1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è una passione che mi consente di entrare appieno nel momento presente, di esprimere il mio potenziale creativo e di liberare la mente da pensieri inutili. Ma è allo stesso tempo una missione per contribuire al miglioramento dei lettori, al loro benessere e alla loro felicità. Quando scrivo posso entrare in una serie di stati diversi in base a quanto riesco a "scomparire" nello stesso atto di scrivere per diventare tutt'uno con la scrittura.
In alcuni casi, quando scrivo il tempo si congela, le parole fluiscono senza sforzo e l'unica azione che compio è battere sulla tastiera mentre le pagine si scrivono da sole. È uno stato che viene definito come flusso, che non può essere descritto a parole, ma può soltanto essere sperimentato in prima persona: solo chi scrive appassionatamente lo conosce bene! Quando sono particolarmente nel flusso, appena termino di scrivere potrei sentirmi particolarmente in pace, in uno stato quasi senza mente, rilassato e pienamente felice.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Credo che il semplice fatto di scrivere un libro significhi donare se stessi, anche nel caso in cui il libro tratti di argomenti impersonali o tecnici. Infatti il semplice fatto di battere su una tastiera trasferisce la tua energia alle parole, e il libro rimane impregnato per sempre di quella energia. È qualcosa di magico: semplicemente quando scrivo intensamente divento letteralmente ciascuna parola del libro, ciascuna frase, ciascun capoverso. Quindi oserei dire che nel libro c'è tutta la mia vita, perlomeno il pezzo di vita che ho trasfuso nel momento in cui ho scritto! Da un punto di vista "meno magico", nel libro ho recuperato insegnamenti di tradizioni antiche, consigli avanzati di spiritualità, alchimia e crescita personale, condendoli con la mia esperienza personale e, per quanto possibile, offrendo un contributo originale e innovativo, modernizzando concetti e interpretandoli in alcuni casi secondo il mio spirito. Quindi anche da un punto di vista personale credo che sia presente un'importante parte di me.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere quest'opera ha rappresentato per me una grandiosa opportunità di occuparmi in prima persona di cercare una via per la felicità, da sperimentare innanzitutto su di me prima di proporla al mondo. Quindi la scrittura del libro ha rappresentato uno stimolo per applicare per primo i consigli che si possono trovare all'interno. Posso dire che scrivere il libro mi ha permesso di appassionarmi via via sempre più al tema della felicità e della pace interiore. Del resto, che scrittore sarei se dispensassi dei consigli per essere felice se non fossi il primo a lavorare su di me per raggiungere tale obiettivo?
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Direi che la scelta del titolo è stata piuttosto semplice, in quanto ho preferito un titolo che rispecchiasse il contenuto del libro senza cercare particolari effetti speciali, giochi di parole o allusioni misteriose. Essere pratici talvolta risparmia molto tempo! Al contrario, ho preferito abbandonarmi alla creatività nei titoli dei capitoli e nel corso della scrittura. In ogni caso, devo confessare che inizialmente non ero tanto sicuro del numero delle mosse da proporre per essere felice. Perché proprio 20? Non chiedetelo a me: se mi è venuto in mente quel numero, ci sarà qualche inspiegabile ragione che nessuno potrà mai comprendere...
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Se mi ritrovassi in un'isola deserta, vorrei avere con me un libro che mi spieghi come posso tornare a casa! A parte gli scherzi, in una situazione del genere credo che mi farebbe compagnia un libro spirituale per aiutarmi ad arrendermi alla situazione e trovare la pace anche nella più completa solitudine e in mezzo alle minacce e ai pericoli del luogo. Quindi mi piacerebbe avere tra le mani un libro di Eckhart Tolle o di qualche altro maestro illuminato. Credo che trovarsi in un'isola deserta possa essere la più grande sciagura che ci capita ma anche la più sincera benedizione dal cielo, poiché è un'opportunità per distaccarsi dalla "vita terrena" per elevarsi a una dimensione spirituale e trovare la vera pace che, come insegnano i grandi maestri, non dipende dall'avere o dal fare né dalle condizioni esterne, ma dal ritorno all'Essere...
6. Ebook o cartaceo?
Preferirei un libro cartaceo, perché il contatto diretto con la carta consente secondo me di costruire una identità immaginaria più forte con l'autore del libro, di leggere con un'intensità e una profondità maggiori, di comunicare con il libro stesso e di "amarlo" come un compagno di vita! Qualcuno ventila l'ipotesi che il cartaceo scomparirà, mentre altri sono sicuri che ciò sarà impossibile. In ogni caso, ritengo che un'eventuale scomparsa del cartaceo sarebbe un grande peccato, perché leggere un libro è una delle esperienze più intense e più cariche di emozioni e sensazioni che un essere umano può sperimentare in questa vita!
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Anche se scrivo abitualmente, non parlerei di carriera di scrittore, un po' perché al momento ho pubblicato ufficialmente soltanto un libro, ma soprattutto perché per me scrivere è innanzitutto una passione. Quindi risponderò alla domanda come se mi fosse chiesto "quando e perché ha deciso di dedicarsi alla passione della scrittura?". In questo caso potrei rispondere che ho iniziato a scrivere da quando avevo appena sette/otto anni (e non intendo che a quell'età ho imparato a scrivere, perché in tal caso sarei stato addirittura in ritardo rispetto ai tempi!): scrivevo storie di magia e di avventure immaginarie. La scrittura è sempre rimasta un'ossessione, ma ci sono stati periodi in cui ho scritto di meno o addirittura nulla, altri in cui riempivo interi quaderni oppure rimanevo ore e ore a battere sulla tastiera. Per un certo tempo ero ispirato a scrivere poesie. Fino a meno di un anno fa, avevo praticamente smesso di scrivere, salvo alcuni periodi di fertile immaginazione. Da alcuni mesi posso dire di aver ufficialmente intrapreso la carriera di scrittore anche se, ripeto, non amo usare questo termine, perché per me la scrittura non può essere considerata una professione! In ogni caso, verso agosto dello scorso anno ho aperto un blog (Il sentiero della Realizzazione) e pubblico quasi quotidianamente nuovi contenuti e, ovviamente, ho scritto il libro che ho pubblicato con voi!
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea di questo libro è nata all'interno di un lavoro più ampio legato al mio blog di crescita personale e spiritualità, con l'obiettivo di sintetizzare in un manuale le mie esperienze e approfondimenti e la mia passione per la ricerca della felicità e della pace. Un aneddoto legato alla scrittura del libro? Prima di iniziare a scrivere, ho stilato un menu completo con la disposizione di tutti i capitoli in modo da avere un piano dettagliato che mi costringesse a terminare il libro. Infatti questo è solo l'ultimo dei libri che ho scritto, ma il primo che sono riuscito a terminare! Quindi sono piuttosto soddisfatto di aver portato a termine l'"impresa"! Uno scrittore sa bene quanto l'entusiasmo e la motivazione iniziali a scrivere un libro sono del tutto inaffidabili: la carica si esaurisce presto e senza un minimo di disciplina e di forza di volontà nessun libro sarebbe mai stato terminato e nel mercato circolerebbero soltanto bozze incomplete con frasi lasciate a metà, a beneficio della suspense, ma a detrimento di ogni sapere e cultura!
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Nel corso della scrittura si è tentati di impadronirsi del merito dei contenuti, ma uno scrittore ispirato sa bene che non deve lasciarsi prendere da orgoglio personale, perché la scrittura è un processo spontaneo, per cui chi scrive non fa altro che farsi tramite di un'ispirazione che lo trascende e dopodiché non fa altro che battere sulla tastiera. Non c'è nessun merito a scrivere un'opera, e chi si prende il merito sicuramente ha scritto un pessimo libro, poiché quando rivendichi di esserne l'artefice significa che quando hai scritto eri chiuso alle intuizioni più elevate e la tua ispirazione era inquinata da desideri di grandezza o da bisogni personali! Chi scrive davvero è un canale di un'intelligenza superiore, che comunica attraverso la sua mente e lo ispira. Non è un caso che i testi omerici e le opere più importanti dell'Antica Grecia iniziano con un'invocazione alle Muse. Quindi, nello scrivere un libro si può scegliere tra due alternative: il piacere personale dovuto alla rivendicazione della paternità dell'opera oppure la semplice gioia di godere della possibilità di farsi canale di un'ispirazione superiore. In ogni caso, non posso negare che sia naturale sperimentare una certa soddisfazione mentre scrivi e quando porti a termine il lavoro.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
È un indovinello? Non so chi sia stata la prima persona che ha letto il mio libro, ma voi lo sapete, vero? È stata la vostra redazione, giusto?
Ah, intendete chi ha letto il libro dopo che è stato pubblicato? In questo caso non lo so davvero. Prima di sapere chi l'ha letto, spero innanzitutto che l'abbia letto qualcuno! In tal caso, se quella persona leggerà questa intervista, la ringrazio e mi congratulo con lei per essere stata la prima. Le chiedo anche di avvisarmi... Ah, avete ragione, come può uno sapere se è stato il primo a leggere un libro? Può essere al limite il primo a comprarlo... Ora però torniamo seri!
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo che l'audiolibro sia un'enorme opportunità di usufruire di un libro scaricandolo comodamente da casa. Inoltre, il fatto di essere ascoltato ha un effetto totalmente diverso rispetto alla normale lettura: puoi farti guidare dalla voce del lettore senza bisogno di concentrarti sulle pagine, e ciò è vantaggioso perché spesso un libro da leggere richiede una certa attenzione e spesso la mente fugge nei suoi mondi fatati, mentre un libro ascoltato richiede una concentrazione più leggera. Quindi ascoltare un audiolibro è a mio dire un'esperienza più rilassante rispetto alla lettura di un libro. Tuttavia, la mancanza del contatto con la carta rende l'esperienza un po' meno coinvolgente e meno intensa, per cui mi sento di prediligere in ogni caso il cartaceo rispetto a ebook e audiolibri! Ma data la comodità e semplicità del loro utilizzo, nella pratica mi ritrovo spesso a preferire questi ultimi!