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BookSprint Edizioni Blog

03 Ott
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Intervista all'autore - Roberto Marconi

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Trovo che scrivere sia un modo per entrare in contatto con la parte emozionale e onirica della mia personalità. Nella vita il lavoro e le incombenze quotidiane richiedono forti e probabilmente eccessive dosi di razionalità e concretezza. Nelle composizioni di tipo poetico c'è anche un plus di desiderio di amore e di comprensione che purtroppo nella vita non mi è facile trovare. Nella narrativa invece mi piace l'intreccio e la "sceneggiatura" di una storia che rende desiderabile anche l'ordinario.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Credo che, salvo i grandissimi, non sia possibile raccontare molto altro rispetto a sé medesimi e le proprie esperienze dirette e vissute, pur con altre modalità e circostanze. Chi mi conosce non di rado riesce a collegare eventi e vicende narrate con la mia biografia: in parte è vero, però posso affermare che quando il fatto sembra esplicitamente autobiografico molto probabilmente non lo è, mentre quando un episodio entra nella trama narrativa e sembra "del racconto" non di rado è invece esperienza mia e diretta.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
"Il segreto di Paracelso" è la mia prima esperienza di romanzo. Ho sempre preferito scrivere novelle e racconti brevi perché ho notato che ormai due persone su tre, le quali leggono (e sono già una minoranza), dopo 20 minuti perdono la concentrazione e non sono più in grado di capire ciò che leggono. Per questo motivo ho sezionato il romanzo di 200 pagine in molti capitoli che possono essere letti in dieci o massimo quindici minuti ciascuno.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Il titolo è nato dalla intenzione di collegare una persona storica, ma ai limiti della mitologia, con il presente: è evidente che la medicina in questo momento di Covid-19 è l'espressione della conoscenza umana la quale combatte contro l'ignoto e diventa decisiva per ogni altra attività umana arrivando quindi ad esprimere anche il potere e la vanità tanto quanto la scienza. Poiché però si tratta di un trilling storico che ambisce a confrontarsi con alcuni celeberrimi romanzi di Umberto Eco (...a proposito di vanità), ho prestato particolare attenzione alla suspense.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
In una isola deserta vorrei una pistola carica: non so se essa si "legga" con facilità, ma penso che potrei farne un uso adeguato alla situazione.
 
6. Ebook o cartaceo?
Quando ho cominciato a scrivere, circa 15 anni fa, ero convinto che solo l'e-book avrebbe avuto un futuro certo. Poi, quando ho visto che la comunicazione di cultura e conoscenza era sempre più frammentaria e dispersa nel web, ho pensato che la letteratura potesse avere un futuro se supportata da audiolibri. Adesso penso che forse siamo al limite di una nuova epoca dove certe forme di espressione della creatività umana o cambiano o si estingueranno. Io ho tentato di mescolare più generi e più piani partendo da un "topoi" riconoscibile, ma dando il sangue ... perché forse è questo che arricchisce un pur dignitoso "divertissement".
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Chuck Palahniuk scrisse un articolo su una nota rivista letteraria americana intitolata "La chiesa delle storie" proprio quando avevo appena cominciato a pubblicare online racconti e poesie. Si trova ancora sul web e invito i lettori a cercarla. L'ottimo scrittore sosteneva che i nostri dolori indicibili, le nostre difficoltà e i nostri "mostri interiori" possono essere raccontati nella letteratura e diventare patrimonio condiviso e accolto dalla comunità degli umani affinché catarticamente diventino accudibili e cessino di essere invece fonte di male per noi e per gli altri: per molti anni ho scritto con lo pseudonimo di "Lachiesadellestorie" ... quindi ho detto tutto.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Ho scritto questo instant-book in forma di romanzo (ma ci sono anche alcuni racconti sotto forma di fiabe) perché in un forum per scrittori dove si recensiscono reciprocamente le opere gli uni degli altri, avevo espresso un giudizio non lusinghiero riguardo un romanzetto di una giovane avvocatessa palermitana che invece stava ricevendo molti applausi. Mi ha scatenato contro una serie di amiche, il marito, la sorella e altri parenti cercando di annichilire i miei scritti non sapendo che sono masochista e le critiche insipienti nonché aprioristiche mi accrescono l'ego. Una però mi ha urticato: di me si scrisse che non ero capace di scrivere un racconto che fosse più lungo di venti pagine perché sapevo che nessuno sarebbe andato oltre per la noia. Durante i due mesi di lock down ho perciò provato a smentire questa affermazione che temevo essere in effetti vera o verosimile.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Ho la speranza che, dopo la mia dipartita, insieme al vago sentimento di amore in qualcuno dei miei figli e qualche gentile signora nonché il ricordo delle persone che nel mio piccolo ho cercato di aiutare, possa restare qualche libro dove dentro ci sono io e la mia vita sotto mentite spoglie finché ci sarà qualcuno con gli occhi e la curiosità di leggere.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La mia attuale compagna, che ha il piacere della lettura tra quelli di cui non si priva facilmente, ha avuto tra le mani la bozza iniziale anche perché in regime di lock down la socialità era ridotta davvero al minimo. Ha detto che è un libro da cui si apprendono molte cose in maniera piacevole e non è solo "una fiction" in forma scritta come ormai succede nella maggior parte dei casi editoriali. Questo giudizio "a caldo" è quello che spero di poter sentire da chi leggerà dopo di lei il romanzo "Il segreto di Paracelso" il quale partecipa al concorso nazionale Premio Italo Calvino.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Come ho detto, il tempo del transito in auto da un posto all'altro, per esempio, piuttosto che essere "disturbato" dalla canea musicale attuale, potrebbe essere allietato da un libro letto da bravi attori e dicitori. C'è poi il momento serale sul letto prima di dormire: da bambini alcuni fortunati hanno avuto una mamma che leggeva le fiabe e con esse prendevano sonno. Escludendo la fase adolescenziale o giovanile dove prevalentemente si ha fame di vita vissuta, le altre età sono favorevoli a questo "ritorno alle origini" della affabulazione letteraria.
 
 
 
 
 

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