1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Provate a immaginare di trovarvi in una barca al centro dell'oceano: non importa come siete arrivati lì, non importa.
D'improvviso una tempesta si fa avanti, disintegra tutte le speranze di giungere all'isola tanto ardita... rimane il nulla, il nulla.
Le onde si alzano e la barca vacilla, dunque come vi sentireste?
È questo il punto fondamentale: sapere come ci si possa sentire in una determinata situazione equivale a conoscere la verità tanto ricercata dagli uomini.
Scrivere per me è come trovarmi su quella barca in cui si provano emozioni amhivalenti.
La barca adesso è distrutta, ciò che resta è la sofferenza che porta il mare.
Quando credevo fosse mio nemico, ora ho capito che mi permette di nuotare.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Chiedere quanto di se stessi vi si trovi in un libro è come chiedere se sei divenuto padre solo per procreare e non per amore.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Quest'opera è per me "quasi" tutto.
Mi spiego meglio: l'ho scritta in un periodo della mia vita che ho cercato in tutti i modi di chiudere.
Tuttavia per me "Il cielo tra le stelle" è come una fotografia che ritrae la vecchia me, con cui mi confronto ogni qualvolta che ne sento il bisogno.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Ho l'indubbia certezza che l'inconscio possa rivelarci molto, più di quanto noi sappiamo.
Sarò sincera: questo titolo mi era venuto spontaneo, di getto.
E poi finalmente compresi il perché la mia mente avesse elaborato tale pensiero.
La mente cercava emozione tra quelle semplici cinque parole, e il cielo non poteva che non esserne il protagonista.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Potrei portare la mia enciclopedia del rock assieme a dei vinili di qualche band punk.
A parte gli scherzi, sono certa che porterei con me Kafka ma, dato che si trova morto e seppellito nel cimitero di Praga, mi accontento di una copia di un suo libro.
P.S. Franz non ha bisogno di ulteriori spiegazioni o motivazioni.
6. Ebook o cartaceo?
Mangiare un pollo virtuale o un vero pollo cotto al forno?
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
L'epoca precisa in cui decisi con fermezza di voler fare lascrittrice, ahimè, non la ricordo.
Tuttavia so con certezza che sin da piccola era molto abile nella scrittura.
A circa dieci anni cominciai a scrivere una storia intitolata "Friends", ambientata in Brasile.
Oggi direi possa risultare banale, ma avevo l'età che avevo.
Chissà, magari tra dieci anni dirò la stessa cosa.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Mi si è aperto un mondo solo dopo una lezione di italiano in seconda superiore e riguardante il tema delle poesie.
Probabilmente il tutto è nato quando rimasi folgorata da "Riva di pena, canale d'oblio" di Diego Valeri, stile che tra l'altro mi ha indubbiamente influenzata.
Fu allora che, tra le tante parole del professore e il lieve brusio che vi era nella classe, scrissi "Fine".
È stata la mia prima poesia, il che sembra quasi un ossimoro per via del titolo datole.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Emozione.
E non aggiungo altro.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Qualche utente di Wattpad che avrà trovato per caso fortuito il mio libro.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Mai provato un audiolibro.
A malapena sopporto l'idea della musica in streaming.
Tuttavia può risultare molto utile per chi ha delle problemi.