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BookSprint Edizioni Blog

06 Ott
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Intervista all'autore - Ivan Callioni

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Per me scrivere è un momento di fuga e di liberazione. Quelli che metto su carta sono i pensieri che abbiamo tutti durante l'arco della giornata, pensieri che a volte vengono mandati via non appena ci si accorge che prendono vita, pensieri che possono far paura o che possono far riemergere in noi vecchi sentimenti, emozioni soffocate. L'emozione che provo ogni volta dopo aver terminato una poesia, è una profonda pace e liberazione. Ogni poesia è per me un piccolo peso che si toglie dal cuore, un desiderio inespresso che prende vita e resta per sempre su carta, così da poter essere ripreso, riesaminato e rivissuto.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Gran parte di questo libro è estrapolato direttamente dalla mia vita personale. Ogni poesia è un piccolo racconto dei miei amori, delle mie delusioni, di momenti felici e spensierati e di quelli più neri che ho cercato di rendere in opera nel miglior modo possibile. Penso anche che sono i momenti più bui, di fronte ai quali ognuno di noi si trova, quelli che ci permettono di crescere come persone ed il fatto di rendere questi momenti permanenti, mettendoli in una poesia, permette di poterli rivedere, di passarli in rassegna, capendo così, anche a distanza di tempo, gli errori commessi, cose che prima sfuggivano o al tempo non si capivano e quindi credo che questa riflessione dalla poesia possa aiutare a crescere personalmente.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere questo libro per me ha significato mettere ordine nella mia vita. Le poesie al suo interno sono state scritte in un periodo di sei anni circa, ed averle riordinate ed organizzate all'interno di un percorso logico ha significato per me riordinare le idee, ha significato mettere un punto sia su carta che nella vita personale, là dove andava messo. Ha significato più di ogni cosa dimostrare a me stesso che nonostante tutto quello che può succedere, nonostante tutto il male che ci può essere fatto, nonostante si può essere illusi, traditi, abbandonati, si può sempre ripartire, si può sempre ricominciare e ritornare a sorridere.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Il titolo 'dies' è stato per me la scelta più logica per il contenuto stesso del libro. Questo libro vuole essere una raccolta di poesie/preghiere, divise appunto dagli orari della preghiera romana. Intitolarlo semplicemente 'giorno' in latino, quindi, lo collega in qualche modo alla tradizione della preghiera ed alla sfera spirituale, rappresentandolo nella sua essenza.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Questa è sempre una domanda difficile a cui rispondere, ma se dovessi scegliere un libro solo, probabilmente sceglierei quello che senza dubbio ho letto e riletto più volte, ovvero “I Vampiri” di Richard Matheson. Questo è un libro che ho letto per la prima volta a circa dieci anni di età ed al quale sono particolarmente affezionato. Il libro era custodito con gran cura da mio padre, insieme ad altri libri tutti parte di una raccolta con copertina rossa, in cima alla credenza del soggiorno, così che io non li potessi raggiungere vista la mia età ed il contenuto un po’ crudo, un po’ horror della raccolta. Il piccolo me, incuriosito ancor più da quell'alone di mistero e segretezza della raccolta dalla copertina rossa, mettendo una sedia sopra il tavolo del soggiorno un giorno riuscì appena a prendere questo libro, senza però poterlo rimettere più al suo posto. Dalla sgridata che ne conseguì per aver rischiato di cadere da così in alto, seguì poi una risata di mio padre che mi lasciava leggere il suo libro preferito.
 
6. Ebook o cartaceo?
L'Ebook credo che rappresenti ormai il futuro della lettura e sono tanti i libri che in prima persona leggo ed ho letto in questo formato, tuttavia trovo che nel libro cartaceo si possa instaurare tra il lettore e l'opera una connessione più profonda. Il libro stampato ha un suo peso particolare, un suo volume, una sua forma e persino un suo odore. Molti sono i libri che ho letto soltanto perché incuriosito dalle pagine consumate, ingiallite, macchiate; segni che testimoniano non solo il passaggio del tempo, ma fanno immaginare che qualcuno prima di noi quel libro l'abbia letto, magari apprezzato fino a stringerlo a sé, magari gettato contro il muro perché il finale non era quello desiderato. Quindi sì, preferisco il cartaceo.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Ad essere sincero non ho mai pensato a me stesso come uno scrittore. La scrittura è per me un momento di pace, associarla ad una carriera, ad un lavoro, credo che ne andrebbe sicuramente della spensieratezza e della gioia con cui lo faccio. Sono un tipo a cui piace scrivere e che spera che qualcuno nelle sue parole ci si possa ritrovare, che gli possano in qualche modo servire o più semplicemente lo possano far sorridere.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Il contenuto di questo libro è nato in un periodo di sei anni circa da più di un centinaio di poesie appuntate qua e là. L'idea di voler raccogliere queste poesie in un unico libro è stata per tutto questo tempo nel retro della mia mente. All'inizio di quest'anno, c'è stato un desiderio di riscatto personale, un desiderio di ricominciare e di fare tutte quelle cose che si vogliono fare e che si rimandano sempre. Così ho iniziato questo lavoro di raccolta, scegliendo tra i miei appunti di poesie quelle che più potevano costruire il percorso che avevo in mente, di un amore che nasce, cresce e muore così come il giorno fa dall'alba al tramonto.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Vedere il proprio lavoro riconosciuto da una casa editrice come la BookSprint, che ne riconosce il valore e decide di pubblicarlo è prima di tutto una grande soddisfazione. Vuol dire che qualcuno, leggendo le tue parole, ha pensato che valeva la pena che anche qualcun altro le leggesse, e questo per me è un gran bel complimento ed una piccola vittoria personale. Spero che questo sia per me un inizio, ho altri progetti a cui sto lavorando e che vorrei un giorno pubblicare.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La prima persona che ha letto il libro è una mia carissima amica, che devo ringraziare per essere sempre stata al mio fianco fin dal liceo. Come spesso le dico, l'affetto che provo per lei è un affetto puro, limpido, che non si sporca con un bacio o con tutti gli affanni che accompagnano una relazione romantica. Per questi motivi lei è spesso ispirazione per le mie poesie, soprattutto per quelle più felici e spensierate, grazie V. !
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo che l'audiolibro sia un ottimo modo per poter fruire di un libro, soprattutto se si è qualcuno che fa un'ora o più di viaggio tutti i giorni per lavoro o per scuola. Credo che sia comodo anche per chi cerca di imparare o migliorare una lingua straniera, magari ascoltando in lingua straniera un libro che si è già letto in lingua madre. Un aspetto interessante è la voce del narratore, che fa percepire il libro in maniera sicuramente diversa rispetto alla personale voce interna della lettura tradizionale, tuttavia sono assolutamente a favore degli audiolibri.
 
 
 

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