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02 Gen
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Intervista all'autore - Simone Zani

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
"La Festa di Don Martello" è il mio primo romanzo. In precedenza ho scritto poesie, mentre per lavoro scrivo articoli ogni giorno. Sviluppare questa storia ha provocato in me sensazioni contrastanti. Da una parte mi sono sentito felice e orgoglioso di far conoscere una certa realtà, ma dall'altra ho rivissuto certe situazioni che in passato mi hanno ferito.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Non si tratta di un romanzo autobiografico e non c'è nessun personaggio che assomiglia a me. "La Festa di Don Martello" è ambientato nel 1985. Allora avevo soltanto 4 anni... C'è, però, Bregano, il paesello nel quale ho vissuto per quasi 30 anni e che ora rischia di perdere lo status di Comune.
Nel libro ho cercato di descrivere una fotografia reale, con luoghi che conosco e ho frequentato. Ho narrato situazioni che in maniera similare ho potuto constatare in prima persona.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Ho iniziato a scrivere "La Festa di Don Martello" 5 anni fa durante un viaggio in Centro America. Poi il lavoro ha preso il sopravvento e, nonostante avessi le idee molto chiare, non ho proseguito.
Durante il lockdown ho recuperato i miei appunti e in pochi giorni ho completato l'opera. Sono molto soddisfatto perché ho potuto descrivere una realtà che non molti conoscono, ovvero quella dei piccoli paesi del nord Italia, dove il pettegolezzo regna sovrano.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo non mi ha creato nessuna difficoltà. Il romanzo è nato come "La Festa di Don Martello" e così è rimasto fino alla fine. Lavorando come critico musicale ho sempre ben chiari i titoli da utilizzare.
Ora sto scrivendo uno spin-off del romanzo, approfondendo la vicenda di uno dei personaggi secondari. Anche in questo caso il titolo è già chiaro nella mia mente.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Una bella domanda alla quale fatico a rispondere. Le mie letture spaziano tra autori di diversa estrazione e generi apparentemente incompatibili.
Su un'isola deserta porterei i romanzi di Piero Chiara, Andrea Vitali, Elisabetta Cametti, Roberto Costantini e, perché no, anche Dan Brown!
Scelte apparentemente distanti, ma... sono fatto così. Mi piace sperimentare anche nella lettura!
 
6. Ebook o cartaceo?
Sapori, consistenza e profumi della carta sono unici, ma per questioni di spazio negli ultimi anni mi sono convertito quasi esclusivamente all'e-book.
Viaggio molto e leggo molto velocemente. Da quando ho un Kindle ho meno problemi di spazio in valigia.
Credo che il valore di un'opera non stia nel possesso, ma nella capacità di entrare nella storia. Ciò è possibile anche con l'e-book.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Parlare di carriera di scrittore è esagerato. Non sono uno scrittore e non mi sento uno scrittore. Sono una persona che aveva una storia in mente e l'ha messa su carta con entusiasmo.
Scrivo per passione, non certo con l'idea di diventare uno scrittore famoso.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea è nata da sé. Mi trovavo a poche miglia da Miami e ho avuto un'idea che ho appuntato sul telefono. È apparsa davanti a me una persona con un viso simile a quello di una ragazza di Bregano. Mi si è accesa la lampadina e tutto è partito da lì.
Ho scritto una sinossi e caratterizzato i personaggi. Ho scritto i primi 8 capitoli tra Miami e Los Angeles utilizzando il cellulare.
Quando 5 anni dopo durante il lockdown ho ripreso il lavoro mi sono sorpreso di quanto quella storia fosse ancora oggi attuale. Così ho proseguito.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È sicuramente una grande soddisfazione. Mi piace toccare con mano il frutto del mio lavoro. Sono una persona che ama sperimentare e in passato ho provato a esplorare anche altri linguaggi.
Spero che chi leggerà "La Festa di Don Martello" si incuriosisca e trovi una chiave per apprezzarlo.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Ho inviato il manoscritto ai miei familiari e ad alcuni amici. Mio padre Alessandro e una mia cara amica sono stati i primi che mi hanno dato un feedback positivo.
Grazie a loro ho deciso di propormi a una casa editrice.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È una prospettiva interessante. Durante il lockdown ho avuto molto tempo anche per leggere, mentre ora... molto meno.
Trascorro parecchio tempo in auto e l'ascolto di un audiolibro credo sia una buona alternativa alla musica.
 
 

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