1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me è una pausa che dedico a me stesso per ritrovarmi e riassaporare esperienze e momenti vissuti. Attraverso la scrittura torno ad analizzare il mio io più profondo riappropriandomi dei miei sogni e metabolizzando paure e disincanti.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Il libro racconta un’esperienza reale vissuta.
Quella di essermi trasferito a Londra alla non più verde età dei cinquant'anni e aver voluto da lì ricominciare. Un diario semiserio dove tra amarezze e piccole gioie racconto come ci si sente in una grande metropoli mixando la voglia di scoprire nuovi spaccati umani e la sensazione di essere sempre lasciati ai margini.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
È stato mettere nero su bianco quanto di incredibile possa cambiarti un nuovo inizio e in una megalopoli che ti aveva affascinato da sempre. Quanto cambiare cornice possa farti percepire nuovi modi di essere e di affrontare la vita.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
In realtà ne ho cambiati solo un paio nel corso della stesura del libro. Avevo le idee abbastanza chiare su cosa volevo percepisse il lettore e soprattutto ho subito capito l’importanza di un buon sottotitolo.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
“Oceano mare” di Baricco. È lo scrittore che più ci rappresenta nel panorama umanista italiano.
6. Ebook o cartaceo?
L'importante è leggere. E appassionarsi a farlo.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
La parola scrittore quando si è alla prima pubblicazione credo non abbia senso.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Mentre ero a Londra la voglia di raccontare la mia esperienza era tale che un giorno mi sorpresi a spedire due cartoline di seguito alla stessa persona perché dopo la prima non avevo più spazio per continuare a scrivere. Da quel momento tenere un diario divenne una consuetudine.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Ci vuole una grande costanza e non si deve aver paura di buttare quello che non ci rappresenta. Ma alla fine la soddisfazione è grande.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mia sorella. Ne era entusiasta e mi ha dato una grande carica.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Che sia una sana alternativa per guadagnarsi del tempo per leggere nella nostra vita sempre più stressante e con così poche pause.