drøbak. La scintilla vera e propria però, è scattata un anno fa leggendo un libro di un'autrice norvegese, Mette Barfelt.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Sempre durante la notte, tra le due e le tre. Durante il giorno mai. Tra e-mail, cellulare e lavoro è impossibile. Però nei momenti liberi della giornata, leggo molto.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Mette Barfelt. Purtroppo le sue opere non sono tradotte in lingua italiana. Però, è un'autrice fantastica.
4. Perché è nata la sua opera?
Per due motivi. Il primo è strettamente personale. Ho scoperto che scrivere mi aiuta a sentirmi una persona migliore. Mi rilassa e mi rende felice. Il secondo è perché spero che, leggendo le mie storie, le persone tornino ad apprezzare le cose semplici e che possano passare venti minuti di spensieratezza. Credo che se tutti tornassimo alla semplicità della vita e a sognare, vivremmo tutti meglio, soprattutto al mondo di oggi.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
In realtà ciò che influisce nelle mie storie sono le esperienze che riesco a vivere ogni volta che vado in Norvegia. È un contesto diverso dal nostro paese. Diciamo che lì trovo tutto ciò che in Italia non esiste e credo, con molta amarezza, non esisterà mai.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Ho sempre pensato che il filo che separa i sogni dalla realtà sia molto sottile. Sognare però, aiuta a vivere meglio la realtà.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Certamente molto e credo che sia così per ogni autore. Le mie opere nascono dai miei sogni, che pian piano si trasformano in realtà.
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Assolutamente sì. È una famosa giocatrice di tennis canadese, Eugenie Bouchard. Lei mi ha ispirato molto nello sviluppo delle storie.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A un'amica di Oslo. Ho tradotto con pazienza il libro in lingua norvegese e glielo inviato.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Il futuro della scrittura sarà sempre il cartaceo. Credo però, che le nuove tecnologie siano dei validi supporti. Trovo interessante leggere un romanzo nei diversi formati per capire le differenze.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Come ho detto prima, è un valido supporto al formato cartaceo. Sono sicuro però, che non potrà mai sostituirlo.