1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
La scrittura non è solo il modo migliore per divulgare le proprie conoscenze, con essa si esprimono sentimenti, emozioni, gioia, tristezza. Per me è la migliore dote che l'uomo possa avere e che deve saper amministrare con cura, perché se usata male la scrittura sa essere anche un'arma.
Quando scrivo provo un senso di trasporto e le parole escono naturalmente formando concetti che hanno non solo senso compiuto ma anche ritmo e sonorità.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Il mio libro mi appartiene totalmente; è parte di me e della mia cultura sul Diritto e sull'interpretazione delle norme e, tenuto conto dell'epoca cui si riferisce, è anche espressione della mia passione per la storia del diritto.
Io credo che il dato storico sia da tenere sempre in primo piano, perché non si può comprendere ciò che ci circonda senza sapere da dove scaturisce.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Rispondo a questo domanda con una parola: una scommessa con me stesso e con il mio potenziale lettore.
Mi sono chiesto se fosse meglio scrivere un romanzo o una monografia su di un argomento più impegnativo ed ho scelto questa seconda ipotesi.
Credo in questa scommessa forte del fatto che il lettore attualmente sia orientato verso filoni letterari più impegnati rispetto al romanzo senza nulla togliere nulla a quest'ultimo.
Mi auguro di vincere questa scommessa.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
No assolutamente, perché il mio libro ha un titolo scontato. Il testo nasce dalla rivisitazione della mia tesi di laurea, ho ripreso in mano le mie vecchie ricerche e sono state loro a dare il titolo al libro non io.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Ne vorrei due e sono due grandi classici.
I canti di Leopardi perché in un'isola deserta, soprattutto la sera mi immergerei nella grande arte del Poeta di Recanati, apprezzerei ogni sfumatura e potrei sentire meglio il ritmo. Un'isola deserta è un posto meraviglioso dove poter leggere, perché nella silenzio ed in solitudine si ha un coinvolgimento più forte con l'opera dell'autore.
L'altro è La Divina Commedia, perché se mi trovo in un'isola deserta è perché anche io ho perso "la diritta via".
6. Ebook o cartaceo?
Ebook e cartaceo. Io ho scelto la Booksprint perché ha deciso di pubblicarmi in entrambe le versioni e gliene sono grato.
Credo nelle nuove tendenze editoriali, ma ritengo che il libro "di carta" non debba perdere il suo ruolo: creare delle sensazioni soprattutto al tatto, poi allo spirito ci mancherebbe. Però sentirlo e tenerlo tra le mani dà un senso di appagamento che altre forme editoriali non possono dare.
Le persone della mia generazione hanno ancora il bisogno di toccare le cose per provare sensazioni, i giovani, invece, sono più vicini al progresso perché rappresenta il loro tempo. Comunque Ebook o cartaceo, lunga vita al libro.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
La scrittura è prima di tutto un'arte e quindi devo dire che già dalla mia prima gioventù la sentivo ardere dentro di me, ma l'ho sempre lasciata nel cassetto come un sogno di cui non si vuol tenere conto.
Scrivere è anche un mestiere e non sono presuntuoso se dico che ho deciso di dedicarmi alla scrittura anche per iniziare una carriera che mi dia un ritorno economico, egoisticamente parlando.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Vi rispondo dicendo che, anche se sembra incredibile, l'idea è venuta verso di me da sola. Per intenderci non sono un folle. Credo però che ci siano delle situazioni talmente naturali da apparire strane.
Stavo rimettendo ordine a vecchie carte ed ho preso in mano vecchi appunti e ricerche che avevo fatto per la tesi anni diversi anni fa, ho sentito che quelle vecchie e consumate carte mi chiedevano di dar loro un senso e così ho cominciato a rileggerle, ad integrarle ed è nato il mio libro.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Una sensazione inspiegabile. Non ci credi, ma è vero. E' emozionante sapere che qualcuno, come per me la Booksprint, sta dando corpo a qualcosa che non pensavi mai potesse averne e allora finisci per domandarti, quando ti rendi conto, perché non l'hai fatto prima?
Io credo che talvolta siamo restii a dare ascolto a quello che sentiamo dentro. Susanna Tamaro ha detto: "Ascolta il tuo cuore e quando lui ti parla va dove lui ti porta". Io ho ascoltato il mio ed ora sono grato a chi ha creduto in me e ha creato questo mio libro dalla copertina fino all'indice, con cura e con passione.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Qui vado sul sicuro: mia mamma. Lei lo ha letto quando era solo un manoscritto e se è stata contenta lei che è ipercritica penso di avere buone speranze.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Come per gli ebook anche per gli audiolibri credo che essi rappresentino il futuro, le nuove frontiere della divulgazione letteraria, e sono certo che sarà un successo se tali sistemi vengono utilizzati con razionalità e soprattutto per coloro i quali hanno maggiormente bisogno, come i ciechi che possono ascoltare il loro libro e bere al calice della cultura come i normodotati.
Mi auguro, e l'ho detto anche per l'ebook, che questa alternativa non diventi una prerogativa letteraria in quel caso dovremmo piangere la fine di un grande classico: il libro cartaceo.