1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Mi sono diplomato a Bari e nello stesso anno, seguendo il lavoro di mio padre, ci siamo trasferiti a Torino.
Ho sempre scritto qualcosa, sin da adolescente, specie nelle varie rappresentazioni teatrali in parrocchia e fuori.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non c'è un momento particolare!
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
È senza dubbio Umberto Eco.
Ho conosciuto Eco quando, in seconda elementare, sul nostro libro di lettura ho letto e riletto la storia dove un monaco insegnava al suo giovane chierico, come si faceva a conoscere lo stato di un cavallo, studiando il terreno e la flora spontanea nei suoi pressi, da dove l'animale era transitato. Mi sono ritrovato a rileggere quelle stesse parole, che ricordavo bene, verso la fine dei 30 anni nelle prime pagine del "Il nome della rosa"...
In 2° elementare, senza saperlo, avevo letto (e ricordato in seguito), un racconto giovanile di Umberto Eco, che lo stesso aveva in seguito, inserito nella sua opera capolavoro...
4. Perché è nata la sua opera?
Non vi è un motivo particolare: è nata perché una serie di 'trip' avevano consegnato alla mia mente una bella storia, completata da un certo mio vissuto e da certi personaggi particolari da me incontrati e frequentati. Nulla di autobiografico, però.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Molto, in quanto in casa, da noi, si leggeva molto, grazie all'intelligenza di mio padre che ci comperava libri a getto continuo sinché noi (io e i miei due fratelli) eravamo piccoli e poi, crescendo, abbiamo continuato a comperarceli noi, a basso costo, di seconda e terza mano.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
È, con molta probabilità, un modo di raccontare la realtà che si vorrebbe...
E, continuando a esprimere il concetto, una probabilità, forse inconscia, di raccontare una realtà che si vorrebbe... vivessero gli altri, cioè i lettori.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Qualcosa, certamente.
Nulla, però, che possa modificare o alterare il contesto scritto nella sua linearità.
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Non in particolare.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ho n° 5 critici che mi conoscono bene ai quali propongo la bozza dei miei romanzi.
Loro sanno di dover essere spietati nelle critiche a quanto leggono di mio.
Io faccio tesoro delle loro critiche.
Sinora la cosa ha funzionato egregiamente.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Credo di no! Chi ama leggere, ama fisicamente e non virtualmente, i libri.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
No comment.
Sinora in audio o e-book, ho letto solo le bozze da correggere, dei miei scritti.