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BookSprint Edizioni Blog

21 Nov
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Intervista all'autore - Stefano Benedetti

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Cerco di esprimere il mio punto di vista sulle questioni che regolano la nostra vita e nel farlo provo una serie di sentimenti di varia natura. Ho un sicuro rialzo pressorio e mi immergo a tal punto in quello che sto scrivendo, che vivo una sorta di isolamento dall'ambiente circostante e riemergo a tratti da questa sorta di trance.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
C'è tanta vita reale, anche perché se non traggo spunto dalla realtà, non riesco a scrivere nulla. C'è molta fantasia, questo è fuor di dubbio, ma la base è reale. Ho vissuto tanti e tali aneddoti durante la mia lunga vita lavorativa, che non faccio fatica a trovare delle situazioni di partenza per un racconto, che abbiano quelle qualità stimolanti per una lettura piacevole.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Mettere l'accento sull'aspetto umano della mia professione. Questo sarebbe utile farlo per tutte le attività lavorative. Si da spesso risalto agli aspetti economici del mondo del lavoro, oppure a questioni che rientrano nella sfera "sindacale". Ma affrontare la psiche del lavoratore nell'esercizio delle sue funzioni, le sue emozioni negative o positive che siano, i suoi sentimenti, la sua solitudine (come nel mio caso), è un qualcosa che raramente viene affrontato, dai media, dalla letteratura, dalla cinematografia (eccezion fatta per il regista britannico Ken Loach che si è spesso adoperato per mettere in risalto le difficoltà delle professioni più umili) specialmente se si tratta di attività lavorative non di prima fascia come i medici, o le forze dell'ordine. Di queste professioni ne sappiamo fin troppo direi.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
È stata semplice perchè la solitudine è il filo rosso che tiene uniti tutti i racconti.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
"Terre Dissodate" di M. A. Sciolochov.
Egli ha rappresentato un'epoca di grandi rivolgimenti sociali, che hanno sconvolto l'umanità. Incarna il mio pensiero in ogni campo, sociale, politico, economico e filosofico. Quella del verismo sovietico è una corrente poco frequentata dalla maggior parte della gente, ma per me è fonte di insegnamento e contiene delle storie che mi emozionano più di ogni altro tipo di lettura. In subordine direi "Il Conte di Montecristo" di Dumas e "Cecità" di Saramago.
 
6. Ebook o cartaceo?
Cartaceo tutta la vita.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Innanzitutto non è una carriera, ma un hobby anche se questa sarebbe la mia terza pubblicazione. E comunque ho amato la scrittura fin dalle scuole elementari, dove i miei temi venivano quasi sistematicamente letti dalla maestra a tutta la classe. Ho deciso di scrivere il primo libro così per scherzo e mai avrei immaginato che avrebbe meritato la pubblicazione. Ma il tema da me trattato si rivelò talmente interessante, da suscitare l'attenzione di numerose case editrici. Alla fine decisi di pubblicare ed ebbi inaspettatamente un enorme successo a livello di critica (non di pubblico naturalmente).
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea come già detto è nata dalla voglia di analizzare gli aspetti umani legati al mio lavoro e poi ho pensato che avrei suscitato curiosità nei personaggi che popolano il mio mondo in ambito lavorativo. Infatti così è stato perchè quando sui social ho postato la prossima pubblicazione del libro, si è scatenato il putiferio tra i miei colleghi vecchi e nuovi, tra tutti i conoscenti che frequentano i miei stessi ambienti di lavoro. Qualcuno mi ha anche chiesto "ma io ci sto nei tuoi racconti" ed io gli ho risposto "ci siamo tutti". In molti hanno espresso grande curiosità per i contenuti del libro. Evidentemente ho colto nel segno perchè ho condotto un'indagine su un terreno praticamente inesplorato.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È sempre una grande emozione, anche se l'ho già provata. Soprattutto mi da i brividi quando qualcuno mi dice (e ciò è accaduto più volte) "ho fatto mattina leggendo il tuo libro perchè non riuscivo a smettere di leggere". Ecco ho i brividi anche ora mentre lo sto raccontando a voi. Riuscire a trasmette qualcosa alla gente, qualcosa che ti spinga a pensare, a rivedere le proprie priorità, a considerare un punto di vista diverso dal proprio o semplicemente riuscire a trasmettere delle emozioni. Ecco cosa penso sia la scrittura e quando questo si concretizza in un mio lavoro, beh sono poche le cose al mondo che riescono a provocarmi la stessa esaltazione.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mia moglie.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo che l'importante sia estendere il più possibile la voglia di leggere. Il modo in cui poi questo avvenga, è secondario. Siamo uno degli ultimi paesi al mondo in fatto di lettura ed è veramente avvilente. Tutte le istituzioni, tutti i governi che si sono succeduti dal dopoguerra ad oggi, tutti quelli che hanno in mano le leve del comando, hanno contribuito a questo disastro culturale. Se l'audiolibro riuscirà almeno in piccola parte ad invertire questa tendenza perchè magari può essere utilizzato in situazioni particolari, è senz'altro il benvenuto.
 
 
 
 

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Sabato, 21 Novembre 2020 | di @BookSprint Edizioni

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