1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nata a Genova all'inizio degli anni '60. Abitavo e abito tutt'ora in un piccolo paesino che una volta era affacciato sul mare.
Ho avuto la fortuna di passare l'estate della mia infanzia sulla spiaggia.
Mio padre era, una persona molto colta che mi ha trasmesso l'amore per la lingua italiana e la lettura, mia madre era il mio rifugio, la mia confidente, la mia anima.
Ho iniziato a scrivere su un piccolo giornale locale on line, i miei articoli venivano molto letti, infatti avevo superato il record di visualizzazioni.
Il mio capo redattore mi suggerì di scrivere, quasi per gioco iniziai con "Il pampano" e poi arrivò il secondo e sta nascendo anche il terzo.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non c'è un momento, durante il sonno mi esce una parola, poi la cornice, io la annoto su un taccuino che tengo sul comodino.
Sembra il codice da Vinci, non ha un senso, le parole sono scritte senza logica, a volte dritte a volte sottosopra, ma io so cosa vuol dire.
A volte capita che non annoto e il pensiero sfuma.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Andrea Scanzi.
Marco Travaglio.
4. Perché è nata la sua opera?
Ho conosciuto Aurora, una ragazza affetta da sla, mi ha colpito la sua grande voglia di vivere e l'ho raccontata.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ho fatto studi scientifici, ma ho sempre letto molto, ho la "fortuna" di essere dislessica, quindi la mia lettura è molto veloce e se un libro mi piace lo divoro.
Il contesto sociale, forse, ho amici con cui si discute di tutto e ci si confronta. Inoltre credo che scrivere sia qualcosa che nasce senza volere, sono particolari momenti, per me la scrittura è come una musica, scorre, ma non lo decido io.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
È un modo per far sentire emozioni e se ci si riesce il lettore si emoziona e lo scrittore ha colto nel segno, la sua empatia è servita.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
La mia empatia, anche se è stato difficile riuscire a sentire ciò che è dentro un corpo piagato da una malattia come la sla.
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Aurora, la ragazza con la sla, il suo sorriso mi esortava a continuare, la sua voglia di vivere è contagiosa.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Al mio caro amico Carlo, colui che si occuperà di presentare il libro durante la presentazione.
Il ricavato del libro andrà in beneficenza.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Forse, ma il piacere di aprire un libro nuovo, l'odore della carta stampata, la rigidità delle prime pagine... io continuerò a comprarli cartacei, ma da informatica (ebbene sì, ho studiato informatica, mai scelta fu più sbagliata) sono sempre favorevole a nuove frontiere.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È molto importante, soprattutto quando non ci sono le condizioni per leggere, a me capita di ascoltare libri, in momenti particolari, quando sono stanca o prima di dormire, magari con la luce spenta.