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20 Ott
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Intervista all'autore - Valerio A. R. Gattulli

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
È bene partire dal presupposto che non ho mai deciso di divenire uno scrittore ma, al contrario, ho più volte maledetto la scrittura e la poesia stessa per avermi scelto. Dedicarsi alla produzione artistica nell'ottica comune può significare dedicarsi alla libertà, sia essa di pensiero e opinione o sia essa intesa come libertà d'espressione ma, da un altro punto di vista la scrittura, la poesia, l'arte più in generale, sono una prigione, un piacere per pochi ma una condanna per molti.
Ho da principio percepito la mia voglia di scrivere e produrre come una forma catartica di liberazione dei miei pensieri, dei miei dolori e delle mie emozioni per poi rendermi conto nel tempo che, scrivere, non mi liberava più, anzi, mi rendeva sempre più sensibile al mondo esterno, amplificando la mia emozionalità. La poesia, sia essa scritta, danzata o dipinta, nasce come esigenza del proprio essere, è uno sfogo manifesto e tangibile della propria parte intelligibile. Cosa ha bisogno dunque di fuoriuscire con più urgenza in un individuo? il più delle volte il dolore, la sofferenza, la tristezza e tutte le cose basse che diviene difficile gestire al proprio interno per cui le si fa fuoriuscire ed è così che un individuo può divenire capace di creare valore dal proprio dolore, quell'individuo è definibile artista. Ogni forma d'arte dunque nasce dal dolore, solo in seguito con grande padronanza dei propri strumenti e dei meccanismi della vita, forse, un artista sarà in grado di creare arte da una emozione positiva che percepirà positiva e non neutra solo perché ne avrà in precedenza fatto esperienza della sua forma negativa.
La scrittura, la poesia più in particolare, si sviluppa nella mia vita in maniera spontanea, senza nessun condizionamento o influenza esterna sin da quando avevo 11 anni e da quel momento in poi, salvo lunghi periodi di "mancata ispirazione" involontaria o volontaria, non mi ha più abbandonato. La Poesia è come una donna di cui si è follemente innamorati, tanto innamorati da starci male perché l'amore vero è quello che procura dolore all'uomo, che lo fa sentire debole, instabile, senza difese, nudo. Quando si provano amori così forti molto spesso, si finisce per volersi distaccare e proteggere la propria anima estremamente sensibile a tanta emozionalità per cui, crescendo, si inizia a costruirsi un modello di Io che funga da corazza e protezione, si cerca di divenire come la massa e non più "diversi". Questo momento nella vita tendenzialmente è quello dove si inizia a decidere cosa e come voler essere e lo si fa non tanto ascoltandosi quanto più che altro ascoltando la società e guardando i modelli a cui siamo sottoposti. In una società come la nostra che molto spesso ci scoraggia dall'essere artisti e ci incoraggia a produrre e generare altro, diviene facile abbandonare il proprio vero io e seguire la massa. Arriva un momento in cui poi ci si rende conto che se si vuole essere felice e si vuole vivere e non solo sopravvivere, non si potrà proprio fare a meno di essere coerenti con sé stessi, guardarsi dentro, ascoltare la propria anima. E' proprio in quel momento che un uomo può decidere di ascoltare il proprio bambino interiore, quella parte dell'anima che era spontanea ed era la nostra pura essenza, distaccarsi dai condizionamenti imposti dalla socializzazione, rompere le regole del gioco e scegliere di essere "diverso"; che poi infondo quelli diversi sono tutti coloro che non hanno avuto il coraggio di ascoltarsi e guardarsi dentro ed assecondare la propria natura artistica, essendo l'arte un prodotto totalmente emotivo e naturale dell'uomo.
Non ho mai deciso dunque di divenire uno scrittore e forse mai lo sarò, ma ho deciso di essere umano e dare ascolto alla mia interiorità ed emozionalità facendone dono ad altri.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
La mente di chi si dedica alla scrittura non è mai ferma, elabora e lavora continuamente sia durante il sonno, i propri sogni o l'assenza di essi, sia durante la giornata. Tutto ciò che si vive e si osserva e forse ancor più ciò che non si vive e non si osserva ma si sente, si percepisce, si desidera, viene costantemente e sottilmente annotato nella tua anima e quando meno te lo aspetti, come una caraffa traboccante d'acqua, si riversa su di un foglio macchiandolo di nero inchiostro, sangue delle tue sensazioni.
Non c'è un tempo per la scrittura, forse c'è un tempo da ricavarsi per la lettura, ma c'è un tempo in cui ho sempre amato scrivere ed in cui mi son sempre sentito più a contatto con me stesso ed in equilibrio con la terra, la notte.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Sono molto legato agli autori classici del passato e nella poesia ad essere sincero non ho mai trovato particolare interesse per poeti moderni. Ho più volte provato a leggere qualche poesia di autori contemporanei, alcuni anche affermati ma non ne sono mai stato rapito da alcuno all'infuori di Alda Merini. È probabilmente solo una questione di gusto personale riguardo la poesia ma circa la scrittura in generale apprezzo molto autori come Tiziano Terzani, Salvatore Brizi, Alejandro Jodorowsky ed altri.
 
4. Perché è nata la sua opera?
"Pensieri e Passioni" nasce principalmente raccogliendo e rivisitando scritti non recenti del periodo della mia adolescenza, con l'intenzione di dare valore ad un sogno tenuto nel cassetto. Durante gli anni del liceo, ho desiderato molto pubblicare e raggiungere quanta più gente possibile con le mie composizioni. Crescendo ho espresso nell'arte coreografica e performativa ciò che prima invece abbandonavo alle pagine, per cui ho avuto un lungo periodo di circa 5 anni di vuoto letterario con composizioni spurie e molto lontane nel tempo tra loro. Dopo questo periodo, per me molto importante, è giunto un altro di circa 3 anni durante il quale ho abbandonato la danza, la musica, il teatro, la poesia ed ogni forma artistica, poiché ho cercato di inseguire meno i sogni ed essere più concreto nella mia vita per raggiungere degli obiettivi professionali che mi dessero maggiore stabilità. Questa esperienza di circa 3 anni è stata molto importante per me, perché mi ha permesso di comprendere che non possiamo scappare da ciò che siamo e se crediamo che basti tappare un vulcano per permettergli di non eruttare, siamo in grande errore.
L'idea di ripartire da dove avevo lasciato, ovvero dal recuperare il mio vero essere e ricominciando dunque ad essere me stesso, non ciò che la società ci impone per produrre una posizione sociale e lavorativa che rispecchi gli standard imposti da chissà chi, mi ha inevitabilmente portato a comprendere che non dovevo provare a cambiare me, ma dovevo essere io il cambiamento nella società semplicemente essendo me stesso. Compresi dunque che quelle poesie scritte nei miei anni più puri e sinceri, rappresentassero al meglio il mio vero io e diveniva necessario, in quel momento più che mai, riuscire a pubblicare per manifestare ciò che si è e non nascondere la propria vera essenza per provare a divenire uno qualunque. La pubblicazione di questo libro rappresenta l'affermazione del diverso dalla massa di un uomo qualunque quale io sono; la mia vittoria e la circolazione delle mie parole come poesie, rappresentano la vittoria e l'incoraggiamento per ognuno di noi a continuare a sognare e vincere nella vita essendo semplicemente se stessi, senza provare a divenire altro da sè. Siamo perfetti così come siamo con le nostre fragilità che rappresentano quanto di più speciale in un essere umano possa esistere.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ritengo sia per me stato fondamentale aver frequentato il liceo classico del mio paese nel quale poi mi diplomai nel Luglio del 2011. Ho avuto la fortuna di avere docenti estremamente appassionati della cultura e del loro lavoro, in grado di farmi crescere in un ambiente copioso di stimoli che dopo il diploma ho nostalgicamente rimpianto.
Ricordo anche però, che nell'estate prima di iniziare il mio quarto ginnasio (all'epoca dei fatti il primo anno di liceo), avevo terminato di leggere "Ultime lettere di Jacopo Ortis", ed avevo già una mia libreria personale, di cui ero molto geloso, composta da autori come Pirandello, Leopardi, D'annunzio, Platone, Garcia Lorca ed altri. Tutti quei libri mi furono comprati da mio padre e provo immensa gratitudine verso di lui per avermi salvato. Il valore dello studio e lo stimolo alla lettura che ha saputo infondermi, sono stati fondamentali per tutta la mia vita e mi rendo conto che io oggi non sarei ciò che sono se non avessi letto e studiato ciò che ho letto e studiato. Mio padre mi ha donato la ricchezza più preziosa che un figlio possa ereditare da un genitore: l'amore per la cultura. Spero vivamente di riuscire un giorno con i miei figli a fare quanto lui abbia fatto per me.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Entrambi. Scrivere è essenzialmente un modo per esprimere sé stessi e raccontarsi. La scrittura a volte tradisce e racconta di te anche cose che tu stesso non conosci e provi a nascondere, o nasconderti. C'è chi scrive per evadere dalla realtà, chi per raccontare la realtà, ma la domanda è quale realtà? evidentemente la propria realtà, il proprio mondo, la propria visione delle cose. Per cui chi scrive essenzialmente scrive di sé e se scrive per evadere dalla realtà non sta facendo altro che evadere da sé, se scrive per raccontare la realtà sta raccontando sé.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Evidentemente tutto. Che ciò che si scrive sia vissuto o idealizzato o prefigurato o desiderato o costruito, comunque è avvenuto dentro di sé, per cui in ciò che ho scritto c'è tutto di me.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Ho dedicato "Pensieri e Passioni" alla mia vita ed ai miei ostacoli senza i quali non avrei tratto sementi per le mie composizioni. Devo riconoscere, come precedentemente detto, un grande sostegno da parte di mio padre il quale mi ha continuamente chiesto aggiornamenti su ogni passo di costruzione del progetto, dalla proposta di contratto alla bozza di copertina a tutto il resto. Oltre mio padre, è stato fondamentale l'aiuto di Chiara, la mia compagna, la quale mi ha aiutato nella selezione delle opere, rilettura, correzione delle bozze e soprattutto mi ha sostenuto nel compiere il grande salto della pubblicazione incoraggiandomi a non avere timore di espormi ma a donarmi.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Tutte le poesie, nessuna esclusa, sono state negli anni fatte leggere ad amici, a professori, a scrittori o altri poeti locali oltre ad essere state presentate a diversi premi letterari e concorsi. Molte poesie sono state ispirate o dedicate, altre donate, altre dimenticate ma, l'opera compiuta, intrisa della mia vita e di vicende personali, di amori passati, di sogni e paure, l'ho proposta principalmente a Chiara, la mia compagna. Credo che questo sia stato il passo più difficile di tutti perché ci si espone al giudizio della persona alla quale ci si tiene di più ed il peso dato ad una sua parola avrebbe potuto tranquillamente evitare che queste poesie, domani, possano fruire tra le mani di altri lettori ed essere dedicate da altri.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Ritengo di no. Credo che l'ebook sopravviverà sicuramente ma un vero lettore non potrà mai fare a meno di toccare con mano le proprie pagine, sentire l'odore della carta, guardare un libro rovinarsi nella borsa, dopo averlo portato al mare, macchiato di caffè. Un vero lettore non potrà mai fare a meno della poesia del libro cartaceo.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Ritengo sia un ottimo strumento per facilitare la fruizione di un’opera e permettere anche di dare il giusto ritmo alla lettura di un racconto, oltre al giusto timbro vocale. È uno strumento in più che si fornisce al lettore, che diviene anche ascoltatore, per scegliere come entrare in contatto con un autore.
 
 
 
 
 

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