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15 Feb
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Intervista all'autore - Marianna Beretta Anguissola

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Per me scrivere significa essere straordinariamente felice. Mi sento piena di vitalità ed entusiasmo quando riesco a ritagliarmi del tempo per dedicarmi a questa passione. È proprio un grande divertimento. Scrivo solo se sono ispirata, se sono trasportata, non mi piace crearmi una rigida routine. Lascio che la scrittura emerga spontaneamente quando posso.
E generalmente non vedo l'ora di poter scrivere. È un po' come una guarigione personale, in cui lo scrittore è allo stesso tempo paziente e medico, per il bene comune. È un po' come una rivelazione di verità segrete che vengono incorniciate. È un po' come estrarre un tesoro da una grotta, la nostra interiorità, da donare agli altri. Posso provare tutte le emozioni che voglio, facendole vivere a un personaggio in cui mi immedesimo. E allo stesso tempo, mi libero delle emozioni che posso aver provato in passato realmente nella mia vita. Posso essere ovunque io desideri stando seduta su una sedia. È un modo per vivere più vite dentro una sola. È un grande dono avere questa possibilità. E non ho detto neanche la metà delle cose che potrei rispondere a questa domanda.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Molto, perché per me scrivere questo libro, più che un'evasione dalla realtà, è stato un rientrare in me stessa dando significato alla vita, interpretandola con uno sguardo creativo. È stato un modo per riscattarla, e darle valore. La nostra vita reale è uno spettacolo già talmente meraviglioso che non c'è sempre per forza bisogno di trascenderla, ma è sicuramente molto affascinante anche oltrepassarla e lasciar libera la fantasia. Non vedo l'ora di potermi di nuovo cimentare in questa fase di sviluppo creativo facendo nascere ogni volta un qualcosa di nuovo.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Ha significato tanto. Tanto della mia vita passata, presente e futura ha trovato un canale di espressione, un interlocutore privilegiato, una forma compiuta. Spero che questo libro possa fare del bene a ogni persona che lo leggerà in modo diverso, e che la condivisione renda felici gli altri come ha reso felice me. Credo in realtà di non essere in grado di esprimerlo a parole, come direbbe S. Beckett.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Il titolo è stato il frutto di una sorta di brainstorming di gruppo tra amiche una sera nella piazza di Campo de' Fiori a Roma, vicino alla statua di Giordano Bruno, dopo aver mangiato in un ristorante di cucina Sud-Est asiatica. È lì che ti rendi conto che il confronto con gli altri è altamente costruttivo e che bisogna sempre lasciare uno spiraglio aperto per lasciare entrare ciò di cui abbiamo bisogno, quell'input che ci può far migliorare.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Sono dell'idea che bisogna leggere il libro giusto al momento giusto, per cui in questo momento probabilmente sceglierei Robinson Crusoe o L'isola del tesoro, un libro spirituale o un manuale self help pratico per sopravvivere in quel contesto. Aut aut aut aut. Ogni libro può essere così speciale da salvarci la vita se letto a tempo debito. Viceversa, un libro che per qualcuno è bello, può non riuscire a dirci niente se non siamo pronti. Per questo lascio spesso che sia la magia del momento a guidarmi nella scelta di un nuovo libro.
Eppure, ad essere sincera, penso che preferirei portare carta e penna. Preferisco infatti scrivere a leggere. Scrivo quello che vorrei leggere, e che non trovo in libreria come lo vorrei io. Quindi, il libro che vorrei con me è in realtà quello che scriverei io stessa sull'isola.
 
6. Ebook o cartaceo?
Entrambi! Il fascino di un libro stampato da sfogliare con una bella copertina che fa sognare è impagabile. Ma probabilmente riuscirei a concentrarmi meglio se leggessi un ebook. Grazie per avermi dato l'opportunità di avere il libro nei due formati. Le persone credo siano ancora divise su questo punto, i tempi non mi sembrano maturi per una completa sparizione del cartaceo, ma chissà se mai ci sarà.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Mi sono sentita divenire una scrittrice quando in vacanza a S. Martino, seduta da sola nel nostro giardino pieno di rose, ho avuto voglia di scrivere nel mio diario segreto. Non mi ricordo quanti anni avevo ma mi sono sentita ispirata in modo nuovo. Da quel momento ho capito che scrivere era un piacere, un balsamo per l'anima, e ho per sempre desiderato divenire ufficialmente una scrittrice, come sogno nel cassetto. Ho addirittura espresso il desiderio di scrivere un libro, in un albero dei desideri. E il sogno ora sono contenta si sia avverato.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Vi potrei rivelare che avevo scritto le prime pagine in un quaderno quando ero all'università, e che solo dopo alcuni anni, sfruttando un periodo di disoccupazione, le ho riprese per continuare la narrazione, trascrivendole sul pc. E che avrei potuto non smettere mai di scriverlo, ma lasciare che mi accompagnasse per tutta la vita. Per cui, a un certo punto, ho deciso di farlo finire, forzandomi un po', ma non sono riuscita a smettere di immaginare la storia, e quindi ho iniziato a scrivere un seguito. Mi sembra di ricordare che mi era parso di vedere una ragazza come Juliette a una fermata, mentre ero su un autobus e guardavo fuori dal finestrino. Una cosa un po' "Rowlinghiana".
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Un'emozione meravigliosa, un senso di appagamento e realizzazione personale eccezionali. Per me sarebbe un sogno poter vivere dei libri che scrivo, dedicando più tempo alla scrittura. Mi sono ritrovata a scrivere tre romanzi in contemporanea. Questo libro è il primo importante step. Per me è un po' quasi come aver "partorito" il primo figlio. È bello poter assegnare un nome a un personaggio, immaginarlo come vuoi tu, e poterne creare quanti ne vuoi.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Non mi ricordo più nel giusto ordine ma forse mio padre, che mi aveva colpita dicendo che il mio romanzo gli era sembrato "conturbante".
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Deve essere emozionante ascoltare la versione audio di un libro, e sicuramente un aiuto per chi ha handicap particolari. Sarei stata curiosa di sentire l'audiolibro di Nella mente di Juliette, letto da una voce speciale e forse con musica di sottofondo per ricreare la giusta atmosfera.
 
 
 
 
 

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