1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Ho avuto una vita stracolma di impegni, che mi sono volutamente creare, per via del mio carattere mai domo e mai statico. Stare a braccia conserte non è nel mio stile di vita. Ho lavorato in modo sodo ottemperando sempre ai miei impegni, vale a dire che se per qualche evenienza bisognava alzarsi alle cinque del mattino non mi tiravo indietro. Il mio obiettivo è stato sempre il lavoro, senza trascurare gli impegni famigliari. Ho avuto sempre l'hobby dello scrivere poesie. Ma non mi ritengo né poeta né scrittore, questa è la mia prima esperienza in campo letterario e culturale. Potrei in seguito pubblicare altri libri, staremo a vedere.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
La mia prima dedizione è il mio cagnolino, ma da pensionato, mi è più facile sedermi davanti al computer in qualsiasi ora del giorno. Certamente la sera è l'ispiratrice con la sua "fatal quiete ".
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Mi ha molto affascinato il modo di narrare della Fallaci, cercando di uscire dalla mentalità di Saviano sprofondato nel campo dell'economia sporca e crudele, o della Dacia Maraini dove le donne pagano sempre il prezzo più alto.
4. Perché è nata la sua opera?
Così a bruciapelo direi per dare un messaggio per primo ai miei figli, ma poi a tutti. E dire che sono riuscito a renderli orgogliosi, onde ce ne fosse stato bisogno.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Il mio livello culturale deriva da una scuola degli anni cinquanta e sessanta, quando si studiavano i classici latini, quando bisognava imparare la Mitologia, il Greco, imparare a memoria Dante, Pascoli, Leopardi, Manzoni, quando ti rimandavano a settembre in Storia, quando c'erano i compiti in classe del tema d’italiano. Il contesto sociale in cui vivo oggi lo trovo leggermente deteriorato, la mia non è retorica, ma il rilassamento della rigidità di imporre certi canoni comportamentali non è un buon segno. Troppi cambiamenti strutturali hanno indebolito la cultura.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Ad un amico che mi ha fatto la stessa domanda, ho risposto e consigliato di mettersi davanti al computer e cominciare a buttare giù un’idea, trascriverla e il resto viene da solo. La realtà è che la vita è sempre più difficile ad affrontarla.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Beh in Jane, c'è molto spirito somigliante. L'amore e l'altruismo sempre imperante sono al primo posto. Il Mondo non si cambia con la guerra. È difficile lo so, ma bisogna provarci.
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Mi pento di non averlo fatto prima, oggi ho più tempo e forse questa intervista non l'avrei concessa in altri tempi. Troppo attaccato al lavoro, per mandare avanti la "baracca". No, non c'è qualcuno che si è rivelato importante.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Al figlio Luca che vive ancora a casa con noi e naturalmente a mia moglie, ma tutti i parenti ed amici sono rimasti entusiasti.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
A questa domanda non so rispondere.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Non lo so sono un po’ lontano da queste tecnologie.