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17 Nov
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Intervista all'autore - Natalina Roberti

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono stata un'insegnante di Materie Letterarie. Ho due figlie e quattro nipotini. Provengo da un paesino del Sud Italia e ora vivo a Milano, dove ho insegnato negli ultimi dieci anni della mia carriera.
Il voler mettere su carta pensieri e storie è venuto da sé e ho cominciato con la Poesia sin da quando frequentavo la scuola media. Nei primi anni Novanta ho scritto un romanzo che per varie vicende è ancora chiuso nel cassetto. In seguito ne ho scritto un altro ora in fase di rielaborazione e, alcuni mesi fa, ho steso di getto il racconto "Divano colore arancio".
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Nelle prime ore del mattino poiché sono più creativa.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Maurizio Cucchi.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Perché spinta dalla necessità di liberarmi da pensieri che nel periodo d'isolamento, dovuto all'emergenza Covid-19, non potevo condividere con nessuno.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Le mie origini meridionali, l'appartenenza a una famiglia di modeste condizioni negli anni della Ricostruzione, gli studi umanistici, la vita nel mondo della Scuola hanno molto influito nella mia formazione letteraria, caratterizzata da una costante denuncia delle ingiustizie sociali.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Un modo per raccontare la realtà. Sempre!
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Beh..., in questo racconto c'è tutto di me.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Sì. Un caro amico venuto a mancare a causa del Covid-19.
L'esperienza di morte vissuta nella lontananza in quel periodo particolare, attenuati i momenti della sofferenza, ha fomentato in me una sorta di ribellione, mi ha spinta alle più svariate riflessioni e a riportare su carta parole che altrimenti non avrei scritto.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A una mia cara amica che non vedevo da un anno, perché ci ritroviamo d'estate quando vado al Sud.
Quando me l'ha riconsegnato, mi ha detto d'aver pianto per la commozione nel leggere alcune parti. Da non credere! Non avevo immaginato che facesse tale effetto. Mi son dovuta ricredere quando, nel commentare dei passi, le ho visto gli occhi lucidi.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Ebbene sì, per la praticità e la velocità con cui lo si stampa, lo si pubblica, lo si vende. E, da quando gli schermi più ampi lo rendono più simile al libro cartaceo, i lettori sono aumentati a dismisura. Lo dimostra anche una maggiore attenzione alle raccolte poetiche, la cui lettura - in parte abbandonata da tempo - sta rifiorendo grazie all'ebook.
Non passerà molto e gli ebook supereranno per numero i libri cartacei, in seguito non si stamperanno parole su carta, ma sono certa che per i nostalgici del libro cartaceo (e io sono tra loro) si confezioneranno lo stesso bei libri: lo si evince dalle piccole librerie che ora stanno proliferando come funghi.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Mi pervengono e-mail dalla "Giunti" e da altre case editrici che mi propongono l'acquisto di una miriade di audiolibri. Ciò mi fa pensare che questo nuovo modo di "leggere" un romanzo, un saggio o altro sia seguito da molti.
È la praticità che ripaga: basta indossare una cuffia collegata allo smartphone e si "legge" mentre si è impegnati nelle faccende di casa, a pedalare la cyclette, a correre nel parco, quando si è in palestra, in treno o in macchina.
È indubbio quindi che le diverse possibilità di utilizzare un audiolibro attirino le persone e che sempre più persone, grazie alla ricezione di più informazioni, miglioreranno la propria crescita culturale!
 
 
 
 
 

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