1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è un po' come essere il regista di un film, dove si dipanano scenari intrinsechi celati dentro noi stessi, a cui noi facciamo prendere corpo, concretizzandone l'emozioni e i significati, una catarsi potentissima.
L'emozioni che si possono vivere sono le più disparate, entusiasmo, dolore, gioia, etc , questo dipende molto dal contesto che si sta descrivendo e dal grado di coinvolgimento emotivo dell'autore.
Per me “Orpak” è stato una sorta di parto catartico, dove ho vissuto gioie, entusiasmi, ma anche un ventaglio di emozioni di dolore, alla fine con risvolti positivi e risolutivi.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Di base c'è molto di autobiografico, poi ovviamente il racconto si dipana nella fantasia, che però si riallaccia sempre a dei contenuti psichici reali, a degli spunti di vita vissuta, un misto tra fantasia e realtà, credo come per tutti gli autori che scrivono cose partorite dalla pancia, dall'anima.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Diciamo che grosso modo è quello che ho già scritto nella prima risposta, è stato il bisogno di esprimere il mondo interiore, come un seme che avevo dentro con il bisogno di far crescere e diventare albero, per poterlo vedere e coglierne i frutti per me e per altri, insomma come ho detto sopra una vera e propria catarsi
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
No, non ho combattuto, così come devo dire, che non ho faticato molto a scrivere il manoscritto, è stato tutto molto fluido e spontaneo, titolo compreso, come una sorta di scrittura a getto, coinvolgente, ho vissuto in primis una vera e propria avventura entusiasmante, avevo la febbre quando ho iniziato, ero molto sull'emotivo.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Difficile dirlo, a me piace Hermann Hesse, forse perché era uno Junghiano, quindi sicuramente Siddharta, e "Il lupo della steppa", ma anche di Moravia "Il conformista", ma ce ne sarebbero molti altri.
6. Ebook o cartaceo?
Cartaceo, mi piace sentirne la sostanza, ma in alternativa, come seconda opzione anche l'Ebook può andar bene.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Io sono autore e compositore di brani musicali, uno di essi anche pubblicato su YouTube, il manoscritto di “Orpak”, è stato un'esperienza forte che si riallaccia a buona parte dei miei brani nei suoi contenuti similari.
Correva l'anno 2010, e come ho già spiegato, “Orpak” è nato da un’esigenza interiore.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Molti anni fa, quando ero ancora un ragazzo, 16-17 anni, scrissi 2 pagine che potrebbero ora dirsi una super sintesi di “Orpak”, non c'erano nomi ma solo il significato dei colori e le emozioni correlate simbolicamente, lo feci leggere a mia sorella maggiore, psicologa, che ne rimase molto colpita oltre che stupita.
Da adulto quel ricordo mi raggiunse, perché evidentemente i tempi inconsci erano maturi, e nacque così “Orpak”.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È un'esperienza fantastica, fa piacere quando qualcuno lo legge, vedere l'emozione che suscita a terze persone e sentire allora di aver colto nel segno, nel senso che l'impatto emotivo del racconto riesce ad evocare il mondo interiore del lettore, così come cerco di fare anche con le mie canzoni.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Credo se non ricordo male, la mia compagna di allora, in quel tempo vivevamo insieme.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L'audiolibro, così come l'Ebook, sono i progressi delle nuove tecnologie e sono sicuramente fantastici, l'audiolibro poi con musica correlata può dare il suo potente contributo alla generale atmosfera delle opere, così come nei film, però il libro cartaceo, lascia più spazio alla propria libera immaginazione ed interpretazione, e quindi alla più personale e pura risposta emotiva ed intellettuale.
Con questo non voglio dire che sono contrario alle nuove tecnologie, molto dipende dai contesti dove uno si trova, scuola, gruppi di lettura, recite, etc.. ma sicuramente le nuove generazioni troveranno naturale l'utilizzo di questi supporti, come dire, ognuno è figlio dei suoi tempi.