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13 Gen
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Intervista all'autore - Fulvio Bassutti

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato nella pedemontana friulana, nel ‘77 mi sono laureato in architettura e subito ho iniziato la libera professione. Ho sempre voluto fare qualcosa di più e con questo credo sono diventato imprenditore, attività iniziata in Israele fra mille difficoltà e poi da lì piano piano in tutto il Mondo, non avevo nessuna base imprenditoriale né cultura d'impresa ma cercando di sbattere la testa il meno possibile ho fatto lavori da oriente ad occidente.
Mi sono fermato quanto hanno diagnosticato una brutta malattia a mia moglie.
L'idea di mettere per iscritto la mia avventurosa vita lavorativa l'ho sempre avuta, volevo lasciare testimonianza del mio passato.
Due anni fa, costretto a letto per alcuni giorni, ho messo nero su bianco, non ho avuto bisogno di scavare nella memoria perché tutti i fatti accaduti li ho ancora oggi bene impressi nella mente.
Ho fermato il mio primo libro agli anni novanta e mi sono riproposto di scrivere il seguito e l'occasione l'ho avuta con la sosta forzata del corona virus.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Senz'altro alla sera.
Dopo aver preso la decisione di scrivere il primo Pal Mont durante il giorno, soprattutto in auto, mi appuntavo gli episodi che poi elaboravo e confrontavo con mia moglie, lei aveva una memoria di ferro.
Alla sera mettevo i fatti per iscritto nel computer.
Naturalmente durante la quarantena forzata ogni ora era buona per scrivere ed il secondo Pal Mont è nato così.
Partivo con un racconto e non mi fermavo neppure a mangiare sin tanto non fosse finito.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Roberto Gervaso, mi è sempre piaciuto, era sintetico, poche parole ma precise, aggettivi che davano subito idea e dimensione del personaggio di cui parlava.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Molte volte mi è capitato di ascoltare persone che per descrivere fatti normali della vita fanno mille discorsi e parlano parlano quasi che l'accaduto fosse una cosa fuori dall'ordinario.
Ho sempre ascoltato e taciuto con una punta di commiserazione.
Quel fuori dall'ordinario io l'ho vissuto quotidianamente senza fare sermoni in piazza
È una rivincita per quelli che parlano a vanvera e una testimonianza per chi verrà dopo di me.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Nei miei moltissimi viaggi ho sempre portato con me uno o più libri, ai tempi non c'era il computer né tanto meno lo smart phone.
Leggevo di tutto.
Nel periodo scolastico le mie attenzioni erano improntate alla mia passione per le materie tecniche, che ho sempre avuto.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
È certamente un modo per raccontare la realtà.
Sono entrambi i libri racconti biografici di fatti realmente accaduti.
Sarei attratto e vorrei provare anche a scrivere dei romanzi da inventare.
Molte volte mi capita di leggere dei libri gialli o di avventura o polizieschi, odio quelli sentimentali, ma sono convinto che certe trame sarei capace di imbastirle meglio.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Il 100x100, io sono quello che trovate nel libro, penso sia la mia foto perfetta, con tanto di pregi e difetti.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Mia moglie era la saggia di famiglia, moderata, attenta, mai sopra le righe, intelligente, era il freno della mia fantasia.
Non ho detto niente della mia intenzione di raccogliere i fatti accaduti in giro per il Mondo, le feci leggere le prime bozze e fu d'accordo.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Il primo Pal Mont non era ancora finito e l'ho presentato a mia madre, grande lettrice da sempre, leggeva di tutto anche quelle noiose terze pagine dei giornali.
La sua approvazione è stata fondamentale.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Senz'altro e per mille motivi.
Devo però dire che i miei lettori, con insistenza, mi hanno chiesto il cartaceo come se volessero conservare il libro come un ricordo, anche dopo averlo letto.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Nel secondo Pal Mont parlo di quando alla sera tardi rientravo in macchina dai vari cantieri in Europa e sulle onde medie riuscivo a captare una trasmissione di radio tre dove leggevano dei brani di autori famosi.
Già trent'anni fa capivo che quella sarebbe stata la strada giusta.
Basta con la noiosa musica farcita di pubblicità dell'autoradio o peggio ancora quella sbattuta nei timpani dai più sofisticati device elettronici.
L'audio libro è una cosa veramente importante e istruttiva.
 
 
 
 
 

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