1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me è un viaggio introspettivo, un entrare in contatto con le mie emozioni, con i miei sentimenti. È leggersi dentro e dare parola alla propria anima. È conoscere altri aspetti di sé, altri volti. È dare voce al bambino che siamo stati. In ogni personaggio c'è qualcosa di se stessi.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Alcuni episodi del racconto sono legati a dei ricordi della mia infanzia. Soprattutto il capitolo dove Giulia racconta delle estati passate in campagna con la sua famiglia. È reale tutto quello che descrivo lì. I giochi con gli amici, le arrampicate sugli alberi, il pozzo, le zie, l'amore per i gechi e per l'odore di terra bagnata dopo il temporale. Tutti episodi e sensazioni che ho veramente vissuto da bambina.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Un aprire una porta dove avevo nascosto sensazioni, emozioni, poesia.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
L'ho deciso da subito. Non ci ho pensato su. Mi è venuto e basta.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Dostoevskij. L'ho sempre amato da quando a 17 anni ho letto per la prima volta I fratelli Karamazov. Il personaggio di Ivan mi ha affascinato tantissimo. In nessun altro autore ho trovato tanta profondità. Ciò non vuol dire che non mi piacciono anche altri scrittori.
6. Ebook o cartaceo?
Cartaceo senza ombra di dubbio. Il libro è anche odore, è annusare le pagine, è sfogliare, è mettere il segno dove si è arrivati. È bello a casa girarsi intorno e vedere libri un po' ovunque.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non ho deciso di diventare scrittrice, ho scritto e basta. Avevo iniziato 20 anni fa a scrivere le poesie e i primi due capitoli. Poi avevo smesso e non avevo più continuato negli anni seguenti. Quest'anno, durante il lockdown, ho ripreso e ho continuato a scrivere gli altri capitoli. Non avevo già una storia in testa. Le idee mi sono venute mentre scrivevo. Il mio lavoro è fare lo psicologo, un lavoro che amo molto, e non intendo diventare scrittore come professione. Scrivo perché mi piace, scrivere è un modo di entrare in contatto con me stessa.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Non avevo una idea di un libro da scrivere. Non ho prima pensato una storia e poi l'ho scritta. È avvenuto contemporaneamente. Le idee mi sono venute scrivendo. In ogni personaggio femminile c'è una parte di me. È come se in questo racconto avessi dato voce ad ogni mio io.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Mi sembra strano. Sono contenta e sorpresa insieme Non pensavo di scrivere per pubblicare. Sono state mia sorella gemella e mia figlia, ignare che avessi scritto un racconto, che dopo averlo letto mi hanno convinta a farlo pubblicare. Nessuno sapeva che avessi scritto le poesie e avessi iniziato a scrivere un racconto tanti anni prima.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La mia gemella.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Non mi piace. Posso capire in certe occasioni, per esempio mentre si guida la macchina, oppure per chi è ipovedente. Il libro per me è cartaceo. Sfogliare un libro, averlo fra le mani, è una sensazione unica.