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19 Dic
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Intervista all'autore - Ferdinando Del Gaudio


1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Nella mia vecchia casa c'era sempre stato un'aura di silenzio e particolare attenzione alla cultura ed io ho cominciato a scrivere e poi leggere prima ancora che andassi all'asilo, facendo riassuntini dei cartoni che davano alla TV.
Mio padre premeva molto sulla mia indole di scrittore in erba e chiamava a raccolta i suoi amici professori mentre mi cimentavo a scrivere con inaspettata armonia metrica gli argomenti che loro mi suggerivano.
Ho frequentato il liceo scientifico, dopo lezioni di greco (non in lingua) da mio padre che mi sceglieva i libri durante l'infanzia, e da semi autodidatta ho studiato la migliore letteratura occidentale e oltre. Poi ho vissuto... e durante l'università ho dato spazio al tempo della maledizione poetica con Laurea finale nel 2007. La figura che più ha influito sulla mia adolescenza e che mi ha convertito nella definitiva propensione letteraria è stato James Douglas Morrison guardando il film "The Doors" a 16 anni. Ho sempre giocato a calcio fino ai 19 anni poi dopo un gol che fece vincere la mia squadra senza esultare capii che quel mondo non faceva per me e alle insistenze del Mister mostrai a lui una Marlboro e lasciai il calcio.
Scrivevo taccuini, quaderni, poesie sparse che fruttavano anche qualche soldino, ma papà si era fatto anziano e fra noi c'erano 50 anni di differenza e nonostante una casa editrice di siciliana puntasse su un mio dattiloscritto surreale non ebbi il consenso.
Passano gli anni e non avevo la connessione internet e mi collegavo ai social presso strutture comunali fino ad approdare alla politica che subito rigettai nonostante la stima di molti, e finalmente do alle stampe il mio primo libro, il doppio poemetto "L'Utopia Concreta/'Mparaviso pe scagno”.
Il sopraggiungere dei malanni di mamma e papà mi fa dimenticare il mio futuro e la mia vita e non li lascerò fino alla loro morte.
Il mio unico fratello era un enigma per me e lo è tuttora.
Mi trasferisco in una casa alloggio per lo shock e riesco ad ottenere una pensione di invalidità che mi permette grazie all'aiuto della struttura "L'Abbraccio" riesco con la riabilitazione a prendere sempre più coscienza di me e pubblico a mie spese un romanzo fatto da componimenti poetici dal titolo "La Follia Le polemiche La Luce".

 

2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
D'Amore d'Italia è stato scritto in due giorni.


 

3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Alessandro D'Avenia.


 

4. Perché è nata la sua opera?
Dal desiderio di ritornare ai classici e al senso di normalità non priva di originalità.


 

5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Moltissimo; nel bene e nel male.


 

6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
È un modo per raccontare la realtà ad arte.


 

7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
C'è la mia sensibilità nell'affrontare il mio quotidiano attraverso i classici nel periodo più buio del terzo millennio.


 

8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Tutte le persone che mi circondano hanno influito sul mio pensiero letterario, ma credo sia normale.


 

9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A nessuno.


 

10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Culture e generazioni, più che altro abitudini.


 

11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Molto interessante.


 

 

 

 

 

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