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23 Set
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Intervista all'autore - Luca Della Torre

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
La scrittura per me rappresenta un modo per evadere dalla realtà della vita concedendomi il permesso di poter raccontare della mia fantasia.
Essendo attratto dal genere, esso mi consente di provare una sensazione di libertà immaginando i luoghi, i personaggi con tutte le loro storie e poterne decidere il percorso.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Molti episodi della mia vita, sono in questo libro.
Ho cercato di elaborare in chiave fantasy, naturalmente, fatti e personaggi che ho incontrato e che fanno parte della mia vita.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Questo è il mio primo libro, e non mi sarei mai aspettato di riuscire a scriverlo quindi è un traguardo molto emozionante che mi riempie di orgoglio.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Assolutamente no. Prima è nato il titolo e poi tutto il resto.
Può sembrare strano ma è stato proprio così.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Sicuramente Tolkien. A parer mio è stato e sarà sempre un genio del fantasy.
Trovarmi su un’isola deserta con lui e ascoltarlo mentre mi legge il Simarillion, sarebbe fantastico.
 
6. Ebook o cartaceo?
Cartaceo tutta la vita.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Scrittore è una parola grossa, diciamo che ci sto provando. È nato tutto per caso. Sin da ragazzo ho sempre avuto questa passione per la scrittura che andava e veniva con la fantasia del periodo.
Poi, piano piano, ho cominciato a capire che più maturavo e più la mia fantasia cresceva, e spronato da mia moglie, ho continuato e credo che continuerò.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Sono sempre stato attratto dai vampiri e quindi ho visto e letto molti film e libri a riguardo, ma ogni volta sembrava che mancasse qualcosa in ciò che vedevo, come se mi aspettassi qualcosa di diverso.
Così una sera, mi sono detto: "Ma perché non la scrivo io una storia che completi le parti mancanti in tutto quello che ho visto?"
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Bellissimo è riduttivo e banale. Piuttosto direi che è un vortice di emozioni che per spiegarle bisognerebbe averle provate prima.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mia moglie.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Lasciamo spazio alla tecnologia, ma fino ad un certo punto.
Credo che leggere un libro e sfogliarne le pagine, abbia sempre il suo perché....

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