1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Per me scrivere ha rappresentato un bisogno. Ho fatto dei tentativi da bambino, delle favole che portavano a delle morali. Poi ho ripreso a scrivere alle superiori. Sono sempre stato un tipo introverso, un osservatore del mondo, che subiva diverse forme di angherie e ingiustizie. Ero timido e chiuso in me stesso, scrivere è stato un modo per evadere e per stendere i miei pensieri e le mie emozioni. Non provo emozioni scrivendo, scrivo provando emozioni.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Il libro l'ho scritto quando avevo quindici anni. Avevo tanta rabbia e tristezza intrappolata in me. Ho iniziato a scrivere ciò che provavo, inventando situazioni che rappresentassero il mio stato d'animo. Il libro raccoglie delle caricature di come percepivo il mondo, le persone che avevo attorno e le situazioni che vivevo, che avrei, o non avrei, voluto vivere.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Ha significato diverse cose, ma quella fondamentale è stata la crescita personale che ne è derivata. Scrivevo quando ero succube delle mie emozioni e il caos di pensieri pervadeva la mia mente. Scrivere significava ordinare l'emozioni e i pensieri, il che, mi permetteva di analizzare al meglio ciò che mi accadeva. Il risultato fu uno svilupparsi della mia maturità, che ancora deve vedere il traguardo, ma che mi ha portato a una visione più realistica e decisa, ma aperta, del mondo.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Non ho pensato al titolo del libro fino a quando non ho deciso di condividerlo col mondo. Fino a quel momento si intitolava "Il mio libro". Doveva essere una specie di diario privato, una raccolta di pensieri ed emozioni. Non mi sono mai soffermato a pensare al titolo, l'idea è nata e basta. Rappresenta la situazione che il protagonista vive. È quasi naturale che il romanzo s'intitoli "Due lupi e mezzo".
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Sono un tipo abbastanza aperto di mente quando si parla di romanzi. Posso leggere libri di qualsiasi genere, ma prediligo quelli che giocano con la mente umana. Da un romanzo che fa luce sulla psiche dell'uomo a un classico romanzo giallo. Credo su un’ipotetica isola porterei Agatha Christie, i cui personaggi e le cui storie mi hanno rapito.
6. Ebook o cartaceo?
Credo che uno non possa escludere l'altro. Sono fautore del compromesso. Il libro cartaceo risulta concreto e personale. Spesso un libro mi attira dalla copertina, dal volume e dallo stile utilizzato. Ti dà l'opportunità di toccare con mano la storia e il faticoso lavoro che l'autore ha svolto. L'ebook è una scelta più ecologica e comoda. Puoi partire per un viaggio e portare con te una libreria intera. E quanto riguarda la questione ecologica, è fondamentale avere un occhio di riguardo al pianeta che ci ospita. Inoltre l'ebook permette a migliaia di autori emergenti a condividere se stessi e la propria opera. L'ebook è evoluzione, non è meglio o peggio, non è giusto o sbagliato, è evoluzione. Forse da definire: inevitabile.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Credo che sia importante l'operato di un autore. Prescindendo dal mero scopo commerciale che il capitalismo può imporre, il raccontare una storia ha lo scopo di condividere pensieri ed emozioni. Lo scrittore comunica al mondo la realtà che vive e comunica se stesso. La comunicazione è ciò che permette agli umani di connettersi l'uno all'altro, permette di empatizzare e capire. Creare vicinanza tra persone anche diverse tra loro significa puntare a un'utopistica grande società utopistica.
Credo inoltre che l'umano abbia un difetto enorme, è condannato a ripetere la storia. L'uomo dimentica i fatti, ciò che rimane sono le sensazioni e le paure. Il bosco oscuro delle favole. È importante lasciare un segno nella storia, fosse anche solo un apostrofo, incidendo le emozioni, nella speranza che in futuro si ricordino ciò che si prova.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea nasce dal bisogno di condividere pensieri e sensazioni. Ho iniziato scrivendo una scena. Poi mi sono reso conto che avevo bisogno di più parole e di più tempo. La storia ha preso vita quasi da sola. I personaggi e le vicende erano lì, da qualche parte nei meandri della mia mente, e chiedevano di poter parlare, di poter vivere, di poter essere raccontati.
La professoressa di italiano ci consegnò un compito. Scrivere un racconto breve che avesse delle analogie con la Divina Commedia. Il voto fu sufficiente, ma mi prese da parte e mi disse che era colpita dalla storia. Ho capito che forse alla gente sarebbe potuto interessare un mio racconto. È stato un input che mi ha spinto a pensare a una pubblicazione del libro. Ho così messo online una versione grezza del romanzo. Quando ho avuto dei feedback positivi, mi sono illuminato e ho cercato subito un modo per condividerlo con più persone possibili, giungendo infine ad affidarmi a BookSprint Edizioni.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Quando ho visto le scatole di consegna ero emozionato, quasi trattenendo il respiro, ho preso i quaranta chili di pacchetti e l'ho portati in camera mia. Ho aperto le scatole ed erano lì. Il frutto del mio operato. Manipolarli mi ha dato soddisfazione.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
I primo a leggere il libro è stato un mio caro amico: Marco. Una sera ci siamo ritrovati e mi ha raccontato di come ha vissuto il libro. Ero entusiasta che qualcuno avesse apprezzato il mio romanzo. È sembrato sinceramente emozionato, ma è un mio amico e potrei essere di parte.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
A prescindere del formato che una storia può avere, libro, ebook, film, serie TV etc... credo sia importante comprenderla e viverla. L'audiolibro, oltre ad essere una scelta ecologica e ottimale per chi è impossibilitato a leggere, può essere una soluzione a una vita sempre più movimenta che ci impedisce di ascoltare delle storie. L'importante è che l'ascolto rimanga attivo per poter apprezzare a pieno l'operato di un autore.