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02 Gen
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Intervista all'autore - Giuliano Penariol

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
È il primo libro che scrivo e pubblico. Il significato della scrittura è per me legato ad esso. Nel comporlo ho dovuto attingere a conoscenze acquisite in ambito scolastico e in ambito di ricerca personale. Esporre un’ispirazione, una idea, ed un impulso a comunicare ciò mi restituisce un grande senso di libertà. L'orizzonte della ricerca storica e il tentativo di disvelarne alcune pagine tramite una ricostruzione il più possibile fondata scientificamente è stato per me una "casa", un "abitare" un luogo razionale ed emotivo che da sempre mi appartiene.
Diciamo che l'atto di scrivere mi ha messo in comunicazione con un filone passionale che mi appartiene ma verso il quale non avevo prima di allora provato desiderio. Con il tema del libro è emerso in modo più nitido anche un aspetto della mia anima: l'attrazione per l'investigazione storica.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Si tratta di una ricerca storica quindi il coinvolgimento emotivo non emerge così prepotentemente tra le pagine del libro. Certamente l'esprimere una ipotesi interpretativa riguardo ad alcuni documenti storici ha richiesto una forza ed una disciplina intellettuale ad un tempo che emerge anche in altri ambiti di vita. Trattare la vicenda di un personaggio appartenuto all'epoca medievale ha creato inevitabilmente una immedesimazione con un abito mentale ed etico nel momento dello studio. Ciò mi ha aperto allo stupore ed al rispetto di culture diverse nel tempo.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
La storia è maestra di vita (Historia magistra vitae) come dice Cicerone. Scrivere è stato per me inserirmi attivamente in un flusso di coscienza storica che mi precede, mi attraversa e pretende di oltrepassarmi non senza segnare la mia coscienza e non senza trasformarsi in qualcosa di nuovo e forse utile e significativo anche per altri.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Il titolo del libro in un primo momento è rimasto in secondo piano. Certo c'era un titolo provvisorio che indicava la materia generale che stavo trattando. L' idea del titolo che ho scelto è emersa alla fine, nel momento della pubblicazione. Il criterio che ho seguito nella scelta è stata l'essenzialità del tema e del messaggio della mia ricerca. In secondo luogo mi sono affidato ad una immagine simbolicamente forte che colpisse la sensibilità moderna riguardo il mondo astronomico.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Dover preferire un libro solo tra molti altri è difficile. Sicuramente un libro di filosofia che vorrei leggere interamente. Mi viene in mente un autore Umberto Eco. Forse non troverei nelle sue pagine indicazioni immediate per un programma di sopravvivenza in una ipotetica isola deserta. Sicuramente ne trarrei indicazioni per sfruttare la meglio il tempo di quella permanenza, per attingere al senso della solitudine e per creare significati e progetti possibili per l'avvenire. In questo senso opterei per "Kant e l'ornitorinco" allo scopo di mantenere la mia coscienza agganciata ad un tempo alla riflessione filosofica e realismo più umano.
 
6. Ebook o cartaceo?
Cartaceo senza dubbio. Per me è ancora importante il contatto con la pagina materialmente intesa che personalmente rispecchia la fragilità dell'elemento che deve essere conservato per non andare perduto. Allo stesso tempo quella carta scritta è un elemento simbolico che ci unisce più immediatamente con la millenaria tradizione della scrittura e della riflessione appartenente all'umanità.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Per ora non intendo l'avere scritto qualcosa come l'inizio di una carriera. Credo francamente sia qualcosa di episodico. Ciò non significa che questa esperienza non possa ripetersi. Non mi sento quindi propriamente uno scrittore ma un uomo tra gli altri che tenta di disvelare qualcosa di sensato, valido e minimamente significativo a livello storico a chi ne possa essere interessato. Tentativo naturalmente contestabile e soggetto a critica positiva o negativa che sia.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Io parlerei di semplice ispirazione come quando si aggiunge un ingrediente ad una ricetta mentre si sta cucinando tenendo conto di chi dovrà sedersi a tavola o di un particolare desiderio di migliorare quello che si vuole preparare. Fuori di metafora parlerei di una sequenza di immagini che si sono fissate nella mia memoria riguardo al alcuni luoghi storici ed artistici del luogo dove trascorso in parte il mio percorso biografico. Una sequenza di immagini che si sono intrecciate con domande riguardo al passato e desiderio di ricostruire un ordine sensato ed allo stesso tempo non politicamente corretto riguardo a vicende di storia locale. Il momento più importante è quando ho pensato ad una diversa traduzione di una iscrizione latina. Perché non può essere più sensato interpretare il testo in questo modo invece che in un altro solitamente accettato?
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Sono rimasto molto confortato dal fatto che l'idea iniziale del libro prendesse corpo tramite intuizioni e parole che potessero esprimerle. Allo stesso tempo ho avuto bisogno di confrontarmi in maniera documentata con fonti che trattassero, anche se da altri punti di vista, la stessa materia. Vedere l’opera della propria fatica concretizzarsi nell'oggetto libro mi porta a pensare che essa possa avere un valore oggettivo indipendentemente dall'investimento personale di energie mentali ed emotive.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Ho sottoposto il libro ad un libraio che si è dimostrato disponibile ad ascoltare la mia versione delle cose. Ho incontrato con stupore incoraggiamento a pubblicare. Ciò che mi ha colpito è stata la percezione di avere scritto qualcosa che poteva essere capito ed anche apprezzato nella sua particolarità e tutto sommato semplicità. Ciò mi ha convinto che valeva la pena propormi anche a livello editoriale.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso che rappresenti qualcosa di primordiale nella comunicazione umana. Possiamo dire citando banalmente Hegel che lo spirito assoluto partito dalla tradizione orale (tesi) si è oggettivato nella tradizione scritta (antitesi) per ritrovarsi nel fenomeno dell'audiolibro (sintesi). Tutte queste posizioni dello spirito permangono come testimonianze di un unico cammino. Certamente la praticità e le implicazioni concrete dell'audiolibro non sono che encomiabili a patto di accostarlo alle altre modalità quali il libro scritto e la tradizione orale (penso ad esempio al teatro dove la voce si coniuga con la mimica e la coreografia).
 
 
 
 

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